Chi c’è dietro @HistoryInPics
Un popolarissimo account di Twitter che pubblica vecchie foto – senza permessi e senza crediti, facendo discutere gli addetti ai lavori – è opera di due ragazzi
Uno degli account più seguiti su Twitter che non sia gestito da persone famose, istituzioni od organizzazioni è History In Pictures (“La storia nelle foto”, @HistoryInPics). Aperto nell’estate del 2013, ha raccolto in pochi mesi oltre 900mila follower e se le cose continueranno così raggiungerà entro poche settimane il milione. L’account pubblica tweet con fotografie d’epoca, conosciute e meno note, con brevi descrizioni e di solito nessun link verso una fonte.
Incuriosito dal successo di History in Pictures, Alexis C. Madrigal dell’Atlantic si è messo in contatto con i suoi ideatori, scoprendo che si tratta di due ragazzi di 17 e di 19 anni, già creatori di altre iniziative di successo sui social network. Il più giovane si chiama Xavier Di Petta e vive in Australia in una piccola città a nord di Melbourne. Il diciannovenne si chiama invece Kyle Cameron, è uno studente e vive alle Hawaii. Si sono conosciuti mentre trafficavano con alcuni canali su YouTube quando avevano 13 e 15 anni e da allora si sono messi ad aprire profili sui social network cercando di raccogliere più iscrizioni possibili.
Su Facebook, per esempio, aprirono la pagina “Long romantic walks to the fridge” (“Lunghe passeggiate romantiche verso il frigorifero”), che raccolse in poco tempo 10 milioni di “Mi piace” e che fu successivamente venduta a una società. Grazie ai soldi ottenuti dalla vendita e ad altri ricavi derivanti dalla pubblicità su alcuni loro canali su YouTube, Di Petta ha fondato una piccola società che si chiama Swift Fox Labs in cui lavorano una ventina di persone e che, secondo alcuni giornali australiani, mette insieme circa 40mila dollari statunitensi.
Il successo più rilevante dalla coppia nei tempi recenti resta comunque History in Pictures. Madrigal ha analizzato alcune statistiche del profilo, scoprendo che solo negli ultimi tre mesi l’account ha guadagnato circa 500mila nuovi follower. E solo il cinque per cento dei follower sono fasulli, cioè dovuti a bot (sistemi automatici) che seguono gli account su Twitter principalmente per fare spamming. Il cinque per cento è un valore molto basso per un profilo con così tanti iscritti e dimostra quanto interesse ci sia intorno all’iniziativa.
Un’altra dimostrazione del successo di History in Pictures è dato dal numero di retweet, cioè di ricondivisioni, delle fotografie pubblicate su Twitter. In media ogni tweet viene ritwittato 1.600 volte e raccoglie 1.800 favoriti. Account con molti più follower non riescono a generare un livello così alto di ricondivisioni. Il successo di History in Pictures si spiega in parte con il fatto che ci sono molte persone famose, e con moltissimi follower, che lo seguono e che gli danno visibilità retwittando i suoi contenuti. Il fatto che tutto, dalla descrizione alla foto, sia compreso in un unico tweet senza la necessità di dover cliccare su un link per andare a vedere l’immagine incentiva ulteriormente la sua condivisione.
Di Petta e Cameron hanno applicato lo stesso meccanismo ad almeno un altro account, che si chiama Earth Pics (@EarthPix) e che mostra fotografie di “posti, persone, animali e natura”. Il profilo ha oltre 940mila follower e spesso condivide cose pubblicate da History in Pictures, che a sua volta rimette in circolo le foto di Earth Pics. Esistono diversi altri account che pubblicano foto seguendo lo stesso sistema, come per esempio Faces in Things (@FacePics) e Microscopic Images (@MicroscopePics), ma non è sempre facile risalire a chi li gestisce perché sui profili non sono indicate informazioni.
Madrigal ha intervistato i due inventori di History in Pictures per sapere qualcosa di più sui sistemi che utilizzano per ottenere così tanto seguito su Twitter. “Di solito proviamo a identificare particolari trend (o di crearli, ahah). Li trasformiamo in un account Twitter” ha spiegato Di Petta. Fanno circolare la segnalazione del profilo Twitter su account con molti follower, se possibile anche certificati, e dopo avere raggiunto i 100mila iscritti “hanno guadagnato una massa critica tale da diventare virali senza ulteriori promozioni”. Il fatto di avere più account che si sostengono l’uno con l’altro naturalmente aiuta.
Il problema con questi tipi di account, a partire da History in Pictures, è la totale mancanza di riferimenti agli autori delle fotografie e la frequente violazione del diritto d’autore. Di Petta si difende dicendo che la maggior parte delle foto pubblicate sono disponibili nel pubblico dominio, e quindi non più soggette al diritto d’autore, essendo molto datate. Ma le cose non stanno esattamente così: Madrigal ha fatto qualche controllo trovando numerose fotografie ancora protette dal diritto d’autore, pubblicate dall’account senza permessi e senza l’attribuzione dei crediti.
Quelli di History in Pictures rispondono alle obiezioni sulla violazione del copyright dicendo che “i fotografi possono inoltrare una protesta a Twitter, fornendo delle prove”. In quel caso Twitter può poi contattare i gestori dell’account e richiedere la rimozione del contenuto in questione. Di Petta spiega che non sarebbe pratico inserire i crediti delle foto nei tweet perché “la maggior parte dei fotografi è morta ed è difficile scoprire chi scattò le foto”.
Secondo Madrigal i due ideatori di History in Pictures lavorano fuori dalle regole e in parte il loro successo è anche dovuto a questo. Ci sono altri siti e organizzazioni che pubblicano immagini online, spesso sui social network, ma lo fanno dopo avere sottoscritto costosi abbonamenti con le agenzie fotografiche internazionali, oppure chiedendo ai fotografi esplicite autorizzazioni prima di pubblicare e rendere note le loro foto. E ogni immagine viene accompagnata da una chiara attribuzione dei diritti, che non serve solamente a riconoscere la proprietà dell’immagine, ma anche a dare qualche elemento in più sulla sua origine e sull’affidabilità dell’informazione che porta con sé. (Per dirla tutta, Il Post ha di recente aperto su Twitter @RetroPost che rinvia a foto e articoli su come erano le cose, prima.)
Un problema di History in Pictures, e degli altri account simili, è che spesso vengono pubblicate immagini con informazioni frammentarie o completamente sbagliate. Immagini che girano moltissimo su Twitter attraverso il sistema dei retweet, diffondendo dati sbagliati o non verificabili.
La responsabilità più grande sulla pubblicazione di foto per cui non si detengono i diritti è sicuramente di Di Petta e Cameron, in questo caso. Madrigal ricorda comunque che non deve essere trascurato il ruolo dei social network, che in molti casi applicano politiche molto blande sulla tutela del diritto d’autore perché molto del traffico che generano deriva proprio dalla circolazione delle immagini.
Di Petta e Cameron hanno spiegato di essere in attesa di raggiungere un milione di follower su History in Pictures e su Earth Pics, raggiunto questo traguardo lanceranno un sito basato più o meno sullo stesso meccanismo usato fino a ora su Twitter. A quel punto, dicono, avranno una massa tale di utenti che li seguono da potere iniziare a ricavare qualche soldo dall’iniziativa.