• Mondo
  • Giovedì 30 maggio 2013

Le detenzioni illegali di Camp Bastion

Una specie di scandalo Guantanamo britannico: la BBC dice di avere le prove che 85 persone sono detenute in Afghanistan senza processo

HELMAND PROVINCE, AFGHANISTAN - JUNE 9: British Army soldiers and officers from various regiments march to line up for the repatriation ceremony for L/cpl Paul "Sandy" Sandford on June 9, 2007 in Camp Bastion, Helmand Province, Afghanistan. British troops held a repatriation ceremony for Sandford, a British soldier from Worcestershire and Sherwood Foresters Regiment killed in action on June 6, 2007 in Afghanistan. (Photo by Marco Di Lauro/Getty Images)
HELMAND PROVINCE, AFGHANISTAN - JUNE 9: British Army soldiers and officers from various regiments march to line up for the repatriation ceremony for L/cpl Paul "Sandy" Sandford on June 9, 2007 in Camp Bastion, Helmand Province, Afghanistan. British troops held a repatriation ceremony for Sandford, a British soldier from Worcestershire and Sherwood Foresters Regiment killed in action on June 6, 2007 in Afghanistan. (Photo by Marco Di Lauro/Getty Images)

Ieri BBC ha scritto di aver ottenuto le prove di detenzioni illegali del Regno Unito in Afghanistan. La struttura al centro dell’inchiesta è Camp Bastion, la più grande base militare in Afghanistan, che si trova nella provincia dell’Helmand, nel sud del paese. Secondo BBC, che dice di aver visionato documenti legali in un caso che sta venendo discusso alla Corte Suprema britannica, le forze armate del Regno Unito oggi stanno detenendo fino a 85 cittadini afghani senza processo e senza che siano formalizzate accuse contro di loro, in alcuni casi anche 14 mesi dopo l’arresto.

Otto di loro hanno fatto ricorso alla Corte Suprema del Regno Unito chiedendo di essere liberati e paragonando la loro situazione a quella dei detenuti di Guantanamo, la base statunitense sull’isola di Cuba. Da parte sua, il ministero della Difesa britannico ha confermato che 80-90 persone sono tenute in custodia dalle forze armate britanniche, ma ha aggiunto che le detenzioni sono legali. La causa è iniziata a metà aprile e la prima udienza si terrà probabilmente a luglio.

A Guantanamo, gli Stati Uniti detengono attualmente circa 160 uomini di diversa nazionalità, principalmente catturati in Afghanistan, con lo status di “nemico combattente”, in base al quale l’amministrazione statunitense ha ritenuto in passato di poterli tenere in prigione a tempo indefinito e senza processo. I ripetuti tentativi di chiudere il carcere da parte della presidenza Obama fin qui si sono sempre scontrati con l’opposizione del Congresso.

Il Regno Unito opera in Afghanistan come parte dell’ISAF, la missione NATO autorizzata dall’ONU a dicembre 2001, a cui partecipa anche l’Italia con circa 3000 soldati: le linee guida prevedono che i soldati britannici non possano detenere nessun sospetto per più di 96 ore (quattro giorni). Sono previsti periodi di detenzione più lunghi in “circostanze eccezionali”, come per esempio quando i sospetti servano a ottenere informazioni che possano prevenire attentati o salvare vite umane, ma secondo i documenti ottenuti da BBC gli interrogatori sono finiti “mesi fa”.

Cosa dice il governo britannico
Un portavoce del ministero della Difesa ha detto che molte delle persone coinvolte sono «sospetti assassini di soldati britannici o note per essere coinvolti nella preparazione, nell’aiuto o nella posa di IED», cioè le bombe rudimentali (improvised explosive devices) poste spesso lungo le strade dell’Afghanistan per colpire i convogli militari. Il portavoce ha aggiunto che le persone sono trattenute in attesa di essere consegnate alle autorità afghane per ulteriori indagini e per il processo.

Ma la questione è complicata dal fatto che Philip Hammond, il ministro della Difesa britannico, ha vietato a novembre 2012 di trasferire i sospetti alle autorità afghane, dopo una serie di casi in cui ci sono state denunce di torture e violazioni dei diritti umani nelle carceri afghane.

Dopo la pubblicazione della notizia da parte di BBC, l’ambasciatore afghano nel Regno Unito Mohammad Daud Yaar ha dichiarato che i detenuti sarebbero dovuti essere trasferiti alle autorità locali e che non farlo significava mettere a rischio “il principio della sovranità nazionale”. Lo stesso presidente afghano Karzai si è espresso molte volte contro le carceri gestite nel paese da stranieri. Dopo la presa di posizione dell’ambasciatore, il ministro Hammond ha detto che i problemi con il “sistema giudiziario afghano” sono stati superati e che il trasferimento alle autorità locali dei detenuti, interrotto sei mesi fa, potrà ricominciare già nelle prossime settimane.

Che cos’è Camp Bastion
La base militare di Camp Bastion è stata costruita nel 2006 dall’esercito britannico. Si estende per circa venti chilometri quadrati in un’area desertica nel nord della provincia, ha al suo interno un ospedale e un grande aeroporto e ospita attualmente intorno alle trentamila persone tra personale militare britannico e statunitense.

La base è stata attaccata diverse volte dai talebani: l’episodio più grave avvenne la notte del 14 settembre 2012, quando una quindicina di talebani travestiti da militari statunitensi uccisero due membri del corpo dei Marines statunitensi e danneggiarono gravemente otto aerei militari. In quel periodo nella base si trovava anche il principe Harry del Regno Unito, che ha prestato servizio cinque mesi in Afghanistan come elicotterista.

La guerra in Afghanistan e il Regno Unito
L’avvocato di uno degli otto uomini che hanno iniziato la causa davanti alla Corte Suprema britannica, Phil Shiner, ha parlato di una “struttura segreta” in cui sono detenute illegalmente fino a 85 persone e ha sottolineato il fatto che questo avviene senza che il Parlamento, il sistema giudiziario e l’opinione pubblica ne sappiano nulla.

C’è un’altra questione che, proprio in questi giorni, sta facendo tornare la guerra in Afghanistan sulle prime pagine dei giornali britannici: la prossima settimana uscirà nel Regno Unito un libro di Frank Ledwidge, consulente civile del governo britannico in Libia, Iraq e Afghanistan: secondo il Guardian è una “critica devastante” al coinvolgimento del Regno Unito in Afghanistan, che descrive gli enormi costi (a oggi 37 miliardi di sterline, ovvero 43 miliardi di euro) e il fallimento nella pacificazione del paese, nel contrasto alle coltivazioni di papaveri da oppio (la provincia di Helmand, da sola, è il primo produttore mondiale) e nell’assicurare una transizione verso una democrazia funzionante.

foto: Marco Di Lauro/Getty Images