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  • Mercoledì 19 febbraio 2014

Ferruccio De Bortoli che parla del Corriere

In un'intervista al Foglio di oggi: sugli azionisti del quotidiano, sull'editore che non c'è e su Matteo Renzi

Foto Roberto Monaldo / LaPresse
10-03-2011 Roma
Interni
Trasmissione televisiva "Annozero"
Nella foto Ferruccio De Bortoli

Photo Roberto Monaldo / LaPresse
10-03-2011 Rome
Tv program "Annozero"
In the photo Ferruccio De Bortoli
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 10-03-2011 Roma Interni Trasmissione televisiva "Annozero" Nella foto Ferruccio De Bortoli Photo Roberto Monaldo / LaPresse 10-03-2011 Rome Tv program "Annozero" In the photo Ferruccio De Bortoli

Salvatore Merlo ha intervistato sul Foglio di mercoledì Ferruccio De Bortoli, due volte direttore del Corriere della Sera (dal 1997 al 2003 e, di nuovo, dal 2009 a oggi). De Bortoli – direttore dato da tempo come precario, e da tempo stabilmente precario – ha parlato dei litigi degli azionisti («la proprietà del Corriere è come il Consiglio dell’Onu»), dell’editore («che non c’è»), di Repubblica e dei suoi due direttori («quella di Scalfari era forse un po’ più libertina»), della vendita della sede di via Solferino («certificazione della crisi italiana») e di Matteo Renzi («per ora siamo alla sceneggiata dannunziana»).

“Diciamo che il Corriere ha molti azionisti, ma non ha un editore. Ti ho dato anche il titolo del pezzo”. E qui un sospiro, forse un moto impaziente della testa che gli fa oscillare la ciocca brizzolata a metà della fronte. Quindi Ferruccio de Bortoli riprende a parlare affermando che l’editoria è difficile farla, che bisogna possedere un’intelligenza speciale, un gusto speciale per l’oggetto, per il manufatto, per la carta, per le notizie, per la scrittura, per il mestiere. Mentre i proprietari di giornali, quelli di adesso, non hanno intelligenza in genere né quella in particolare. “Vogliono esercitare potere. Delle notizie se ne fregano”. E il pensiero corre all’Avvocato Agnelli, “che era innamorato dell’oggetto di carta, che telefonava ai giornalisti, leggeva tutto, si complimentava”.

Oggi Diego Della Valle fa baruffa con John Elkann, si scambiano insulti, come non si era mai visto prima. “Lo fanno sulla pelle del Corriere”, dice. E nei giorni scorsi il direttore era tentato di lanciare un hashtag su Twitter. Mentre lo racconta sorride in maniera indecifrabile, forse per pudore, forse con un po’ di malizia. Chissà. “Avrei scritto #quasiamici”, sorride, con questo suo sorriso a filo d’erba. Poi ritorna serio. “Se gli azionisti litigassero meno sarebbe meglio. Rcs non è un terreno di battaglia, è un’azienda importante. E il Corriere è un grande giornale in salute, malgrado l’abbiano gravato di debiti non suoi”. Così se c’è una cosa che il direttore del Corriere della Sera invidia ai rivali di Repubblica è che un editore ce l’hanno, Carlo De Benedetti. “Due direttori di grandissimo livello in quarant’anni, un solo editore. Chapeau”.

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