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  • Venerdì 7 febbraio 2014

Cosa succede all’AdnKronos

Sono stati annunciati licenziamenti collettivi in base a una legge mai applicata al settore dell'editoria, e nonostante l'agenzia di stampa non sia in crisi

Lo scorso 23 gennaio l’editore dell’agenzia di stampa AdnkronosGiuseppe Marra, ha annunciato che l’azienda intendeva attivare la procedura di il licenziamento collettivo – in base alla legge 223/91 – per 20 giornalisti e 3 poligrafici, oltre un quarto dei lavoratori dell’agenzia. I poligrafici sono i dipendenti di un giornale che non sono giornalisti, principalmente i tipografi e gli impiegati amministrativi, ma non i dirigenti (come il direttore marketing o il direttore editoriale). L’assemblea dei lavoratori ha reagito approvando un documento in cui si respingeva «con forza la comunicazione» e in cui si programmavano cinque giorni di sciopero.

Mercoledì 5 febbraio l’assemblea ha diffuso un secondo comunicato a seguito dell’incontro che si è svolto a Roma presso la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) tra le rappresentanze sindacali e i dirigenti dell’agenzia, e durante il quale è stata ribadita la volontà di procedere ai licenziamenti «pur confermando la solidità dei conti e quella patrimoniale, l’assenza di uno stato di crisi ed escludendo categoricamente la volontà di ricorrere agli ammortizzatori sociali previsti». Per la giornata di ieri, giovedì 6 febbraio, è stato dunque indetto un nuovo sciopero. Nel comunicato si spiegava anche che l’assemblea era stata costretta a riunirsi all’aperto, in piazza Mastai a Roma, «poiché l’editore non aveva concesso l’uso dei locali dell’azienda per la riunione convocata dai lavoratori, negando inoltre l’ingresso in redazione al segretario dell’Associazione stampa romana, Paolo Butturini».

Alla Camera e al presidente del Consiglio Enrico Letta è anche stata presentata un’interpellanza urgente firmata dal deputato Antonello Giacomelli del Partito Democratico, ma sottoscritta anche da parlamentari di FI, NCD, SEL, Scelta Civica, Lega, Fratelli d’Italia. Si spiega come la legge 223 del 1991 «fino ad oggi non ha mai trovato applicazione nel settore dell’editoria, in quanto tale materia è, invece, disciplinata ai sensi della legge n. 416 del 1981» e si dice che la decisione dei licenziamenti «giunge, tra l’altro, subito dopo il rinnovo di una importante convenzione con la presidenza del Consiglio, alle stesse condizioni economiche del 2013».