Combattere l’HIV con 32 centesimi l’anno

La proposta viene da un gruppo di ricercatori norvegesi e si basa su un'idea semplice che però potrebbe salvare milioni di persone, racconta il New York Times

In Africa circa il 60 per cento delle persone che sono malate di AIDS sono donne: una vistosa eccezione, visto che nel resto del mondo la maggior parte dei malati sono maschi. Nel corso degli anni molti esperti e studiosi hanno provato a spiegare questo fenomeno: per esempio, il fatto che in Africa è più frequente che le donne abbiano diversi partner sessuali contro la loro volontà. Oppure per la diffusione di malattie come herpes e sifilide, che rendono più facile il contagio.

Tutti questi fenomeni contribuiscono probabilmente alla diffusione dell’AIDS tra le donne, ma nessuno di loro può essere affrontato da un punto di vista medico. Si tratta di problemi strutturali dell’Africa, legati alla sua endemica instabilità politica e alla sua povertà. Sul New York Times, il giornalista scientifico Donald G. McNeil Jr ha raccontato di un’altra possibile causa, quasi invisibile, ma che secondo un gruppo di ricercatori norvegesi sarebbe responsabile di milioni di contagi. Non sarebbe costoso eliminarla, anzi: basterebbero 32 centesimi di dollaro l’anno, circa 25 centesimi di euro. Stiamo parlando di un piccolo verme piatto, che vive all’interno delle lumache d’acqua dolce e quando parassita l’uomo può causare una patologia nota come schistosomiasi.

Si calcola che circa 200 milioni di africani siano affetti da schistosomiasi. La malattia si contrae restando nell’acqua dolce, dove i vermi piatti escono dalle lumache e possono penetrare nella pelle umana. Uno dei modi più comuni con cui si contrae è andare nei corsi di acqua dolce, come fanno molte donne africane per raccogliere acqua o lavare i panni. Una volta all’interno del corpo, il verme si ferma nell’apparato urinario, anche se spesso finisce per trovarsi nella vagina. La sua presenza può causare delle piccole piaghe sanguinanti che rappresentano una porta d’ingresso molto facilitata per il virus dell’HIV durante il rapporto sessuale. Inoltre la presenza del verme attira sul luogo della piaga proprio il tipo di globulo bianco che viene infettato dall’HIV. Secondo gli studi compiuti da due diversi gruppi di esperti, il team norvegese della dottoressa Eyrun Kjetland – che opera in Zimbabwe – e quello della dottoressa Jennifer A. Downs – che invece opera in Tanzania – le donne infettate dalla schistosomiasi e che hanno piaghe nella vagina hanno il triplo delle possibilità di contrarre l’AIDS.

A questo punto ci sono due notizie: una buona, l’altra meno. Quella buona è che il verme è facile da uccidere: basta una pillola che costa appena cinque centesimi di euro. Quella cattiva è che, almeno nelle donne adulte, le piaghe sono più complicate da curare e la ferita rimane anche dopo la morte del verme, rendendo il contagio comunque più probabile che in una donna sana. Nei bambini il processo di guarigione è più rapido. Secondo alcuni calcoli basterebbero circa un centinaio di milioni di euro per curare dalla schistosomiasi due volte l’anno 17 milioni di bambini africani. Si tratta di una cifra molto inferiore ai circa 30 miliardi di euro l’anno che vengono spesi ogni anno dalle principali agenzie che si occupano di combattere l’AIDS.

Non tutti gli scienziati però sono convinti dell’importanza della schistosomiasi nella diffusione dell’AIDS tra le donne. Gli scettici fanno notare che i paese umidi dell’Africa occidentale, dove la schistosomiasi è più diffusa, hanno livelli di diffusione dell’AIDS molto inferiore a quella di paesi aridi e montagnosi come Swaziland e Botswana. Inoltre, a quanto sembra dai pochi dati a disposizione, non sembra che le donne cresciute in aree urbane, lontane dalle acque infestate dal verme piatto, abbiano livelli di infezione inferiori. Purtroppo è difficile che si giunga in breve tempo a una prova conclusiva. Un test scientifico definitivo dovrebbe prevedere di raccogliere due campioni molto ampi già infettati dalla schistosomiasi: dare a metà la pillola e all’altra metà un semplice placebo, aspettare diversi anni e osservare i risultati. Nessun comitato etico al mondo darebbe il permesso di distribuire dei placebo al posto delle vere cure in una situazione simile.

I principali donatori nella lotta all’AIDS chiedono prove più solide per destinare da un’altra parte i fondi che al momento sono utilizzati nelle campagne per la distribuzione di preservativi, medicine e per promuovere la circoncisione, tutti metodi che hanno già dimostrato la loro efficienza. Attualmente, le agenzie più impegnate nella lotta all’AIDS sono il Fondo globale per la lotta all’AIDS, la tubercolosi e la malaria e il President’s Emergency Plan for AIDS Relief, un programma ancora in corso e iniziato nel 2003 per decisione dell’allora presidente degli Stati Uniti, George W. Bush.

L’idea di combattere l’AIDS sconfiggendo la schistosomiasi sta comunque trovando sempre più sostegno. La fondazione Bill & Melinda, le Nazioni Unite e i governi di Danimarca e Norvegia stanno contribuendo alla ricerca del gruppo della dottoressa Kjetland: l’idea è che lavorando sui piccoli campioni di popolazione a disposizione della sua clinica, curando le ragazze più giovani e osservando il loro tasso di infezione, forse si arriverà a dimostrare con prove più solide una relazione tra la più grave malattia del Ventunesimo secolo e una patologia che si può curare spendendo pochi centesimi.