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  • Giovedì 14 novembre 2013

La lettera di Paul McCartney a Putin

Ha chiesto al presidente russo, che conosce personalmente, di liberare i 28 attivisti di Greenpeace in prigione da settembre

Russian President Vladimir Putin (R), pop star Paul McCartney (C) and his wife Heather Mills-McCartney (L) walk at the Kremlin in Moscow 24 May, 2003. Former Beatle McCartney, who will be playing for the first time in Russia, got red carpet treatment usually reserved for visiting heads of state, invited to meet Russian President inside the Kremlin. Photo/STR
Russian President Vladimir Putin (R), pop star Paul McCartney (C) and his wife Heather Mills-McCartney (L) walk at the Kremlin in Moscow 24 May, 2003. Former Beatle McCartney, who will be playing for the first time in Russia, got red carpet treatment usually reserved for visiting heads of state, invited to meet Russian President inside the Kremlin. Photo/STR

Lunedì 14 ottobre, esattamente un mese fa, Paul McCartney ha scritto una lettera al presidente della Russia Vladimir Putin, chiedendogli di occuparsi della liberazione dei 28 attivisti di Greenpeace e dei 2 giornalisti arrestati per aver cercato di salire a bordo di una piattaforma petrolifera nel Mare Artico, martedì 24 settembre. Sebbene l’accusa nei loro confronti sia passata da pirateria a vandalismo, e nonostante vari appelli nel mondo a favore della loro scarcerazione, gli attivisti e i giornalisti sono ancora detenuti in un carcere di San Pietroburgo. Poiché non ha ricevuto risposta da Putin, McCartney ha pubblicato la lettera sul proprio sito.

Caro Vladimir,

spero che tu stia bene. Sono passati più di dieci anni dall’ultima volta che ho suonato nella Piazza Rossa, eppure penso spesso alla Russia e alla sua gente.

Ti scrivo a proposito dei 28 attivisti di Greenpeace e dei due giornalisti che sono stati fermati a Murmansk. Spero che non ti dispiaccia se tiro fuori la loro storia.

Ho sentito da alcuni amici russi che da qualche parte gli attivisti sono stati descritti come nemici della Russia, che stavano facendo il gioco dei governi occidentali, e che hanno messo in pericolo la sicurezza delle persone che lavoravano alla piattaforma.

Ti scrivo per assicurarti che la Greenpeace che io conosco non è affatto composta da nemici della Russia. Per quel che ne so io, loro tendono a rompere le scatole a qualsiasi governo! E inoltre non prendono un soldo da alcun governo o associazione.

Ma soprattutto stiamo parlando di gente pacifica. Sempre per quel che ne so, la non violenza è una cosa che loro ritengono fondamentale.

Ho letto che tu stesso hai ammesso che non sono pirati – beh, questa è una cosa che dovrebbe mettere d’accordo tutti. È importante – allo stesso modo – il fatto che loro non si considerino al di sopra della legge. Hanno detto di voler prendersi la responsabilità di quello che hanno fatto: e quindi, ci può essere un modo per uscirne che accontenti tutti?

Vladimir, milioni di persone nel mondo ti sarebbero molto grate se intervenissi personalmente per risolvere la cosa. Capisco benissimo che la Corte Suprema e la presidenza siano due cose diverse. Ma a parte questo fatto mi chiedevo se tu potessi in qualche modo utilizzare la tua influenza per fare almeno incontrare i prigionieri con le loro famiglie.

Quarantacinque anni fa scrissi una canzone sulla Russia che registrammo nel White Album, quando ancora non era molto ben visto scrivere cose buone riguardo il tuo paese. Quella canzone contiene uno dei miei versi preferiti dei pezzi dei Beatles: «Sono stato via così a lungo che mi ero dimenticato com’era questo posto, cavoli quant’è bello tornare a casa».

Potresti rendere concreto questo verso per i prigionieri di Greenpeace?

Spero che presto potremo incontrarci di nuovo, a Mosca, quando i nostri impegni lo permetteranno.

Con affetto

Paul McCartney

foto: Photo/STR