S&P ha abbassato il rating della Francia

Per la seconda volta in meno di due anni, con giudizi critici sulle politiche del governo Hollande

Venerdì 8 novembre l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha annunciato l’abbassamento del rating del debito sovrano della Francia, da AA+ ad AA, motivando la decisione con l’alta disoccupazione e le politiche del presidente Hollande e del suo governo in materia fiscale.

Nella dichiarazione che accompagna la notizia dell’abbassamento, gli analisti di S&P criticano il governo per l’aumento della pressione fiscale e “l’incapacità di ridurre in modo significativo la spesa pubblica complessiva”. Il cosiddetto outlook della Francia è passato da “stabile” a “negativo”, il che significa che l’agenzia di rating trova possibile un ulteriore abbassamento nei prossimi due anni.

Tutti i media francesi hanno ripreso la notizia, che venerdì mattina apriva le edizioni online dei principali quotidiani. Le Figaro collega il downgrade del paese al “verdetto molto severo” che la Commissione Europea ha dato pochi giorni fa nei confronti delle finanze pubbliche del paese. La Commissione ha detto che, in assenza di nuove riforme strutturali o di seri interventi di politica economica, il paese non riuscirà a tornare sotto la soglia del 3 per cento nel rapporto deficit/PIL entro il 2015, come annuncia da tempo il governo (quest’anno la cifra è al 4,1 per cento).

Il ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici ha detto che “si dispiace dei giudizi critici e inaccurati fatti dall’agenzia di rating Standard and Poor’s”. Il primo ministro Jean-Marc Ayrault ha detto invece che la qualità del debito pubblico francese è “una delle migliori del mondo” e che S&P non ha tenuto conto di “tutte le riforme” nella sua analisi, e in particolare di quella delle pensioni che è attualmente in discussione in parlamento.

Il 14 gennaio 2012 S&P aveva già tolto la tripla A alla Francia e all’Austria, che erano passate da AAA ad AA+, declassando contemporaneamente il rating di altri sette paesi europei tra cui la Spagna, l’Italia e il Portogallo. Le altre due grandi agenzie di rating internazionali, Moody’s e Fitch, seguirono la decisione di S&P nelle settimane successive.