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  • Mercoledì 12 marzo 2014

Il Senato americano sta litigando con la CIA

La presidente della commissione sull'intelligence ha denunciato la sparizione di alcuni documenti: è una vecchia questione che nel tempo è diventata uno scontro tra poteri dello Stato

Senate Intelligence Committee Chair Sen. Dianne Feinstein, D-Calif. talks to reporters as she leaves the Senate chamber on Capitol Hill in Washington, Tuesday, March 11, 2014, after saying that the CIA's improper search of a stand-alone computer network established for Congress has been referred to the Justice Department. The issue stems from the investigation into allegations of CIA abuse in a Bush-era detention and interrogation program. (AP Photo/J. Scott Applewhite)
Senate Intelligence Committee Chair Sen. Dianne Feinstein, D-Calif. talks to reporters as she leaves the Senate chamber on Capitol Hill in Washington, Tuesday, March 11, 2014, after saying that the CIA's improper search of a stand-alone computer network established for Congress has been referred to the Justice Department. The issue stems from the investigation into allegations of CIA abuse in a Bush-era detention and interrogation program. (AP Photo/J. Scott Applewhite)

Martedì 11 marzo Dianne Feinstein, senatrice statunitense del Partito Democratico e presidente della commissione del Senato sull’intelligence, ha accusato pubblicamente la CIA (Central Intelligence Agency) di avere rimosso dei documenti dai computer utilizzati dai membri della stessa commissione: i file facevano parte del lavoro relativo al programma di detenzione e alle tecniche di interrogatorio adottati dalla CIA sotto la presidenza George W. Bush, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 (programmi che Barack Obama ha interrotto ufficialmente nel gennaio 2009).

Secondo Feinstein, l’azione è stata un atto di intimidazione nei confronti della commissione, oltre che una violazione del Quarto Emendamento, di diverse leggi federali e di un ordine esecutivo presidenziale che vieta alla CIA di svolgere attività di sorveglianza e ricerca negli Stati Uniti (aggravata dal fatto che in questo caso la “sorveglianza” avrebbe avuto come bersaglio il Senato, e per giunta l’organo del Senato che supervisiona la CIA). John O. Brennan, direttore della CIA, ha respinto le accuse di Feinstein, dicendoNBC che «niente potrebbe essere così lontano dalla verità». Brennan ha aggiunto: «Non abbiamo cercato di bloccare proprio niente. La questione si sta trattando in maniera appropriata», riferendosi alle inchieste interne già avviate dall’ispettore generale della CIA e dal dipartimento della Giustizia riguardo possibili interferenze dell’agenzia federale nelle attività della commissione. Brennan ha aggiunto che porterà le prove di quanto dice al presidente Obama, che valuterà l’opportunità di tenerlo a capo dell’agenzia o meno.

Lo scontro tra la commissione del Senato e la CIA va avanti da diverso tempo: come ha scritto il New York Times, la questione è diventata progressivamente una disputa sulla separazione dei poteri e sulla possibilità per il Congresso di supervisionare le attività delle agenzie di intelligence federali. L’attività della commissione in merito ai programmi di detenzione della CIA è iniziata nel 2009, quando ancora il direttore dell’agenzie federale era Leon Panetta. Panetta trovò un accordo con Feinstein per permettere alla commissione del Senato di condurre indagini sui discussi programmi dell’agenzia (uno dei punti più noti era l’uso della tecnica di interrogatorio del “waterboarding”). Allo stesso tempo Panetta ordinò un’indagine interna, da cui ne risultò un rapporto secretato a uso esclusivo della CIA, chiamato poi “Panetta Review”.

Secondo la ricostruzione di Associated Press, le cose dovrebbero essere andate così: nel febbraio 2010, e poi di nuovo nel maggio dello stesso anno, la CIA rimosse circa 870 pagine dai documenti elettronici che erano stati precedentemente messi a disposizione dalla stessa agenzia alla commissione del Senato. Alla fine di maggio la commissione notò la mancanza di alcuni documenti: accusò la CIA, che dopo avere negato affermò di avere ricevuto l’ordine di sottrarli dall’amministrazione Obama (che a sua volta negò). Nello stesso anno la commissione, non si sa bene come, riuscì a entrare in possesso del “Panetta Review”: ne fece delle copie elettroniche che caricò sugli stessi computer forniti dalla CIA alla commissione (la cui riservatezza dei contenuti, in teoria, era garantita dall’accordo del 2009 tra Panetta e Feinstein). La CIA, sempre nel 2010, aggirò le protezioni dei computer e cancellò i documenti del Panetta Review.

Nel dicembre 2012 la commissione del Senato approvò il suo rapporto finale di 6.300 pagine, risultato dai primi tre anni di indagini. La CIA ne accolse alcune parti ma allo stesso tempo ne contestò altre molto importanti, che arrivavano dal Panetta Review. Nel gennaio 2014 la CIA ha accusato i membri della commissione di avere ottenuto il Panetta Review attraverso metodi non autorizzati e Feinstein venne a sapere direttamente da Brennan delle incursioni della CIA nei computer dei membri del Congresso.

L’11 marzo Feinstein ha accusato pubblicamente la CIA, chiedendo, tra le altre cose, che il governo diffonda il rapporto approvato dalla commissione sul programma di detenzione e sulle tecniche di interrogatorio usate dall’agenzia federale sotto la presidenza Bush. Feinstein ha anche detto di avere mandato due lettere alla CIA il 17 e il 23 gennaio, per chiedere spiegazioni sull’operato degli agenti nei confronti delle attività della commissione, senza però ricevere alcuna risposta. Il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, non ha commentato pubblicamente la vicenda, ma ha detto che sulla vicenda è stato riferito al dipartimento di Giustizia.