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  • Lunedì 23 dicembre 2013

La condizione delle donne in Iran

Adriano Sofri racconta su Repubblica le «costrizioni mortificanti» che subiscono, e cosa sta provando a fare l'Italia

An Iranian woman sits on a fence overlooking a view of Tehran during their Noruz vacation from the foot of Tochal mountain in northern Tehran on April 1, 2013. Noruz, the new year according to the Persian solar calendar is a Zoroastrian tradition, still celebrated by Iranians even after Islam. AFP PHOTO/BEHROUZ MEHRI (Photo credit should read BEHROUZ MEHRI/AFP/Getty Images)
An Iranian woman sits on a fence overlooking a view of Tehran during their Noruz vacation from the foot of Tochal mountain in northern Tehran on April 1, 2013. Noruz, the new year according to the Persian solar calendar is a Zoroastrian tradition, still celebrated by Iranians even after Islam. AFP PHOTO/BEHROUZ MEHRI (Photo credit should read BEHROUZ MEHRI/AFP/Getty Images)

Adriano Sofri è stato recentemente in Iran, e ha raccontato su Repubblica la condizione delle donne in uno dei paesi che, secondo una recente indagine, sarebbe tra «i più americanizzati» al mondo. Nonostante questo e il fatto che la popolazione sia molto giovane, dice Sofri, «le donne subiscono costrizioni mortificanti: nell’abbigliamento, nelle separazioni in scuole, mezzi di trasporto, avvenimenti pubblici».

Teheran – Sono partito per l’Iran dopo aver sentito Lucio Caracciolo, dunque affidabilmente, riferire di un’indagine secondo cui i Paesi del mondo più americanizzanti sono l’Iran e il Vietnam. Notizia che vale quanto un Bignami di storia contemporanea.

Su un cambiamento nel regime e nella posizione internazionale dell’Iran la politica estera guidata da Emma Bonino ha puntato la sua posta più impegnativa, a ridosso delle decisioni sulla catastrofe siriana. Gli sviluppi, preparati segretamente da tempo, hanno mostrato come questa carta pesi per un vasto schieramento internazionale e specialmente per Obama. E anche come sia insidiata dentro e fuori. Negli Stati Uniti, l’opposizione è forte e rumorosa. In Iran, dove la grottesca bancarotta dei mandati di Ahmadinejad ha fatto terra bruciata, il partito dei duri ha dovuto rassegnarsi a un ricambio che si augura provvisorio.

Ancora una volta, si può dubitare che la partita si giochi tutta all’interno del regime, tra la sua ala più fanatica e superstiziosa e quella più aperta, e i diversi interessi che rappresentano. La linea era stata: se hanno fame, mangino nucleare e preghiere. Le sanzioni hanno arricchito i profittatori; i protagonisti del ricambio promettono di dare respiro a produzione e commerci.

Della dilapidazione di Ahmadinejad si parla con vergogna, come di una lunga ubriachezza molesta. Ma al centro del cambiamento sta una doppia questione anagrafica: i giovani e le donne. Gli iraniani sono più di 76 milioni, l’età media è di 27 anni, contro i quasi 44 dell’Italia. Persone che non hanno conosciuto il regime dello scià, la rivoluzione khomeinista, gli otto anni di guerra con l’Iraq.

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Foto: BEHROUZ MEHRI/AFP/Getty Images