Lo sbaglio di Renzi

Sta perdendo l'occasione di rinnovare il PD, dice Angelo Panebianco in prima pagina sul Corriere

Sulla prima pagina del Corriere della Sera di sabato, Angelo Panebianco spiega perché Matteo Renzi «potrebbe impedire lo sfaldamento del Partito Democratico» e perché, invece, i suoi troppi errori gli stanno impedendo di rinnovare davvero la politica italiana: tra questi errori c’è la sua mancata volontà di «prendersi il partito» e di trasformarlo.

Matteo Renzi avrebbe potuto essere – e potrebbe essere ancora, se commettesse meno errori – la novità della politica italiana. È l’unico che, sulla carta, possiede il carisma per riassorbire la sfida grillina, l’unico che potrebbe impedire lo sfaldamento del Partito democratico e la conseguente affermazione di un inedito bipolarismo fra i 5 Stelle e il centrodestra. È l’unico che potrebbe, per la prima volta nella sua storia ultrasecolare, dare una identità stabilmente riformista a una sinistra da sempre condizionata, quando non dominata, da correnti massimaliste.
Le condizioni sono cambiate rispetto a quando, solo pochi mesi fa, Renzi sfidò Bersani nelle primarie. Allora il Pd era ancora un partito sicuro di sé, orgoglioso delle proprie radici, di una storia che risaliva alla Prima Repubblica.

Un partito che, con la segreteria Bersani, aveva messo brutalmente da parte, trattandolo come un mero incidente di percorso, il tentativo di Walter Veltroni, primo segretario del Partito democratico, di introdurre una certa discontinuità e un po’ di innovazione nella sinistra italiana. In quel momento i sondaggi davano ragione a Bersani e alla sua linea all’insegna della continuità con il passato. Renzi, vissuto dai militanti come un corpo estraneo, e una minaccia alla tradizione e alla loro stessa identità, e percepito dall’apparato di partito come un pericolo mortale, non avrebbe potuto vincere quelle primarie neppure se le regole elettorali fossero state per lui meno penalizzanti.

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Foto: Mauro Scrobogna /LaPresse