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  • Martedì 24 dicembre 2013

Le famiglie italiane bloccate in Congo

Sono partite più di un mese fa per incontrare i loro figli adottivi e portarli in Italia, ma il governo congolese ha vietato l'uscita dei bambini dal paese

A Congolese child sits in the Kiwanja catholic church, North of Rutshuru, 75 km (48 miles) North of Goma, Congo, Sunday Aug. 5, 2012. 2012. Congo's army now controls only the city of Goma and the village of Kibumba, 10 kilometers (six miles) outside Goma. Now the rebels hold all towns going north as far as Rutshuru and are threatening to besiege Goma. The U.N. Security Council on Thursday demanded that the M23 rebel group halt any advances toward Goma. (AP Photo/Jerome Delay)
A Congolese child sits in the Kiwanja catholic church, North of Rutshuru, 75 km (48 miles) North of Goma, Congo, Sunday Aug. 5, 2012. 2012. Congo's army now controls only the city of Goma and the village of Kibumba, 10 kilometers (six miles) outside Goma. Now the rebels hold all towns going north as far as Rutshuru and are threatening to besiege Goma. The U.N. Security Council on Thursday demanded that the M23 rebel group halt any advances toward Goma. (AP Photo/Jerome Delay)

Alcune famiglie italiane – il numero esatto non è chiaro, i giornali dicono 24, 25 o 26 – sono bloccate da più di un mese a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo. Le famiglie sono in Congo per incontrare i bambini che hanno adottato – al termine di un lungo iter burocratico – e tornare in Italia con loro, ma nel frattempo qualcosa è andato storto.

Lo scorso 25 settembre il Dipartimento per l’Emigrazione congolese (DGM) aveva comunicato che tutti i permessi di uscita ai bambini adottati erano sospesi, per via di presunte irregolarità riscontrate nelle procedure di adozione da parte di alcuni paesi, tra i quali non compariva l’Italia. Il governo sospettava che alcuni genitori cui erano stati affidati in adozione negli scorsi anni dei bambini congolesi li avessero poi abbandonati, e che altri li avessero venduti ad altre coppie, alcune delle quali gay. Nonostante questo comunicato, comunque, l’ente che gestiva le adozioni aveva ugualmente autorizzato la partenza delle famiglie italiane, arrivate in Congo a novembre. Questo perché il ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge, durante una visita in Congo nei primi giorni di novembre, aveva detto di aver raggiunto un accordo con le autorità congolesi per ripristinare le procedure di adozione. La DGM aveva allora compilato una lista con i nomi delle coppie autorizzate a portare con sé in Italia i figli adottivi. Le famiglie perciò erano partite per il Congo, avevano incontrato i bambini e avevano consegnato alla DGM la documentazione necessaria per ottenere il visto di uscita, che però è stato loro negato.

Non sono le coppie italiane a essere bloccate, di fatto, ma i loro figli adottivi. Per questo motivo i genitori sono in attesa di un nulla osta dalle autorità congolesi da più di un mese. I visti di alcuni di loro stanno per scadere, ma l’ambasciatore italiano a Kinshasa ha fatto sapere che sono in fase di rinnovo. Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Emma Bonino ha incontrato l’ambasciatore del Congo, Albert Tshiseleka Felha, per sollecitare una soluzione al problema, ma il ministro dell’Interno congolese mercoledì 18 dicembre ha ribadito la decisione davanti agli ambasciatori stranieri. Bonino ha accusato le autorità congolesi di non aver rispettato gli accordi verbali raggiunti a novembre con la ministra Kyenge.

Oggi il presidente del Consiglio italiano, Enrico Letta, ha comunicato di aver inviato a Kinshasa una delegazione di alti funzionari del ministero degli Esteri e dell’ufficio del ministro dell’Integrazione, con l’obiettivo di accelerare le procedure per l’ottenimento dei visti d’uscita. Il presidente del Consiglio ha detto di aver ricevuto rassicurazioni per telefono da parte del primo ministro della Repubblica Democratica del Congo, Augustin Matata Ponyo Mapon.

Foto: (AP Photo/Jerome Delay)