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  • Giovedì 8 agosto 2013

In Repubblica Ceca è caduto il governo (di nuovo)

Il governo tecnico nominato un mese fa dal presidente Zeman non ha ottenuto la fiducia in Parlamento

Czech Prime minister Jiri Rusnok (2nd L) gestures as he attends with members of his technocrat cabinet a session in Czech Parliament on August 07, 2013 ahead of a confidence vote on the new technocrat government. Appointed by President Milos Zeman on July 10, 2013 the government of leftwing economist Jiri Rusnok replaced a centre-right coalition cabinet that was toppled by a bribery and spy scandal in June. AFP PHOTO / MICHAL CIZEK (Photo credit should read MICHAL CIZEK/AFP/Getty Images)
Czech Prime minister Jiri Rusnok (2nd L) gestures as he attends with members of his technocrat cabinet a session in Czech Parliament on August 07, 2013 ahead of a confidence vote on the new technocrat government. Appointed by President Milos Zeman on July 10, 2013 the government of leftwing economist Jiri Rusnok replaced a centre-right coalition cabinet that was toppled by a bribery and spy scandal in June. AFP PHOTO / MICHAL CIZEK (Photo credit should read MICHAL CIZEK/AFP/Getty Images)

Mercoledì 7 agosto il governo della Repubblica Ceca, guidato dall’economista Jiří Rusnok e nominato soltanto alla fine di giugno dal presidente Milos Zeman, non è riuscito a ottenere la fiducia alla Camera dei deputati. Su 193 parlamentari presenti il governo ha ottenuto 93 voti a favore e 100 voti contrari: questo rende probabile il ricorso alle elezioni anticipate entro la fine dell’anno.

Zeman aveva incaricato Rusnok dopo uno scandalo di corruzione e spionaggio che aveva coinvolto molte persone vicine all’ex primo ministro conservatore Petr Nečas, che il 16 giugno aveva deciso di dimettersi insieme a tutti i membri del suo governo. Si era dunque aperta una crisi politica: la Costituzione ceca prevede in questi casi che il presidente possa scegliere tra un governo ad interim che resti in carica fino alla fine prevista della legislatura (giugno 2014), un governo guidato da una nuova coalizione oppure lo scioglimento delle camere e le elezioni anticipate. Zeman, dopo varie consultazioni coi leader di tutti i partiti, aveva deciso per la prima ipotesi nominando Rusnok, suo principale consigliere economico, a capo di un governo di esperti e tecnici.

Da subito, però, il cosiddetto “governo del presidente” aveva ricevuto molte critiche. Sia da parte dei Socialdemocratici della CSSD, il principale partito di opposizione che chiedeva elezioni anticipate a settembre, sia dalla coalizione di centro-destra che aveva sostenuto il precedente governo e che rivendicava il diritto di formarne uno nuovo poiché aveva ottenuto nelle elezioni del 2010 la maggioranza in Parlamento. I partiti di centrodestra avevano dunque proposto come loro candidato Miroslava Nemcova: una donna con un ruolo importante nel partito del premier Nečas ma che però non era mai stata coinvolta negli scandali. Secondo gli analisti aveva una reputazione di rettitudine morale che avrebbe potuto ripristinare la fiducia nei confronti della coalizione.

Il 25 giugno Zeman aveva scelto invece di nominare Rusnok e molti avevano accusato il capo dello Stato di aver voluto fare un atto di forza scegliendo una persona a lui così vicina. La mancata fiducia al suo esecutivo non è perciò stata una sorpresa. Ora, secondo la Costituzione, il presidente ha una seconda possibilità per nominare un primo ministro e tentare di formare un nuovo governo, ma sembra un’ipotesi improbabile. Il centrodestra ha votato infatti compatto contro la fiducia e l’assenza di una maggioranza netta porterà i partiti ad aprire un dibattito sulla data del voto.   

Foto: Jiří Rusnok, il secondo da sinistra, in attesa del voto di fiducia,
7 agosto 2013.(AP PMICHAL CIZEK/AFP/Getty Images)