Berlusconi, la Bulgaria e le europee
L'ipotesi preferita dai retroscena politici di questi giorni è priva di qualsiasi sostegno concreto, ma tecnicamente sarebbe possibile?
Le prossime elezioni europee si terranno dal 22 al 25 maggio del 2014. Da qualche giorno circola sui retroscena politici dei quotidiani un’ipotesi piuttosto ardita e per il momento priva di qualsiasi sostegno concreto: che Silvio Berlusconi si candidi in un altro stato dell’Unione, dato che la sua condanna per frode fiscale e l’interdizione per due anni dai pubblici uffici gli impediscono di ricoprire incarichi pubblici in Italia. Per quanto l’ipotesi sia surreale e per il momento non suffragata da fatti o dichiarazioni – Formigoni ha detto a Radio Capital che «non si può escludere, anche se conoscendo Berlusconi non credo che la stia prendendo in considerazione» – vale la pena capire perché se ne parla: le elezioni europee permettono tecnicamente qualche situazione del genere.
L’articolo 4 della cosiddetta “legge Severino” prevede l’incandidabilità di un condannato alla carica di membro del Parlamento europeo spettante all’Italia, ma non in un altro paese:
Non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di membro del Parlamento europeo spettante all’Italia coloro che si trovano nelle condizioni di incandidabilità stabilite dall’articolo 1.
Inoltre, la Direttiva del Consiglio Europeo che stabilisce le modalità secondo cui i cittadini dell’Unione residenti in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza possono esercitare il diritto di voto e di eleggibilità al Parlamento europeo è la 93/109/EC del 6 dicembre 1993, che all’articolo 6 e 7 dice:
Ogni cittadino dell’Unione che risiede in uno Stato membro senza averne la cittadinanza e che, per effetto di una decisione individuale in materia civile o penale, è decaduto dal diritto di eleggibilità in forza del diritto dello Stato membro di residenza o di quello dello Stato membro d’origine, è escluso dall’esercizio di questo diritto nello Stato membro di residenza in occasione delle elezioni al Parlamento europeo.
La candidatura di ogni cittadino dell’Unione alle elezioni del Parlamento europeo nello Stato membro di residenza è dichiarata inammissibile qualora detto cittadino non possa presentare l’attestato di cui all’articolo 10, paragrafo 2.
E cioè:
Il cittadino comunitario eleggibile deve inoltre presentare, all’atto del deposito della propria candidatura, un attestato delle autorità amministrative competenti dello Stato d’origine che certifichi che egli non è decaduto dal diritto di eleggibilità in tale Stato o che a dette autorità non risulta che il cittadino sia decaduto da tale diritto.
Insomma: la direttiva dice che Berlusconi potrebbe prendere anche la residenza in un altro Stato e provare a candidarsi lì, ma dovrebbe comunque presentare un attestato del suo Stato d’origine (cioè l’Italia) che certifichi che non è decaduto dal diritto di eleggibilità. L’ipotesi di cui parlano di più i giornali italiani, insomma, a leggere le norme è impossibile. In via del tutto teorica e ancora più astratta, Berlusconi dovrebbe allora rinunciare alla cittadinanza italiana e prenderla da un’altra parte: solo che i tempi per ottenere la cittadinanza in altri Stati sono molto lunghi, e Berlusconi sarà presto sottoposto a un regime di restrizione della libertà dovendo svolgere i servizi sociali. Si fa allora l’ipotesi della Bulgaria, dove il presidente della Repubblica potrebbe concedergli la cittadinanza per decreto. Scrive Libero:
(…) il Paese che si sposa meglio alle esigenze del Cav è la Bulgaria. Berlusconi ha buoni rapporti con l’ex premier Boris Borisov. Il suo partito ha il 30 per cento dei consensi e ha un serbatoio elettorale abbastanza largo per portare il Cav in Europa. In Bulgaria per candidarsi basta non aver subito condanne da parte di un tribunale bulgaro. E questo requisito Silvio ce l’ha. Ma per candidarsi bisogna avere anche la cittadinanza bulgara. Silvio è ancora un cittadino italiano, ma a Sofia basta un decreto firmato dal presidente della Repubblica per ottenerla. Per avere la cittadinanza bisogna però avere un riconoscimento particolare da parte della presidenza della Repubblica in cui si attesti che lo “straniero” abbia fatto qualcosa di importante per la Bulgaria.
Il precedente di Giulietto Chiesa
Giulietto Chiesa, storico giornalista ed ex politico dell’IdV, si candidò alle europee del 2009 in Lettonia con la lista “Per i diritti umani in una Lettonia unita”, una formazione che rappresentava la minoranza russa e che ha avuto, in quell’occasione, un solo deputato eletto (non lui, che comunque era incensurato).