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  • Venerdì 30 agosto 2013

«Non sarà come l’Iraq»

Né come l'Afghanistan, né come la Libia, ha detto Kerry elencando le prove e le certezze per un probabile intervento militare in Siria

Aggiornamento: Obama ha detto in un previsto incontro con i giornalisti alle 20.20 ora italiana di non aver ancora preso una decisione sulla Siria, ma che l’uso delle armi chimiche da parte del regime è una sfida al mondo che minaccia gli interessi dell’ONU e di paesi amici degli Stati Uniti.

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Il Segretario di Stato statunitense John Kerry ha tenuto un discorso alla stampa (e in diretta online) alle 19 ora italiana sulle prospettive che riguardano la Siria e l’eventuale attacco americano in conseguenza dell’uso delle armi chimiche da parte del regime siriano. Kerry ha annunciato la diffusione pubblica dei documenti relativi all’indagine sull’attacco del 21 agosto a Damasco sospettato di essere stato condotto con armi chimiche, segnalando però che alcune delle informazioni non possono essere diffuse se non ai massimi dirigenti del Congresso americano, per proteggere le fonti di quelle informazioni. I documenti sono stati messi online simultaneamente al discorso.

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“We know”: Kerry ha ripetuto molto l’espressione “sappiamo” per elencare le certezze a cui l’amministrazione Obama è giunta sull’uso delle armi chimiche da parte del regime siriano, non solo il 21 agosto ma anche in occasioni precedenti. Il suo discorso è stato tutto concentrato sul rinnovare le sicurezze documentali sull’uso delle armi chimiche (alludendo agli errori fatti in passato sull’Iraq) e ricordare il ruolo degli Stati Uniti nella difesa delle norme internazionali, dei loro cittadini e di quelli dei loro alleati, dei civili vittime degli abusi del regime siriano.
“Nessuna ferita, nessun graffio, nessuna goccia di sangue”, ha detto Kerry dei report medici sulle vittime del bombardamento, alludendo al tipo di armi usate. Gli stessi infermieri e medici sono stati contagiati dagli stessi sintomi di soffocamento, che sono “i sintomi indiscutibili” di un attacco con armi chimiche. Almeno 1429 persone sono state uccise in quell’attacco, tra cui 426 bambini, ha detto Kerry: che ha anche ripetuto come il comportamento del regime siriano sia stato di rifiuto di chiarimenti e indagini e anzi impegno nel far sparire le tracce con bombardamenti della stessa zona nei giorni successivi.

Gli accordi presi sulle armi chimiche tra i paesi del mondo sono importanti, ha detto Kerry, ed è importante farli rispettare: “it matters”, ha ripetuto più volte. «Per la sicurezza e la credibilità degli Stati Uniti e dei nostri alleati. E per gli altri paesi che ci stanno guardando, e che aspettano di vedere se la Siria la passerà liscia. Sappiamo quali sono i rischi di non fare niente».

«Siamo gli Stati Uniti d’America»

«La domanda che ci dobbiamo fare non è più “cosa sappiamo” ma “cosa facciamo ora?”». L’indagine ONU non può sancire chi ha usato le armi chimiche, solo se sono state usate, ha proseguito Kerry. «Non dirà niente che non sappiamo già (…) Continueremo a parlare col Congresso, col popolo americano e con i nostri alleati. Ma gli Stati Uniti decidono in base ai loro valori (…) So che il popolo americano è stanco di guerra: credetemi, lo sono anch’io». L’intervento non somiglierà all’Iraq, all’Afghanistan, alla Libia, ha garantito Kerry: non ci saranno soldati sul terreno.

«Il presidente Obama è stato chiaro. Ogni decisione che prenderà sarà volta ad assicurare che un despota sia responsabile del flagrante e brutale uso di armi chimiche. Ma restiamo impegnati a ottenere che il primo obiettivo sia che questo sia affrontato e risolto per vie diplomatiche, al tavolo dei negoziati. Deve essere politico.».