Matteo Richetti ha ritirato la sua candidatura a presidente dell’Emilia-Romagna

Il dirigente del PD vicino a Renzi si è tirato indietro, a vantaggio dell'altro dirigente del PD vicino a Renzi

Foto Roberto Monaldo / LaPresse13-02-2014 RomaPoliticaPD - Direzione NazionaleNella foto Matteo RichettiPhoto Roberto Monaldo / LaPresse13-02-2014 Rome (Italy)National Direction of the Democratic PartyIn the photo Matteo Richetti
Foto Roberto Monaldo / LaPresse13-02-2014 RomaPoliticaPD - Direzione NazionaleNella foto Matteo RichettiPhoto Roberto Monaldo / LaPresse13-02-2014 Rome (Italy)National Direction of the Democratic PartyIn the photo Matteo Richetti

Matteo Richetti, dirigente del PD considerato molto vicino a Matteo Renzi, ha ritirato la sua candidatura a presidente dell’Emilia-Romagna; nelle ultime settimane si era molto discusso della sua candidatura perché aveva sfidato Stefano Bonaccini, membro della segreteria del PD, ex bersaniano ma oggi anche lui considerato vicino a Renzi. Repubblica ha diffuso questo testo descrivendolo come un messaggio inviato da Richetti ai suoi sostenitori.

“Ragazzi tutti, mandare questo messaggio mi costa un fegato nuovo. Anzi, credo CI costa un fegato nuovo. Tra ieri sera e stamattina ho dovuto prendere una decisione. Di quelle che non ci dormi. Mi fermo qui. Ci sono cose di fronte alle quali ci si ferma. Se c’è una cosa che ci unisce è che per noi la politica è un pezzo fondamentale della nostra vita. Ma non è la vita. Io continuo e continuerò a usare il noi, ma questa volta vi devo chiedere di rispettare una scelta che è personale. Immaginando il vostro dissenso. Facciamo ricorso a tutta la nostra amicizia, se riusciamo. Non ho parole a sufficienza per pronunciare le mie scuse, ad ognuno di voi, al vostro impegno, alla vostra passione. Vorrei farlo di persona con ognuno di voi, guardandovi negli occhi. Un abbraccio forte, a tutti. Matteo Richetti”.

Qualche ora dopo la notizia del ritiro di Richetti è circolata la notizia di un’indagine nei suoi confronti per peculato, nell’ambito dell’inchiesta sulle spese dei consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna nella scorsa legislatura. Richetti ha pubblicato su Facebook questo messaggio, che non parla dell’indagine ma dell’unità del partito: non è chiaro quindi se si sia ritirato o no per via dell’indagine. Anche Bonaccini è indagato nella stessa inchiesta.

L’unità è un valore che non va solo dichiarato, ma anche praticato. Per me, in politica, è un valore importante, così come lo è trovare un punto di sintesi, di lavoro insieme. Per questo non metterò in campo la mia candidatura. Decisione sofferta e meditata, ma credo sia nell’interesse dell’Emilia Romagna e del PD. Ora non è il momento delle divisioni, il nostro Paese e la nostra regione non possono permetterselo. Nel tempo in cui stiamo portando avanti riforme importanti per l’Italia accolgo l’invito, arrivato da più parti, all’unità. Lo faccio perché non basta prendere applausi scroscianti dal nostro popolo, dai democratici, quando si fanno appelli alla coesione. Bisogna saperla realizzare. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno messo la loro faccia e la loro firma a mio sostegno, sapendo che non una goccia di questo sforzo andrà perduta.

Il prossimo 28 settembre si svolgeranno in Emilia-Romagna le primarie del Partito Democratico per scegliere il candidato che parteciperà alle elezioni di novembre per la presidenza della Regione, dopo che all’inizio di luglio il governatore in carica Vasco Errani si era dimesso in seguito a una condanna in appello per falso ideologico. La scelta del PD è rilevantissima, in una regione che è da sempre governata da suoi esponenti: il vincitore alle primarie sarà salvo impensabili imprevisti il nuovo governatore. Oltre a Bonaccini e Richetti, si erano candidati Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì che, scrive Repubblica, «raccoglie una serie di adesioni trasversali e di protesta su alcuni temi caldi come l’ambiente»; Palma Costi (unica donna e presidente dell’ultima Assemblea legislativa) che ha invece l’appoggio dei sindaci delle zone terremotate.