Che cos’è una piramide demografica

Ne ha parlato ieri Giuliano Amato a Che tempo che fa: semplificando, è un disegno che dice quanti saremo e come staremo (male, nel caso dell'Italia)

di Alessandro Pini

Domenica sera Giuliano Amato, ospite da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, ha fatto accenno alla “piramide demografica” per spiegare in parte la situazione di difficoltà economica del nostro paese.

La piramide demografica, utilizzata in statistica, è una rappresentazione grafica della popolazione per classe d’età che descrive l’andamento demografico, generalmente distinguendo tra maschi e femmine. Sull’asse verticale vengono raffigurate le classi di età, mentre in ascissa – l’asse orizzontale – viene rappresentata la numerosità della popolazione della classe di età in questione. Come ricordava Amato, una piramide larga alla base e stretta sulla cima rappresenta una popolazione in crescita, con un elevato potenziale di forza lavoro per il futuro. Viceversa una piramide più corposa nella parte superiore è la raffigurazione di un paese in declino demografico e con probabili problemi di spesa previdenziale. Più la concentrazione si sposta verso l’alto più il tema delle pensioni diventa attuale, se non urgente, e in Italia ne sappiamo qualcosa.

Questa rappresentazione, quindi, oltre a essere utile ad analizzare le correlazioni tra l’andamento demografico e quello economico di un paese, è un efficace supporto grafico per ipotizzarne lo scenario del futuro prossimo. L’ISTAT effettua analisi e previsioni sull’andamento della popolazione in Italia e l’animazione di seguito raffigura uno dei tre scenari elaborati dall’Istituto Nazionale di Statistica: l’andamento dal 2011 al 2065.

Osservando l’animazione si nota come la piramide dell’intera popolazione sia “sorretta” da una base che va ad assottigliarsi dai 44 anni in giù. Ciò può essere causato o da un calo delle nascite o da un maggiore tasso di mortalità nell’ultima generazione. La piramide demografica del 2011 consente anche di osservare gli effetti sulla popolazione della Seconda guerra mondiale: la curva si trasforma in scalino tra le classi di età dei 65-70enni, da cui si può desumere il calo di natalità verificatosi durante la guerra.

Oltre che sul passato, la piramide suggerisce anche preziose indicazioni sul futuro. A meno di variazioni sul trend demografico dell’Italia – al momento non ipotizzate – intorno al 2040 la percentuale di popolazione in età lavorativa calerà ai minimi storici passando dall’odierno 65 per cento al 54 per cento. Seguiranno, nello scenario dell’ISTAT, circa dieci anni di stallo. La percentuale di ultranovantenni dovrebbe crescere dall’1 al 6 per cento della popolazione totale, con un incremento esponenziale degli over 100: potrebbero essere oltre 500mila nel 2065.

L’animazione consente di notare inoltre come le previsioni non portino a breve termine a un’inversione di tendenza, riportando la base della piramide ad essere più corposa della cima. Al contrario, l’andamento della popolazione straniera residente segue un flusso più regolare: aumenterà da 4 a 14 milioni, mentre la popolazione totale crescerà in modo ridotto fino al 2039, per poi decrescere progressivamente fino a tornare ai valori attuali.

La parternità della piramide demografica è incerta. I primi a presentare dati in questa modalità furnono probabilmente tra il 1600 e il 1700 l’astronomo Halley e lo statistico John Graunt, che calcolò anche la prima tavola di mortalità ed è considerato tra i fondatori della demografia. La prima rappresentazione della piramide per come la intendiamo oggi viene fatta risalire invece allo “Statistical Atlas of the United States”, pubblicato nel 1874. Una traccia nella storia delle rappresentazioni demografiche la lasciò anche l’italiano Luigi Perozzo, che nel 1879 “fotografò” la popolazione svedese con un grafico 3D: oltre all’età e alla numerosità erano presenti anche le date di riferimento.

Elaborazione grafica di Alessandro Pini