L’offerta per acquistare la Dole

L'ha fatta David Murdock, che ha già il 40 per cento delle azioni, e dal 1985 è la figura principale della più grande azienda del mondo produttrice di frutta e verdura

di Francesco Marinelli – @frankmarinelli

WAHIAWA, HAWAII - SEPTEMBER 24: A pineapple field at the Dole Helemano Pineapple Plantation is pictured September 24, 2002 near Wahiawa, Hawaii. David Murdock, the CEO of Dole Food Co., Inc., has offered to buy for $29.50 per share the 76 percent of company that he does not already own. Los Angeles County-based Dole has grown from a family-owned pineapple company to the world's largest producer of vegetables and fruits over the last 150 years. Dole operates in 90 countries. (Photo by Phil Mislinski/Getty Images)
WAHIAWA, HAWAII - SEPTEMBER 24: A pineapple field at the Dole Helemano Pineapple Plantation is pictured September 24, 2002 near Wahiawa, Hawaii. David Murdock, the CEO of Dole Food Co., Inc., has offered to buy for $29.50 per share the 76 percent of company that he does not already own. Los Angeles County-based Dole has grown from a family-owned pineapple company to the world's largest producer of vegetables and fruits over the last 150 years. Dole operates in 90 countries. (Photo by Phil Mislinski/Getty Images)

David Murdock, 90 anni, è l’amministratore delegato della Dole Food Company, la più grande azienda produttrice di frutta e verdura del mondo. Murdock possiede il 40 per cento delle azioni della società – quotata al New York Stock Exchange di New York e valutata 1,5 miliardi dollari – e ha annunciato un’offerta per acquistare il restante 60 per cento, con un investimento di più di un miliardo di dollari.

La storia della Dole Food Company
La storia della Dole inizia con la creazione, nel 1851, della Castle&Cooke, e con la collaborazione della società con la Hawaiian Pineapple Company, società di cui era proprietario James Dole. In poco tempo, l’azienda divenne una delle più importanti delle Hawaii per la produzione di ananas, ma si occupava anche di trasporti, della produzione di zucchero e dell’imballaggio di frutti di mare. Gli affari aumentarono con la costruzione della prima piantagione di ananas sull’altopiano di Oahu, nelle Hawaii, e ancora di più dopo l’annessione con gli Stati Uniti, grazie alle agevolazioni doganali sulla vendita dei prodotti agricoli.

Nel 1932 la Castle&Cooke acquisì il 21 per cento della Hawaiian Pineapple Company. Nel 1960 acquisì un’altra società, la Standard Fruit Company, e il resto della società di James Dole: nel 1991, dall’insieme delle tre società, nacque la Dole Food Company, divenuta ormai la più importante multinazionale produttrice di frutta e ortaggi. Nel 2012, la società ha fatturato 4,2 miliardi di dollari, e possiede oggi piantagioni nel Centro America, nel Sudamerica e sulla costa asiatica dell’Oceano Pacifico.

La sede della società è a Westlake Village, in California. Ha 74.300 dipendenti, più quelli che assume per lavori stagionali nelle piantagioni. Produce più di trecento tipi di prodotti, distribuiti in novanta paesi. Oggi è il principale produttore al mondo di banane, ananas, uva, fragole, insalate e bevande a base di frutta: queste ultime, in base a un importante accordo commerciale, vengono distribuite in tutto il mondo dalla Pepsi.

Chi è David Murdock
L’uomo che vuole prendere il controllo della Dole è il 90enne David Murdock, che da molti anni è uno degli uomini chiave della società. Murdock è nato l’11 aprile 1923 in un paesino dell’Ohio e ha una di quelle storie tipicamente americane di uomo che si è fatto da solo: interruppe gli studi a metà delle superiori e si arruolò nell’esercito durante la Seconda guerra mondiale, poi, finita la guerra, andò a stare a Detroit, dove visse in condizioni molto precarie e senza una vera casa. Si trasferì allora in Arizona e iniziò a lavorare nel settore immobiliare, attività che portò avanti anche negli anni successivi a Los Angeles, con buoni risultati e diverse acquisizioni importanti.

A metà degli anni Settanta, Murdock era diventato proprietario di alcune piccole società: il suo lento successo continuò con il controllo della International Mining e poi della Occidental Petroleum. Nel 1985, a 62 anni, acquistò, salvandola dal fallimento, la Castle&Cooke, proprietaria della Dole Food Company, che all’epoca si occupava principalmente della produzione di banane e ananas. Murdock iniziò a valorizzare le proprietà della società, facendo costruire anche nuovi immobili residenziali e commerciali.

Nel 2003 David Murdock acquisì per intero la Dole, trasformandola in una società a socio unico: la stessa operazione, cioè, che vorrebbe fare oggi. Successivamente, nel 2009, decise di quotare la società alla borsa di New York, rinunciando così ad avere il 100 per cento delle azioni. L’offerta pubblica iniziale (Initial Public Offering o IPO) fu di 446 milioni di dollari.

A partire dalla fine degli anni Ottanta, Murdock è comunque sempre stato il responsabile delle scelte strategiche più importanti della Dole Food Company: è stato presidente della Dole fino al febbraio 2013, mentre oggi ha ceduto la presidenza per fare l’amministratore delegato della società e il presidente del consiglio d’amministrazione.

Da quando ha compiuto 60 anni, Murdock ha iniziato a praticare uno stile di vita molto salutare: in un’intervista pubblicata su Forbes, ha detto di voler vivere fino a 125 anni. Il suo patrimonio è stimato in 2,4 miliardi di dollari: tra le sue attività ci sono anche numerose donazioni ai centri di ricerca per la battaglia contro il cancro, dopo anni passati in giro per il mondo per riuscire a trovare possibili cure per la sua prima moglie, morta a causa di un cancro alle ovaie. Murdock ha finanziato con 500 milioni di dollari il North Carolina Research Campus e fondato il David Murdock Research Institute a Kannapolis (North Carolina).

La notizia dell’offerta ha avuto, come prevedibile, conseguenze sulla quotazione delle azioni societarie, che la settimana scorsa sono salite del 22 per cento fino a raggiungere i 12,46 dollari. Hanno superato così il prezzo di offerta di Murdock, che era di 12 dollari per azione: si trattava comunque di un’offerta iniziale, che secondo alcuni analisti finanziari è destinata a crescere.

Foto: Phil Mislinski/Getty Images