Il futuro delle Filippine
Bill Emmott spiega sulla Stampa cosa rischia il paese dopo il tifone Haiyan e perché il problema non sarà economico, ma sociale

Lunedì 11 novembre la Stampa ha pubblicato un editoriale di Bill Emmott, giornalista inglese ed ex direttore dell’Economist, sul futuro delle Filippine e i problemi che dovranno affrontare dopo il tifone Haiyan, che nei giorni scorsi ha distrutto migliaia di case e causato la morte di centinaia di persone (le stime più pessimistiche parlano di 10mila morti). Emmott spiega che negli ultimi giorni il governo delle Filippine ha ottenuto importanti risultati, a partire dalla firma della pace con i separatisti del Fronte di Liberazione Islamico Moro, che ha condotto per anni una lotta armata nel sud del paese, causando la morte di oltre 120 mila persone. Il prodotto interno lordo filippino è inoltre aumentato sensibilmente negli ultimi 12 anni. Per Emmott il problema non sarà tanto l’impatto economico del disastro, quanto quello “umano e sociale” che potrebbe essere causa di nuove divisioni interne.
Oltre alla questione più importante – il terribile costo umano – la tragedia del tifone Haiyan alle Filippine segna la fine di una serie di buone notizie per una nazione del Sud-Est asiatico che finora non aveva condiviso troppi successi della regione. Speriamo che la forza e la credibilità che le precedenti buone notizie avevano portato al governo del presidente Benigno Aquino III gli permettano di tenere insieme il Paese e recuperare rapidamente.
Corruzione, cattiva gestione, guerre separatiste e guardaroba pieni di scarpe di Imelda Marcos, hanno per decenni reso le Filippine il peggior attore del Sud-Est asiatico.
Un Paese che, nonostante i cento milioni di abitanti, è stato talvolta guardato con un misto di disprezzo e pietà dai suoi vicini, specialmente l’influente, disciplinata e ricca città-stato di Singapore. Ma negli ultimi anni tutto questo ha iniziato a cambiare.L’anno scorso il governo finalmente ha firmato la pace con il Fronte di Liberazione Islamico Moro, forza separatista che ha condotto una lotta armata per più di 25 anni nella regione meridionale del Mindanao, conflitto ignorato dal resto del mondo nonostante abbia ucciso più di 120 mila persone. C’è molto lavoro da fare prima che la pace sia finalmente garantita, ma dato che il patto promette di dare al Mindanao un alto livello di autonomia, analoga a quella della Catalogna in Spagna, sembra davvero uno spartiacque.