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  • Mercoledì 4 settembre 2013

L’inchiesta contro il nipote del fondatore della Red Bull

Appartiene a una delle famiglie più ricche della Thailandia ed è accusato di aver investito e ucciso un poliziotto con la sua Ferrari

Le autorità giudiziarie della Thailandia hanno annunciato martedì di avere emesso un mandato di comparizione per Vorayuth Yoovidhya, 28 anni, accusato di aver investito e ucciso un poliziotto in servizio mentre era alla guida di una Ferrari nelle prime ore del 3 settembre 2012, un anno prima. Yoovidhya è un membro di una delle famiglie più ricche della Thailandia, proprietaria del 49 per cento della società di bibite energetiche Red Bull, e il suo caso ha causato proteste e discussioni a livello nazionale.

Molti accusano le autorità thailandesi di essere lente e indulgenti nei confronti dei più ricchi e di chi può contare su un’ampia rete di contatti personali e, come spiega il New York Times, il caso ha generato da tempo discussioni sulle disuguaglianze sociali nel paese. Yoovidhya, soprannominato “Boss”, fa parte della quarta famiglia più ricca del paese secondo la rivista Forbes, con un patrimonio stimato in 7,8 miliardi di dollari (circa 6 miliardi di euro): la società Red Bull fu creata da Chaleo Yoovidhya insieme a un imprenditore austriaco prendendo l’idea del prodotto da una bevanda tradizionale thailandese.

Nei mesi scorsi ci sono stati tentativi di insabbiare e sviare l’indagine, e la polizia aveva arrestato l’autista di famiglia. L’autista, probabilmente sotto pressioni della polizia, aveva dichiarato falsamente di essere stato alla guida della Ferrari al momento dell’incidente: in conseguenza di questo un poliziotto era stato sospeso. Yoovidhya era stato quindi arrestato e aveva ammesso di essere alla guida quando avvenne l’incidente, ma era stato rilasciato poco dopo con il pagamento di una cauzione poco superiore a 10 mila euro. Il caso è molto seguito fin dall’inizio dai media thailandesi.

Un avvocato della famiglia ha detto che Vorayuth è partito giovedì scorso per un viaggio di affari a Singapore e che una malattia improvvisa gli ha impedito di rispondere alla convocazione in tribunale, ma ha aggiunto anche che tornerà entro tre giorni e che è disponibile a collaborare con le autorità. I magistrati dell’accusa sostengono però di non fidarsi e hanno segnalato l’intenzione di chiedere un mandato di arresto.

Dopo l’incidente del settembre 2012, la famiglia pagò ai parenti del poliziotto ucciso – Wichean Glanprasert, che era a bordo di una motocicletta di pattuglia nel centro di Bangkok quando venne colpito dalla Ferrari di Vorayuth – un risarcimento 3 milioni di baht, circa 73 mila euro, nel corso di una causa civile. Dopo sei rinvii, Vorayuth Yoovidhya è stato incriminato esattamente un anno dopo per omicidio a causa della guida pericolosa e omissione di soccorso. La pena massima prevista dalla legge thailandese per il primo reato è di 10 anni di carcere.

Vorayuth è il nipote di Chaleo Yoovidhya, morto a marzo del 2012, che inventò la bevanda energetica chiamata Krathing Daeng (“Toro rosso” appunto, in inglese Red Bull) e nel 1987 entrò in affari con l’austriaco Dietrich Mateschitz, con cui rese la Red Bull un prodotto conosciuto in tutto il mondo e la società una multinazionale con interessi nei settori sportivi e immobiliari. Chaleo ebbe dieci figli e numerosi nipoti, molti dei quali sono impegnati nella gestione della società. Il figlio Chalerm ha il 2 per cento della proprietà, che si somma al 49 per cento che era di Chaleo e ora è passato alla famiglia (la divisione della società è ancora in corso). Un altro figlio, Saravoot, è il responsabile di Red Bull per la Thailandia.

Foto: Vorayuth Yoovidhya poco dopo l’incidente, il 3 settembre 2012.
(AP Photo/File)