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  • Martedì 10 settembre 2013

La storia di Debra Milke

Fu condannata per aver fatto uccidere suo figlio sulla base di una presunta confessione che fece a un poliziotto, è stata scarcerata dopo 23 anni

FILE - In this Aug. 1, 2013 file photo, Debra Jean Milke listens to a judge during a hearing as she awaits a retrial in the 1989 shooting death of her 4-year-old son, Christopher, at Maricopa County Superior Court in Phoenix. A judge is allowing Milke to be released on bail as she awaits retrial in the 1989 killing of her young son, a case that had her on death row since 1990 until her conviction was overturn this year. (AP Photo/Ross D. Franklin, Pool, File)
FILE - In this Aug. 1, 2013 file photo, Debra Jean Milke listens to a judge during a hearing as she awaits a retrial in the 1989 shooting death of her 4-year-old son, Christopher, at Maricopa County Superior Court in Phoenix. A judge is allowing Milke to be released on bail as she awaits retrial in the 1989 killing of her young son, a case that had her on death row since 1990 until her conviction was overturn this year. (AP Photo/Ross D. Franklin, Pool, File)

Venerdì 6 settembre è stata scarcerata – dopo aver pagato una cauzione di 250 mila dollari – Debra Milke, un’americana di 49 anni che nel 1990 fu condannata a morte per aver fatto uccidere suo figlio da due sicari, al fine di ottenere circa 5 mila dollari dalla propria assicurazione sanitaria. Nel marzo del 2013 il giudice Alex Kozinski ha infatti stabilito che Milke non ha subìto un giusto processo, e che il suo caso dev’essere riesaminato: il detective Armando Saldate, che aveva detto di avere ottenuto una confessione da Milke durante un interrogatorio, aveva infatti mentito davanti ai giudici in altri quattro processi sui quali aveva indagato – fatto che all’epoca la giuria non conosceva. La testimonianza di Saldate fu decisiva per la condanna di Milke, sebbene la giuria credette al poliziotto sulla parola: la presunta confessione non fu registrata. Debra Milke si è sempre detta innocente e ha sempre smentito di aver confessato l’omicidio a Saldate.

«Nessun sistema giudiziario del mondo civilizzato dovrebbe basarsi su una prova così inconsistente, probabilmente generata da un’azione disonesta o eccessivamente zelante, nel decidere se privare o meno un cittadino della sua libertà», ha scritto il giudice Kozinski.

La storia, dall’inizio
Il 2 dicembre 1989 Christopher Milke, quattro anni, aveva indossato il suo vestito migliore ed era pronto per incontrare di nuovo Babbo Natale, che aveva già visto il giorno prima al centro commerciale Metrocenter, a Phoenix, in Arizona. Lui e la madre Debra si erano trasferiti da pochi mesi nell’appartamento di Jim Styers, un amico di Debra, dopo il divorzio dei suoi genitori; la donna aveva trovato lavoro come impiegata in una compagnia assicurativa. Secondo la sua testimonianza, il 2 dicembre aveva chiesto a Styers di accompagnare Cristopher al Metrocenter e lui aveva accettato.

Styers passò a prendere in macchina un suo amico, Roger Scott, ma non andarono al Metrocenter: portarono Cristopher in un luogo isolato alla periferia nord e lo uccisero con tre colpi di pistola alla testa. Nel pomeriggio di quello stesso giorno Styers chiamò Milke dicendole di aver perso di vista il bambino al centro commerciale: Milke chiamò il 911 (il numero unico per le emergenze negli Stati Uniti) e fu aperta un’inchiesta per scomparsa di minore.

Il 3 dicembre la polizia interrogò Roger Scott, che dopo 14 ore confessò e condusse i poliziotti al luogo dove si trovava il cadavere di Cristopher. Durante l’interrogatorio, che venne registrato, dichiarò anche che Milke «desiderava» che il figlio venisse ucciso, sebbene durante il processo non ripeté queste accuse. Poco dopo fu arrestato anche Styers. Debra Milke andò spontaneamente al commissariato, dove fu interrogata dal detective Soldate. Tre giorni dopo, in un rapporto riguardo l’interrogatorio, Soldate scrisse che in quell’occasione Milke aveva confessato di aver progettato l’omicidio di suo figlio, senza però allegare una registrazione del colloquio.

Milke fu accusata di rapimento, abuso di minore e omicidio premeditato. Nell’ottobre del 1990 fu riconosciuta colpevole di tutte le accuse e condannata a morte. Skyers e Scott furono condannati a morte a loro volta, in due processi separati.

Il contorno
La vicenda di Debra Milke fu molto seguita in Germania e in Svizzera, dove vivono tuttora i parenti della donna e dove non esiste la pena di morte. Fu creato un fondo affinché Milke potesse pagare le spese legali e furono raccolti circa 213 mila dollari: secondo uno dei gestori del fondo, però, oggi i fondi sono quasi esauriti. I 250 mila dollari della cauzione le sono stati prestati da alcuni suoi sostenitori.

La madre di Milke, Renate Janka, si è detta «entusiasta» riguardo il rilascio di sua figlia: in questi anni l’ha spesso visitata in prigione, vedendola sempre attraverso spessi pannelli di vetro per evitare ogni contatto fisico. L’ex marito è invece convinto da sempre che la donna sia colpevole e che i suoi sostenitori siano stati ingannati da «storie fatte apposta per sembrare vere», che leggono su Internet.

Gli sviluppi recenti
Il giudice Kozinski, nel riaprire il caso, ha scritto che oltre alla presunta confessione «nessun testimone o prova diretta collega Milke al crimine», e che i procuratori dell’accusa avevano deliberatamente nascosto alcune controversie legate a Soldate, considerato il testimone chiave del processo. Saldate non è stato in grado di fornire una registrazione della presunta confessione, né risulta che altre persone fossero nella stessa stanza quando avvenne. Secondo il Christian Science Monitor solo 12 stati americani impongono che gli interrogatori vengano registrati su un supporto elettronico.

La Corte ha inoltre rilevato quattro casi in cui i giudici hanno respinto confessioni o capi di imputazioni in un dato processo perché Saldate mentì sotto giuramento, e altri quattro in cui sono state rigettate delle istanze perché Saldate violò i diritti costituzionali del sospettato. Il 23 settembre la corte deciderà se continuare a ritenere affidabile la testimonianza di Saldate, sebbene non sia ancora chiaro se sarà nuovamente ascoltato dai giudici. La prossima udienza del processo ufficiale è stata provvisoriamente convocata per il 30 settembre.

foto: AP Photo/Ross D. Franklin