Di cosa muoiono i “morti per il gelo”

Le cifre offerte dai media si riferiscono quasi sempre a cause di morte indirette piuttosto che all'assideramento

Nel Nord America in questi giorni fa un grande freddo dovuto al passaggio di una perturbazione, che ha portato venti gelidi e nevicate soprattutto nel nord-est del continente. Il fenomeno è dovuto a una estensione anomala verso sud del vortice polare, l’ampia area di bassa pressione che si trova al di sopra del Polo Nord. In alcune città le temperature si sono abbassate fino a -50 °C, cosa che non succedeva da circa 20 anni nel periodo invernale negli Stati Uniti.

Le agenzie di stampa e i media hanno diffuso notizie sulla morte di diverse persone a causa del grande freddo. Le stime sono abbastanza generiche e molto variabili: c’è chi ha dato la notizia di 13 morti e chi ha parlato di 21. Il problema è che non è facile stabilire con esattezza quante persone siano morte per cause riconducibili, più o meno direttamente, alle gelate degli ultimi giorni. Lo stesso discorso, del resto, vale più in generale per tutte le volte in cui viene usata l’espressione “morti per il gelo”: è un modo di dire, per lo più giornalistico, che non aiuta molto a comprendere che cosa abbia effettivamente causato le morti di cui si parla.

Nel senso esatto dell’espressione esiste un solo tipo di “morte per il gelo” propriamente detta: quella per assideramento. In condizioni normali, il nostro corpo mantiene una temperatura interna di circa 37 °C, ideale per le reazioni chimiche necessarie alla vita. L’organismo riesce a compensare gli sbalzi di temperatura, ma solo entro certi limiti. Particolari malattie o l’esposizione prolungata a temperature molto basse possono portare all’ipotermia, cioè a una riduzione al di sotto dei 35 °C della temperatura corporea. Se non viene ripristinata la giusta temperatura, si compromettono funzioni corporee fondamentali e si può infine verificare un arresto cardiaco.

Le persone più esposte alle morti per assideramento sono di solito quelle che trascorrono molto tempo all’esterno, lontane da luoghi riscaldati. I senzatetto sono tra i più a rischio: passano le notti fermi al freddo, sono spesso malnutriti e capita che facciano abuso di alcolici, che non aiutano a riscaldarsi e che – contrariamente a quanto si immagina – favoriscono la dispersione del calore perché causano la dilatazione dei vasi sanguigni. Capita che muoiano per assideramento anche persone che subiscono incidenti stradali e restano bloccate in automobile per lungo tempo, senza la possibilità di chiamare i soccorsi.

Nelle cronache giornalistiche – come in quelle degli ultimi giorni dagli Stati Uniti – molte altre morti vengono però, per necessità di sintesi o di enfasi giornalistica, comprese nelle “morti per il gelo”. Che i lettori attribuiscono intuitivamente all’assideramento ma invece derivano dal freddo per cause più o meno indirette. Tra quelli conteggiati dai media internazionali in questi giorni, per esempio:

almeno quattro persone nell’Illinois sono morte di infarto dopo avere spalato la neve nel loro vicinato; almeno una di queste aveva avuto già problemi cardiaci in passato e probabilmente non ha retto lo sforzo fisico prolungato;

un bambino è morto in seguito all’incidente dell’auto su cui viaggiava con uno spazzaneve nel Missouri: aveva un anno e mezzo e dalle prime verifiche sembra che non fosse seduto sul seggiolino, l’auto ha sbandato a causa del ghiaccio sulla strada prima di sbattere contro lo spazzaneve;

una persona è morta dopo essere stata schiacciata dalla caduta di alcuni sacchi di sale in un deposito di Philadelphia, il materiale era destinato ai mezzi spargisale per ripulire le strade da ghiaccio e neve;

– una donna di 90 anni è stata trovata morta nei pressi della sua auto incidentata su una strada dell’Ohio;

– altre persone sono morte in incidenti stradali dovuti alla presenza di ghiaccio sull’asfalto.