Il caso dei derivati in Piemonte

In un tribunale di Londra si discute se invalidare o meno un contratto da parecchi milioni: la Regione dice che chi lo ha firmato non parlava l'inglese abbastanza bene per capirlo

L’agenzia di stampa Bloomberg scrive che il funzionario della regione Piemonte che sottoscrisse alcuni contratti derivati, nel 2007, non parlava inglese abbastanza bene da comprendere la complessità dei contratti che aveva firmato. Questa linea di difesa sarebbe contenuta in un documento che la regione Piemonte ha presentato a un tribunale di Londra, dove si discute un caso in cui alla regione si oppongono le banche Dexia e Intesa Sanpaolo.

Nel 2007, quando il presidente era Mercedes Bresso dell’Unione di centrosinistra (oggi nel PD), la regione Piemonte emise un’obbligazione da 1,8 miliardi di euro. Per proteggersi dalle fluttuazioni del tasso di interesse a cui era agganciato il prestito, sottoscrisse con le banche Merryl Lynch, Dexia e Intesa Sanpaolo alcuni contratti derivati. Dal gennaio 2012 la regione ha cessato di pagare gli interessi sull’obbligazione emessa e il denaro che spettava alle tre grandi banche, sostenendo di essere stata truffata.

(Che cosa sono i derivati)

La regione ha cercato di portare la causa presso il TAR, il tribunale amministrativo, che però si è dichiarato incompetente. La causa quindi è passata al tribunale di Londra, competente per un certo tipo di contratti di tipo derivato. Secondo il documento esaminato da Bloomberg, la regione Piemonte sostiene che quel tipo di contratto non era valido per la legge italiana e che conteneva clausole nascoste che avevano garantito 54 milioni di euro di ingiusti profitti alle banche. Inoltre, scrive il documento riportando le tesi della regione, il capo delle finanze piemontesi nel 2006 «parlava un inglese molto limitato, quindi non ci si poteva aspettare che leggesse e comprendesse il complesso accordo che stava mettendo in atto».

La banca Merryl Lynch è giunta a una soluzione tramite un accordo privato con la regione qualche settimana fa. I termini non sono stati resi pubblici, ma probabilmente con l’accordo la regione Piemonte ha ripreso i pagamenti in cambio dell’indennizzo di parte del danno per gli “ingiusti profitti” ottenuti dalla banca. Dexia e Intesa Sanpaolo hanno proseguito la causa e hanno presentato al tribunale la richiesta di costringere immediatamente la regione Piemonte a pagare 36 milioni di euro di arretrati.

Molte regioni ed enti locali sono attualmente coinvolti in casi simili. Nel 1995 gli enti locali vennero autorizzati dall’allora ministro delle Finanze Giulio Tremonti a sottoscrivere alcuni contratti di tipo derivato. Nel 2002 l’uso dei derivati da parte degli enti locali venne regolato: in alcuni casi, come ad esempio gli interest swap, sottoscritti per proteggersi da variazioni del tasso di interesse dopo aver emesso un’obbligazione, i derivati vennero resi obbligatori (molti derivati di questo tipo vennero sottoscritti anche dal governo centrale). Nel 2008 ancora Tremonti, diventato ministro dell’Economia, cambiò idea e, in sostanza, vietò agli enti locali di sottoscrivere contratti derivati.

Il sospetto di molti analisti è che diverse amministrazioni locali abbiano utilizzato i contratti di tipo derivato in maniera spregiudicata, per nascondere le perdite nei loro bilanci o posticiparle nel tempo. A partire dal 2008 in molti, tra comuni ed altri enti locali, hanno tentato di invalidare i contratti sottoscritti in precedenza sostenendo ad esempio di essere stati raggirati dalle banche, che avrebbero nascosto all’interno dei contratti delle clausole che garantivano dei profitti scorretti.

Il caso più celebre in cui questa tesi è stata accolta è quello dei derivati sottoscritti dal Comune di Milano. Nella sentenza di primo grado del febbraio 2013, quattro grandi banche straniere sono state condannate per aver truffato il comune che, secondo i giudici, non aveva le competenze per comprendere i contratti che aveva sottoscritto.

In molti altri casi, come quello della regione Piemonte, le cose sono andate diversamente. Il tentativo di invalidare i contratti tramite i tribunali amministrativi è fallito quando i vari TAR si sono dichiarati incompetenti e hanno rimandato i vari casi al tribunale di Londra, dove sono discussi i contratti sottoscritti nei termini stabiliti dall’International Swaps and Derivatives Association (ISDA).