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  • Domenica 16 marzo 2014

E se il volo MH370 fosse atterrato?

È un’ipotesi altamente improbabile ma è un’ipotesi, e rende l'idea della confusione seguita alle ultime rivelazioni delle autorità malesi

Dalle prime ore di sabato 15 marzo le ipotesi riguardo le sorti del volo MH370 di Malaysia Airlines – scomparso da otto giorni, con 239 persone a bordo, mentre si trovava sul Golfo di Thailandia – sono state fortemente condizionate dalle ultime importanti rivelazioni annunciate dal primo ministro malese Najib Razak durante una conferenza stampa a Kuala Lumpur. Le informazioni fondamentali – e per molti versi sorprendenti – fornite con un “elevato grado di certezza” durante la conferenza stampa sono sostanzialmente due: i sistemi di comunicazione a bordo del volo MH370 sono stati disattivati intenzionalmente; e – una volta persi tutti i contatti – l’aereo ha proseguito il volo per circa sette ore, dal momento che un segnale riconducibile all’aereo è stato ricevuto alle 8:11 di sabato 8 marzo da un satellite in orbita a più di 35 mila chilometri sopra l’Oceano Indiano.

Queste ultime rivelazioni sul possibile dirottamento del Boeing 777, come scrive il New York Times, hanno spinto gli investigatori a riconsiderare tutta la lista dell’equipaggio e dei passeggeri per cercare di scoprire se oltre ai piloti ci fossero a bordo altre persone in grado di pilotare un aereo, per così tanto tempo e su una rotta ipotetica tanto lunga, o se piuttosto qualcuno abbia costretto i piloti a rimanere alla guida dell’aereo dopo il dirottamento.

Stavolta la genericità delle informazioni fornite dal primo ministro malese è dovuta al fatto che dalle sole coordinate satellitari, in pratica, non è possibile stabilire se – dal momento in cui si sono persi i contatti – l’aereo sia andato verso sud o verso nord (cioè in senso orario o antiorario, considerando come centro il satellite), due possibilità che lasciano aperte due ipotesi completamente diverse: che l’aereo abbia concluso il volo o da qualche parte tra il sud del Kazakistan e il nord della Thailandia, o da qualche parte tra l’Indonesia e l’Oceano Indiano, a circa 160 chilometri dalle coste occidentali dell’Australia.

satellite

Jeff Wise, che da giorni sta seguendo con molta attenzione la vicenda dell’aereo scomparso, ha scritto su Slate le ragioni per cui ritiene possibile che l’aereo si trovi in Asia Centrale, e quindi che sia andato a nord una volta persi i contatti.

Dopo aver premesso che prende per buone e attendibili le informazioni fornite dal primo ministro malese, Wise dice di ritenere molto più verosimile l’ipotesi che l’aereo sia andato a nord anziché a sud, perché a sud, in buona sostanza, ci sono soltanto due cose: oceano e piccole isole. In questa ipotesi Wise trova inverosimile che qualcuno piloti un aereo per otto ore per poi farlo precipitare in mezzo a un oceano, o che riesca a farlo atterrare su un’isola senza che nessuno se ne accorga. Nella seconda ipotesi, invece (cioè che l’aereo sia andato verso nord) diversi osservatori trovano curioso che l’aereo sia riuscito a volare per così tanto tempo anche attraverso spazi aerei controllati dai radar (e dalle aviazioni militari) di diversi paesi. Eppure, spiega Wise, bisogna considerare che i sistemi di rilevazione via radar di molti paesi sono evidentemente molto meno efficienti di quanto si possa immaginare, se è vero – per esempio – che il Boeing 777 ha sorvolato un pezzo considerevole dello spazio aereo malese senza che fossero rilevate tracce della sua presenza.

Inoltre, prosegue Wise nella sua ipotesi, non si può teoricamente escludere che un pilota molto esperto sappia come pilotare un aereo in modo da renderlo invisibile ai radar: una possibilità, per esempio, è quella di volare molto basso (“nap of the Earth” – “nap” sta per “near as possible”). Questo richiederebbe un maggior consumo di carburante e implicherebbe una velocità inferiore, e non è teoricamente possibile escludere neanche questa possibilità, considerando che il volo MH370 non è andato molto lontano nelle sei ore tra le 2:15 e le 8:11.

WNYC, una stazione radiofonica pubblica degli Stati Uniti, si è spinta oltre le ipotesi di Jeff Wise e ha pubblicato una mappa che prende in considerazione un’ipotesi che alla maggior parte dei commentatori che si sono occupati di questa vicenda appare come la più improbabile: che il Boeing 777 sia riuscito ad atterrare da qualche parte. Nella mappa sono segnalate tutte le 634 piste in cui il Boeing 777 potrebbe essere atterrato, in base ai dati finora disponibili (molto generici e confusi, fin dall’inizio) e considerando che un Boeing 777 ha bisogno di almeno un chilometro e mezzo di pista libera per atterrare.