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  • Giovedì 19 dicembre 2013

La seconda vita di Dennis Rodman

Un famoso ex campione dell'NBA è arrivato in Corea del Nord, per la terza volta: perché ci va – ammesso che lo sappia persino lui – e come fa a conoscere Kim Jong-un

Giovedì 19 dicembre l’ex giocatore di basket americano Dennis Rodman, 52 anni, è partito in aereo dalla Cina verso la Corea del Nord, accompagnato da una troupe che intende girare un documentario. Lo scopo dichiarato del viaggio – sponsorizzato dalla società irlandese di scommesse online Paddy Power – è “passare quattro giorni aiutando ad allenare una squadra di giocatori di basket nordcoreani per un’esibizione che si terrà a gennaio a Pyongyang”, scrive CNN. La partita dovrebbe tenersi l’8 gennaio e dovrebbero partecipare anche altri ex giocatori dell’NBA, i cui nomi non sono stati ancora annunciati.

Perché Rodman va in Corea del Nord
È la terza visita di Rodman in Corea del Nord: ognuno di questi viaggi in uno degli stati più chiusi e repressivi del mondo ha attirato molta attenzione sull’ex giocatore, anche se l’esatto scopo delle sue visite, le sue motivazioni e il senso generale dell’avventura sembra sfuggire quasi a tutti.

Al ritorno dalla visita precedente, ai primi di settembre, Rodman si era fermato a salutare i giornalisti che lo aspettavano all’aeroporto di Pechino, con un enorme sigaro spento in bocca, mostrando foto che lo ritraevano insieme al dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Due giorni dopo, durante una conferenza stampa, aveva detto di Kim: «Deve fare il suo lavoro, ma è un tipo davvero a posto [a very good guy]». Aveva aggiunto che non era il suo mestiere parlare con Kim di Kenneth Bae, il tour operator americano arrestato a novembre 2012 che la Corea del Nord ha condannato a 15 anni di lavori forzati con l’accusa di aver tentato di rovesciare il regime. «Fai questa domanda a Obama, falla a Hillary Clinton», aveva detto ai giornalisti. «Chiedi a quegli stronzi [assholes]».

Dopo il viaggio di settembre, Rodman parlò in molte occasioni con la stampa dell’impressione che si era fatto del paese, e dimostrò di non dare nessun peso alle tremende violazioni dei diritti umani che da anni sono accertate in Corea del Nord, oscillando tra la negazione che nel paese succeda qualcosa di male e l’ignoranza delle accuse fatte al regime.

L’atteggiamento portò a episodi tragicomici. Rodman disse per esempio che i giornalisti scrivevano della Corea del Nord senza averla visto con i propri occhi – non fosse che la Corea del Nord impedisce ai giornalisti di muoversi liberamente nel paese, quando non ne vieta del tutto l’accesso – e rivelò casualmente il nome della figlia di Kim Jong-un in una intervista al Guardian: fino ad allora la segretezza che circonda la famiglia del dittatore aveva impedito persino di avere conferme ufficiali dell’esistenza della bambina. Nella prima intervista televisiva dopo il viaggio, con il programma della ABC This Week, le risposte di Rodman alle domande dell’intervistatore furono così disastrose – tra cui un famoso invito a Obama a “dare un colpo di telefono” a Kim Jong-un – che i suoi collaboratori cancellarono tutte quelle successive.

L’amicizia di Rodman con Kim Jong-un è comunque storia recente. La sua prima visita in Corea del Nord è del febbraio 2013, proprio durante un periodo di grandi tensioni internazionali: il 12 febbraio il regime annunciò di aver eseguito con successo un test nucleare. Rodman andò lo stesso in Corea del Nord per qualche giorno, circa due settimane dopo il test, ma non lo fece per simpatie politiche o per un’amicizia con il regime. Sembra infatti che l’idea del suo primo viaggio sia stata pensata dai responsabili della rivista Vice per una puntata dell’omonima serie di documentari che va in onda da quest’anno su HBO. Secondo il New York Times, Vice pagò Rodman per visitare la Corea del Nord. Durante il viaggio, il giocatore fece anche qualche tweet dal paese in cui ripeteva che lo scopo della sua visita non era in nessun modo politico o diplomatico.

Proprio durante quel viaggio, Rodman incontrò Kim Jong-un e fece amicizia con lui: videro insieme a Pyongyang una partita di basket, uno sport di cui Kim è un grande fan, e dopo di questa Rodman disse al dittatore che da quel momento aveva “un amico per la vita”.

Chi è Dennis Rodman
Dennis Rodman è nella Hall of Fame del basket americano, ha vinto cinque titoli NBA e un sacco di premi personali. La sua carriera ai massimi livelli del basket americano è cominciata nel 1986, quando cominciò a giocare con i Detroit Pistons. Le sue stagioni migliori sono state quelle giocate coi Chicago Bulls, al fianco di Michael Jordan. Il 2000 è stato l’anno della sua ultima stagione in NBA, con i Dallas Mavericks. Nelle stagioni successive ha giocato in serie minori e all’estero, fino al ritiro definitivo nel 2006.

Nelle sue stagioni migliori è stato uno dei giocatori migliori dell’NBA, famoso soprattutto per il suo agonismo e per la sua abilità nel prendere i rimbalzi. A livello tattico era molto particolare perché difficilmente lo si poteva inquadrare in uno dei ruoli tradizionali del basket. Il suo primo allenatore ai Detroit Pistons, Chuck Daly, lo definì “il giocatore più unico nella storia dell’NBA”.

A metà degli anni Novanta Rodman fece parlare di sé per le sue stranezze dentro e fuori dal campo e per il personaggio che riuscì a costruirsi, con una serie di azioni che sembravano a tratti astute trovate pubblicitarie e in altri momenti sintomi di totale irresponsabilità o follia (solitamente, un mix delle due). Tra le moltissime, si presentò in abito da sposa a un evento di presentazione della sua biografia, saltò allenamenti su allenamenti, si tinse i capelli di colori bizzarri e diede una testata a un arbitro. La sua vita personale, tra locali gay e mezze storie con Madonna, era ugualmente incasinata.

Durante la sua carriera ha guadagnato circa 40 milioni di dollari, ma a quanto si sa oggi è più o meno rovinato. Secondo quanto raccontò la stampa americana nel 2012, doveva 800 mila dollari per il mantenimento dei suoi figli ma non era in grado di pagarli. La sua vita, al di fuori dei viaggi in Corea del Nord, si fa notare soprattutto per le apparizioni nei locali della Florida in compagnia di belle ragazze. Il New Yorker ha riassunto così un lungo profilo che è stato dedicato di recente alla vita di Rodman da un quotidiano locale della Florida, dove vive oggi l’ex atleta:

In questi giorni, quando non ha in programma di fare missioni diplomatiche di alto profilo in posti di cui sembra non sapere nulla, beve, si allena e guarda la televisione con un gruppo che cambia in continuazione di amici e fidanzate. […] Rodman ne emerge una figura complessa e tragica. C’è qualcosa che ispira in modo perverso nella sua capacità di reinventarsi, ma sembra essersi reinventato in un incasinato perditempo, donnaiolo e bevitore.

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