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  • Giovedì 20 giugno 2013

La vittoria dei 20 centesimi in Brasile

Rio de Janeiro e San Paolo hanno revocato il contestato aumento dei costi del trasporto pubblico, ma le proteste nel paese proseguono

Riot police help residents cross the street where protesters gather near Castelao stadium in Fortaleza, Brazil, Wednesday, June 19, 2013. Protesters cut off the main access road to the stadium where Brazil will play Mexico in the Confederations Cup soccer tournament later Wednesday. Beginning as protests against bus fare hikes, the demonstrations have quickly ballooned to include broad middle-class outrage over the failure of governments to provide basic services and ensure public safety. (AP Photo/Andre Penner)
Riot police help residents cross the street where protesters gather near Castelao stadium in Fortaleza, Brazil, Wednesday, June 19, 2013. Protesters cut off the main access road to the stadium where Brazil will play Mexico in the Confederations Cup soccer tournament later Wednesday. Beginning as protests against bus fare hikes, the demonstrations have quickly ballooned to include broad middle-class outrage over the failure of governments to provide basic services and ensure public safety. (AP Photo/Andre Penner)

Ieri, mercoledì 19 maggio, le autorità di Rio de Janeiro e San Paolo hanno annunciato la revoca dell’aumento del costo dei trasporti pubblici – 20 centesimi di reais, circa 7 centesimi di euro – che era entrato in vigore all’inizio di giugno e aveva innescato la più grande ondata di proteste nel paese degli ultimi vent’anni. Con questo provvedimento, i sindaci delle due città del Brasile dove hanno avuto inizio le rivolte si sono uniti a quelli di Porto Alegre, Blumenau, Recife, Cuiabá e João Pessoa, che avevano ripristinato le vecchie tariffe lunedì scorso. La decisione non ha però fermato le manifestazioni che, per il dodicesimo giorno consecutivo, si sono svolte con la partecipazione di migliaia di persone.

Le proteste di ieri
Più di 7 mila persone, secondo i dati della polizia, si sono riunite mercoledì sera davanti al municipio di Niterói, nello Stato di Rio de Janeiro, dall’altra parte della baia. La manifestazione si è svolta pacificamente, fino a quando (secondo uno schema costante nelle proteste di questi giorni) un gruppo di 200 o 300 persone si è spostato alla stazione dei traghetti cercando di bloccare il ponte di 15 chilometri che collega Rio de Janeiro alla città, lanciando pietre, danneggiando alcuni edifici, saccheggiando dei negozi e costruendo barricate di legno a cui hanno dato fuoco. La polizia ha sparato gas lacrimogeni cercando di disperdere la folla.

Ieri altri episodi di violenza ci sono stati a Fortaleza, nel nord-est del paese, prima e dopo la partita della Confederations Cup tra Brasile e Messico. Circa 25 mila persone si erano riunite già dalla mattina fuori dallo stadio cercando di bloccare due delle quattro strade di accesso e, poco prima della partita, sono riuscite a forzare l’ampia barricata costruita dalla polizia. Ci sono stati scontri, con lanci di pietre, gas lacrimogeni e proiettili di gomma. All’interno dello stadio, violando le linee guida della FIFA, alcuni tifosi hanno mostrato dei cartelli di sostegno ai manifestanti con scritto: «Il mio Brasile è per le strade», «Il gigante si è risvegliato» e «Brasile svegliati, un insegnante vale più di Neymar», celebre calciatore della nazionale. Altre manifestazioni si sono svolte a Recife, Belo Horizonte, Rio Branco, Rio del Janeiro, Salvador, San Paolo e Brasilia.

Le forze speciali
Il governo del Brasile ha annunciato ieri l’invio delle forze speciali della polizia nelle sei città che ospitano la Confederations Cup: Fortaleza, Rio de Janeiro, Salvador, Belo Horizonte, Recife e Brasilia. Si tratta di agenti che vengono mobilitati in caso di conflitti sociali o di situazioni di emergenza, che hanno un «ruolo di conciliazione e mediazione e non di repressione», ha precisato il ministro della Giustizia. I membri di questa forza speciale erano già stati schierati domenica scorsa a Rio de Janeiro, durante la partita Messico-Italia, e avevano utilizzato proiettili di gomma e gas lacrimogeni contro le persone che protestavano fuori dallo stadio.

«Una grande vittoria»
Il Movimento Free Pass (MPL), associazione attiva in diverse parti del Brasile e che ha organizzato la prima manifestazione lo scorso 7 giugno, ha fatto sapere che la decisione di sospendere l’aumento «è una grande vittoria del popolo della strada» e che «il movimento ha raggiunto il suo primo obiettivo». Ha però aggiunto che continueranno «a lottare per l’accesso gratuito ai mezzi pubblici, che è sempre stato lo scopo finale della proteste». Uno dei loro slogan dice: «Un paese sviluppato non è quello in cui i poveri hanno le auto, ma quello in cui i ricchi usano i trasporti pubblici». Oggi sono previste una serie di cortei in tutto il paese per festeggiare: «Andremo in piazza soprattutto per celebrare la vittoria e per decidere che cosa fare d’ora in poi».

Dilma Rousseff e il futuro delle proteste
Nel frattempo, la presidenta Dilma Rousseff (la cui popolarità secondo un sondaggio degli ultimi giorni resta al 71 per cento) ha ammesso in un discorso pubblico di aver ricevuto il messaggio proveniente dalle strade e ha riconosciuto che le richieste sono legittime, esortando i leader di tutti i partiti a lavorare per avere «scuole migliori, ospedali, mezzi di trasporto pubblico di qualità e ad un prezzo equo». Quella arrivata ieri sembra essere la prima proposta concreta per risolvere un conflitto che se è iniziato per l’aumento delle tariffe di autobus e metro e contro le spese sostenute per l’organizzazione dei Mondiali nel 2014 e delle Olimpiadi nel 2016, ha però assunto dimensioni più ampie.  Lo stesso segretario generale della presidenza del Brasile, Gilberto Carvalho, ha ammesso di non capire fino in fondo la complessità delle cause che hanno portato alla partecipazione di massa alle proteste.

Le mobilitazioni non hanno leader, si sono diffuse rapidamente coinvolgendo in tutto il Paese almeno 250 mila persone. Vi partecipano studenti, lavoratori e attivisti di sinistra. Diversi esperti di movimenti di massa hanno affermato che poiché le rivendicazioni sono molteplici e non vi è un’organizzazione precisa a guidarle sono destinate a proseguire e a crescere. Nonostante le notizie riguardino le violenze, gli scontri e i saccheggi di alcuni piccoli gruppi, le manifestazioni sono per lo più pacifiche. Lo ha detto anche Dilma Rousseff, parlandone come di un «segnale del potere della democrazia» e «della civiltà del popolo brasiliano».