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  • Mercoledì 28 maggio 2014

L’Egitto ha allungato le sue elezioni

Le presidenziali dovevano finire ieri ma il governo le ha prolungate, per permettere al sicuro vincitore – l'ex militare Abdul Fattah al-Sisi – di avere la più ampia legittimazione

Un seggio nel quartiere del Cairo di al-Manial, 27 maggio 2014.
(Jonathan Rashad/Getty Images)
Un seggio nel quartiere del Cairo di al-Manial, 27 maggio 2014. (Jonathan Rashad/Getty Images)

Da questa mattina in Egitto si sta votando, per il terzo giorno consecutivo, per il nuovo presidente che andrà a sostituire Adli Mansur, quello attuale ad interim. Mansur aveva sostituito a sua volta Mohammed Morsi, l’ultimo presidente eletto, deposto con un colpo di stato dell’esercito il 3 luglio del 2013. Le elezioni dovevano durare fino alle 22 ora locale di martedì 27 maggio: la Commissione elettorale, in accordo con il governo, ha tuttavia deciso di tenere aperti i seggi un giorno in più, a causa della “forte ondata di caldo” che ha colpito l’Egitto e che ha impedito a molte persone di andare a votare.

In realtà il motivo per cui il governo ha deciso di estendere il voto di un giorno è la bassa affluenza registrata ai seggi, che potrebbe indebolire la legittimazione popolare del sicuro vincitore di queste elezioni: l’ex capo delle forze armate Abdel Fattah al-Sisi, ovvero colui che ha architettato la deposizione di Morsi e che ha guidato di fatto il paese dallo scorso luglio fino a oggi. Da diversi mesi in Egitto è alimentato un fortissimo culto della personalità di al-Sisi – manifesti e volantini che lo raffigurano sono dovunque e alcune pasticcerie si sono specializzate a creare torte e cioccolatini che lo ritraggono, tra le altre cose: al Sisi e i suoi sostenitori, scrive Reuters, si aspettavano un’affluenza molto più alta, ma già nei giorni scorsi diversi giornalisti avevano raccontato di pochissime persone ai seggi.

L’unico altro candidato presidente, l’esponente di sinistra Hamdeen Sabahi, ha criticato la mossa del governo, definendola “ingiustificata”, vista la mancanza di entusiasmo degli egiziani ad andare a votare. Sabahi ha detto che è un tentativo “per impedire agli egiziani di esprimere le loro opinioni, attraverso la manipolazione dell’affluenza». Secondo lo staff di Sabahi fino ad ora l’affluenza sarebbe tra il 10 e il 15 per cento (non è stato specificato comunque in che modo sia stato rilevato questo dato).

Sia il governo che i media egiziani – controllati per lo più dal governo – stanno facendo di tutto per convincere le persone ad andare a votare: martedì è stata proclamata festa nazionale, così da permettere agli elettori di andare ai seggi; un commentatore televisivo molto noto in Egitto ha detto che coloro che non sono andati a votare sono “traditori, traditori, traditori”; una televisione nazionale ha riportato la notizia che secondo al-Azhar, ente statale che rappresenta la più alta autorità islamica dell’Egitto, non andare a votare è “disobbedire alla nazione”. Un invito al voto è stato fatto anche dalla chiesa copta.

L’obiettivo di al-Sisi sembra essere quello di superare il 52 per cento di affluenza che avevano fatto registrare le elezioni presidenziali del 2012, quelle vinte dal candidato dei Fratelli Musulmani Mohamed Morsi. Secondo alcuni analisti, scrive il Wall Street Journal, al Sisi avrebbe sottovalutato il risentimento di molti egiziani verso lo stile autoritario adottato dal nuovo governo dopo la deposizione di Morsi. Khalil al-Anani, un esperto di Egitto alla Johns Hopkins University in Maryland, ha detto: «La bassa affluenza potrebbe essere vista come una sorta di reazione della popolazione egiziana per non avere avuto la possibilità di votare liberamente».