Il giorno dopo a Nairobi
Il presidente del Kenya ha detto che l'assalto al Westgate è finito: i morti sono 67, ma al-Shabaab ha diffuso numeri molto più alti e accusa il governo di aver usato armi chimiche
Martedì sera il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, si è rivolto alla nazione in un messaggio televisivo confermando che l’attacco terroristico che andava avanti da sabato al centro commerciale Nakumatt Westgate di Nairobi si è definitivamente concluso. Gli spari che si sono sentiti mercoledì mattina, ha detto il portavoce del governo Manoah Esipisu, sono stati solo colpi “di avvertimento” delle forze kenyane, che starebbero verificando stanza per stanza che non siano rimasti altri terroristi nell’edificio.
Kenyatta ha diffuso i numeri ufficiali relativi ai quattro giorni di assalto, che hanno visto poco più di una decina di militanti di al-Shabaab – gruppo somalo di estremisti islamici – prendere in ostaggio centinaia di persone: secondo Kenyatta i morti sono 67, tra cui 6 agenti di polizia; le persone arrestate sono 11 mentre altri 5 militanti sono morti nell’assalto. Quello al centro commerciale Westgate è l’attacco terroristico più grande compiuto in Kenya dalle bombe all’ambasciata statunitense a Nairobi, nel 1998, dove rimasero uccise più di 200 persone.
Nella giornata di mercoledì anche al-Shabaab ha dato la sua versione dell’accaduto: in una serie di messaggi twittati da un account che, dice AP, sembra essere autentico, gli shabaab hanno sostenuto che gli ostaggi morti sono 137, e che le forze di sicurezza kenyane hanno usato armi chimiche durante l’assalto, prima di distruggere parti del Westgate per coprirne le prove. Il portavoce del governo ha immediatamente negato l’uso di armi chimiche, aggiungendo: «Al-Shabaab è conosciuto per le sue accuse insensate e non c’è alcuna verità in quello che sta dicendo». Secondo Associated Press, comunque, ci sarebbero ancora dei corpi all’interno del centro commerciale e il numero dei morti potrebbe salire ancora. Finora, a parte le dichiarazioni di al-Shabaab, non c’è alcuna prova di un eventuale uso di armi chimiche da parte delle forze kenyane.
Secondo quanto ricostruito dal portavoce del governo, la distruzione di una parte del Westgate avrebbe altre cause: il terzo piano del centro commerciale sarebbe crollato a causa di un incendio appiccato dai terroristi, e di seguito sarebbero crollati anche il secondo e poi il primo piano.
Un altro punto su cui ci sono ancora poche certezze riguarda la nazionalità dei terroristi. Nonostante al-Shabaab sia una milizia somala, buona parte dei suoi militanti provengono da diversi paesi del Medio Oriente, oppure sono stati reclutati nelle comunità somale di Europa e Stati Uniti. Nelle prime ore dell’attacco si era parlato molto della possibile presenza di cittadini britannici e statunitensi tra i miliziani: finora, tuttavia, l’unica conferma è arrivata dal Ministero degli Esteri del Regno Unito, che ha confermato che tra gli arrestati c’è anche un cittadino britannico (per ora il suo nome o altri dettagli non sono stati diffusi). Gli stranieri tra le vittime sono invece molti di più, almeno 18, provenienti da Francia, Canada, Paesi Bassi, Regno Unito, Australia, Perù, India, Ghana, Sudafrica e Cina.