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  • Lunedì 21 aprile 2014

Gli scontri in Venezuela, il giorno di Pasqua

Le proteste contro il governo continuano: a Caracas è stato bruciato un manichino con le sembianza di Maduro e ci sono stati violenti scontri con lancio di molotov e gas lacrimogeni

JUAN BARRETO/AFP/Getty Images
JUAN BARRETO/AFP/Getty Images

La scorsa settimana, il presidente del Venezuela Nicolás Maduro e i rappresentanti dell’opposizione si erano incontrati in diretta televisiva per trovare un accordo che mettesse fine alle violente proteste contro il governo iniziate nel febbraio scorso che hanno provocato finora la morte di 40 persone. Dopo una breve tregua, domenica 20 aprile gli scontri tra la polizia e i manifestanti sono però ricominciati.

A Caracas, i manifestanti hanno organizzato una protesta chiamata “per la resurrezione della democrazia”, data la coincidenza con il giorno di Pasqua. Durante il corteo, a cui hanno partecipato soprattutto studenti universitari, è stato bruciato un manichino con le sembianze del presidente Maduro e altri sono stati appesi ai lampioni della città. Diverse centinaia di persone, molte delle quali a volto coperto, si sono poi spostate verso il quartiere di Chacao e si sono scontrate con la polizia: sono state erette barricate nelle strade e lanciate bombe molotov verso le forze dell’ordine che hanno risposto usando gli idranti e sparando gas lacrimogeni.

Durante gli scontri, come ha spiegato Reuters, molti degli abitanti del quartiere di Chacao hanno espresso la loro solidarietà verso i manifestanti sbattendo pentole e mestoli fuori dalle finestre e lanciando dai balconi bottiglie piene di acqua (da bere e da usare per lenire gli effetti dei gas lacrimogeni). Intervistato da Reuters, Djamil Jassir, uno studente ventiduenne, ha detto «Resteremo nelle strade fino a che non riavremo indietro il nostro paese. Saremo irremovibili, questo non è il momento di cedere».

Le manifestazioni sono iniziate in febbraio a San Cristóbal, la capitale dello stato di Táchira, e si sono poi diffuse in tutto il paese, contro l’aumento del crimine che ha colpito le grandi città venezuelane negli ultimi anni. Il governo ha reagito inviando l’esercito e le milizie paramilitari per reprimere le manifestazioni. Oltre alla criminalità, i manifestanti accusano il governo di aver portato l’inflazione al 50 per cento e di non essere in grado di impedire i frequenti blackout che spesso tengono senza elettricità per ore intere aree del paese. L’accusa più grave è però quella che riguarda la sparizione dai negozi di numerosi prodotti di prima necessità. Da oramai un anno, infatti, in tutto il Venezuela è difficilissimo procurarsi oggetti di uso quotidiano come carta igienica, zucchero e caffè.