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  • Mercoledì 25 giugno 2014

Il messaggio di Peter Greste, uno dei tre giornalisti condannati in Egitto

È stato trascritto a memoria dai suoi fratelli perché non gli è permesso avere materiale per scrivere

LONDON, ENGLAND - JUNE 24: The BBC's Director of News and Current Affairs, James Harding (R), joins staff and colleagues from other news organisations in a one-minute silent protest outside New Broadcasting House against the seven-year jail terms given to three al-Jazeera journalists in Egypt on June 24, 2014 in London, England. A court in Cairo found al-Jazeera's Cairo bureau chief, Mohamed Fahmy, who is Canadian-Egyptian, Egyptian producer Baher Mohamed and Australian correspondent Peter Greste guilty of spreading false news. (Photo by Rob Stothard/Getty Images)
LONDON, ENGLAND - JUNE 24: The BBC's Director of News and Current Affairs, James Harding (R), joins staff and colleagues from other news organisations in a one-minute silent protest outside New Broadcasting House against the seven-year jail terms given to three al-Jazeera journalists in Egypt on June 24, 2014 in London, England. A court in Cairo found al-Jazeera's Cairo bureau chief, Mohamed Fahmy, who is Canadian-Egyptian, Egyptian producer Baher Mohamed and Australian correspondent Peter Greste guilty of spreading false news. (Photo by Rob Stothard/Getty Images)

Lo scorso 23 giugno i giudici del tribunale del Cairo, in Egitto, hanno condannato a sette anni di carcere tre giornalisti di Al Jazeera, arrestati lo scorso dicembre al termine di un processo che secondo molti è stato una farsa. L’accusa per i tre giornalisti, che hanno già trascorso sei mesi nelle prigioni egiziane è di aver favorito il terrorismo e di aver messo in pericolo la sicurezza nazionale del paese con le loro attività.

Uno dei tre giornalisti è l’australiano Peter Greste, che attraverso i suoi fratelli Mike e Andrew ha diffuso un messaggio che è stato pubblicato sulla pagina Facebook “Free Peter Greste”. Come è specificato sulla pagina, il messaggio è stato trascritto sulla base di quello che Mike e Andrew Greste ricordavano a memoria, perché né Peter Greste né chi gli fa visita è autorizzato ad avere con sé materiale per la scrittura.

Sono sconvolto e indignato dal verdetto di martedì. Per tutta la durata del processo, l’accusa non è stata in grado di presentare un solo frammento di prova concreta a sostegno delle loro assurde accuse contro di noi.
Da parte loro, poi, i nostri avvocati hanno evidenziato così tanti errori di procedura, irregolarità e abusi rispetto a un regolare processo che l’intero caso avrebbe dovuto essere rigettato fuori dal tribunale più e più volte.
Ecco perché ho intenzione di fare tutto quello che posso e di prendere in considerazione tutte le possibili misure per ribaltare la condanna. Il verdetto conferma che il nostro processo non riguardava tanto le accuse contro di noi, ma è stato un tentativo di utilizzare il tribunale per minacciare e zittire le voci critiche nei media. Ed è per questo che so che la nostra libertà, e – cosa ancor più importante – la libertà d’informazione in Egitto non si otterrà mai senza un’insistente e duratura pressione da parte di individui, gruppi per i diritti umani, governi e da parte di chiunque capisca la fondamentale importanza dell’informazione libera per la nascente democrazia egiziana.
Siamo tutti grati per il sostegno pubblico, straordinario e senza precedenti, che tantissime persone ci hanno offerto per tutto il corso di questa difficile vicenda. Ci ha mantenuto forti e continua a farlo. Dobbiamo continuare a impegnarci per combattere quest’ingiustizia clamorosa per tutto il tempo che sarà necessario.

Nella foto: una manifestazione di giornalisti davanti alla sede di BBC a Londra in sostegno dei tre giornalisti condannati (Rob Stothard/Getty Images)