«Il drammatico simbolo di una nazione»

Gad Lerner racconta su Repubblica la fine dello sciopero del trasporto pubblico locale a Genova, e che cosa ha significato per la città e per l'Italia

Domenica 24 novembre Repubblica ha pubblicato un articolo di Gad Lerner che racconta la conclusione dello sciopero di cinque giorni del trasporto pubblico a Genova, e che prova a spiegare i complicati rapporti tra i dipendenti dell’AMT da una parte e i sindacati, il PD genovese e le istituzioni locali dall’altra (una diffidenza reciproca esasperata da decenni di malagestione»). Ma più in generale, Lerner parla di quello che ha significato la vertenza AMT, «elevata a drammatico simbolo di una nazione costretta dai suoi vincoli di bilancio a svendere il patrimonio pubblico».

La miccia, per il momento, si è spenta. Dopo cinque giorni di sciopero gli autobus escono dalle rimesse. Dispiacerà a Grillo, dispiacerà all’estrema sinistra, dispiacerà perfino al “Giornale” della destra che ieri titolava sull’”Aria di rivolta”, ma gli autoferrotranvieri rinunciano a far da miccia dell’esplosione preconizzata da un così variegato fronte insurrezionale.

Doveva essere — ma stiamo attenti, non è detto che presto non si avveri da qualche altra parte — l’inizio di una sollevazione popolare estesa nei punti nevralgici della nazione proletaria. Contro chi? Contro le forze oscure annidate nel governo Letta, nel Pd, tra gli speculatori d’Oriente e nelle solite cancellerie europee: tutti pronti a replicare in Italia la spoliazione del patrimonio pubblico già perpetrata in Grecia. A vantaggio di chi? Dei privati, della casta politica e — perché no? — della solita Germania.

L’ora X di questa rivolta sociale avrebbe dovuto scoccare ieri mattina nel glorioso e vasto salone della Chiamata del Porto, affollato fino all’inverosimile dai 2400 lavoratori dell’Azienda municipale trasporti genovese. Poche ore prima, una busta contenente un proiettile calibro 45 e diretta a Livio Ravera, il presidente dell’Amt, è stata intercettata al centro di smistamento postale dell’aeroporto di Genova. Quella che si celebra sotto una gigantografia di Paride Batini, l’indimenticato leader dei portuali, affiancata dai ritratti di Lenin e di Palmiro Togliatti, è una vera assemblea popolare, lunga e drammatica. Sul lato opposto si riconoscono in effige il gran capo della Cgil, Giuseppe Di Vittorio, e l’operaio comunista Guido Rossa, assassinato nel 1979 dalle Brigate Rosse. La più classica iconografia della sinistra che fu.

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