Le accuse di Erdogan a una giornalista in Turchia

Definita “svergognata militante mascherata da giornalista”, per alcune parole pronunciate durante un'intervista

Turkey's Prime Minister Recep Tayyip Erdogan talks to Justice and Development (AKP) party's members of parliament during a meeting at the Turkish parliament in Ankara on April 15, 2014. AFP PHOTO / ADEM ALTAN (Photo credit should read ADEM ALTAN/AFP/Getty Images)
Turkey's Prime Minister Recep Tayyip Erdogan talks to Justice and Development (AKP) party's members of parliament during a meeting at the Turkish parliament in Ankara on April 15, 2014. AFP PHOTO / ADEM ALTAN (Photo credit should read ADEM ALTAN/AFP/Getty Images)

Giovedì 7 agosto, durante un comizio elettorale nella provincia di Malatya, nel sud della Turchia, il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha definito Amberin Zaman – una nota giornalista del quotidiano turco Taraf, peraltro corrispondente turca dell’Economist e già collaboratrice per Washington Post e Daily Telegraph – “una donna svergognata” e “militante mascherata da giornalista”, invitandola a “restare al suo posto”. Martedì sera, durante un’intervista televisiva con Kemal Kılıçdaroğlu, esponente del partito repubblicano CHP, principale partito di opposizione in Turchia, a un certo punto Zaman aveva chiesto a Kılıçdaroğlu se una società musulmana è in grado di mettere in discussione le autorità.

L’Economist ha pubblicato un nota in cui scrive:

Zaman è la corrispondente dell’Economist da 15 anni ed è molto rispettata; supportiamo fermamente lei e il suo lavoro. Le minacce contro i giornalisti non esistono in una democrazia. Freedom House, un ente di controllo con sede a New York, ha recentemente declassato la Turchia da paese “parzialmente libero” a “non libero”.

Dunja Mijatović, un’osservatrice dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), si è detta “preoccupata per l’ultimo esempio di intimidazioni e minacce rivolte ai giornalisti in Turchia”, e ha aggiunto che “le idee critiche sono elementi indispensabili del dibattito democratico, e devono essere tutelate e non attaccate dalle autorità”.