Traders

Gran fotografie di facce e momenti che in questi anni ci sono diventati familiari, sebbene in borsa si vedano sempre meno

CHICAGO, IL - JANUARY 25: Traders signal offers in the Standard & Poor's 500 stock index options pit at the Chicago Board Options Exchange (CBOE) following the Federal Open Market Committee meeting on January 25, 2012 in Chicago, Illinois. Following the meeting the Fed, which left interest rates unchanged, said it does not plan any rate changes until late 2014. (Photo by Scott Olson/Getty Images)
CHICAGO, IL - JANUARY 25: Traders signal offers in the Standard & Poor's 500 stock index options pit at the Chicago Board Options Exchange (CBOE) following the Federal Open Market Committee meeting on January 25, 2012 in Chicago, Illinois. Following the meeting the Fed, which left interest rates unchanged, said it does not plan any rate changes until late 2014. (Photo by Scott Olson/Getty Images)

Una delle storie collaterali alla grande crisi economica iniziata nel 2008 e in molti paesi non ancora conclusa è l’esplosione dello spazio dedicato alle notizie di economia sulle pagine dei giornali. Si è scritto a lungo di come parole come “spread” siano entrate nella familiarità del lessico politico italiano (fino a perdere significato e diventare quasi delle entità proprie), ma il fenomeno è più generale e riguarda anche l’accresciuta popolarità di divulgatori, economisti, esperti e sedicenti tali. L’esplosione delle notizie economiche ha posto un problema in più, per le redazioni: come si illustra un articolo sul crollo degli indici alla borsa di New York o sugli effetti di un declassamento da parte di un’agenzia di rating? La risposta a questa domanda è stata, da una parte, le esposizioni delle quotazioni di Borsa nei luoghi pubblici, soprattutto in Asia; dall’altra invece una strada più “calda” e umana, quella delle facce delle persone che lavorano in Borsa, dei trader. Ma non le facce della grandissima parte dei trader, che lavorano davanti a un computer nei loro uffici o in grandi open space, bensì le facce di quei pochi trader che contrattano ancora sui cosiddetti “trading floor“, a gesti o urlando parole specifiche durante delle sessioni simili a quelle delle aste, più o meno. Benché momenti del genere abbiano una letteraria e cinematografica popolarità, dagli anni Ottanta in poi le contrattazioni informatiche e telefoniche hanno sostituito quasi completamente quelle dal vivo. La Borsa di New York è una delle poche che mantiene ancora un vivo trading floor, tra quelle più importanti al mondo. E ci si trovano delle facce e dei momenti notevoli.