La sparatoria a palazzo Chigi in 6 punti

Che cosa sappiamo su quanto successo ieri a Roma, messo in ordine, e le ultime sulle condizioni dei feriti

Nella tarda mattina di domenica 28 aprile un uomo ha raggiunto piazza Colonna, a Roma, e si è avvicinato ad alcuni carabinieri. Gli agenti stavano sistemando le transenne per chiudere gli accessi alla zona davanti a palazzo Chigi, la sede del governo dove si sarebbe svolto il primo Consiglio dei ministri del nuovo governo Letta. I militari hanno allontanato l’uomo spiegandogli che non poteva proseguire verso il palazzo. Pochi istanti dopo – erano le 11:34 – l’uomo ha estratto una pistola e ha iniziato a sparare in direzione dei carabinieri.

La sparatoria
Un proiettile ha colpito Giuseppe Giangrande, brigadiere di 50 anni originario di Monreale, che è caduto a terra privo di sensi con una ferita al collo. Un altro colpo ha ferito a una gamba Francesco Negri, carabiniere scelto di 30 anni di Torre Annunziata. L’uomo ha esploso diversi altri colpi, anche se dalle ricostruzioni pubblicate fino a ora dai giornali non è ancora chiaro quanti siano stati: chi parla di sei, chi di sette e chi di dodici.

A quell’ora piazza Colonna non era molto affollata, ma c’erano comunque diverse persone che la stavano attraversando per raggiungere via del Corso o proseguire verso la zona del Pantheon. I colpi hanno portato ad alcuni momenti di panico, con persone che scappavano urlando, altre che cercavano riparo e assistenza da parte delle forze dell’ordine.

Feriti
A poca distanza dal punto della sparatoria stavano passando, per esempio, Andrea e Marina Stolfi insieme con il loro figlio di tre anni. La signora, al quarto mese di gravidanza, è rimasta lievemente ferita a un braccio, mentre non ci sono state conseguenze per il bambino che nascerà tra qualche mese. Andrea Stolfi stava spingendo il passeggino con il figlio sopra e si è istintivamente lanciato dietro la guardiola di palazzo Chigi, per trovare riparo. Nella corsa il passeggino si è rovesciato e il bambino è caduto a terra, ferendosi solo lievemente al viso. Il padre ha riportato una lussazione.

Soccorsi
La sparatoria è durata pochi istanti anche grazie al rapido intervento dei colleghi dei due carabinieri feriti e del personale di sicurezza di palazzo Chigi. L’uomo è stato spinto a terra, disarmato e immobilizzato, mentre altri militari hanno prestato i primi soccorsi a Giangrande e a Negri, in attesa dell’arrivo delle ambulanze e dei medici. Sono stati trasportati d’urgenza entrambi in ospedale. Negri è stato operato al San Giovanni per la frattura alla gamba causata dai proiettili, resterà ricoverato per alcuni giorni. Giangrande è stato operato per tre ore nel pomeriggio di domenica all’Umberto I: ha subito una lesione midollare e saranno necessari alcuni giorni prima di valutare le possibili conseguenze del trauma. Lunedì mattina i medici lo hanno definito stabile, ma hanno anche confermato la prognosi riservata in attesa di sviluppi.

Luigi Preiti
L’autore dell’attacco è stato identificato pochi minuti dopo la sparatoria. Si chiama Luigi Preiti, ha 49 anni ed è originario di Rosarno (Reggio Calabria), ma si era trasferito una ventina di anni fa a Predosa, in provincia di Alessandria. È sposato e ha un figlio di 11 anni, avuto da una seconda compagna dopo un divorzio. Era titolare di un’impresa individuale nel settore edile, che aveva accumulato debiti e crediti non riscossi. Stando alle ricostruzioni circolate fino a ora, per molti aspetti imprecise e contraddittorie tra loro a seconda delle fonti, Preiti aveva iniziato a scommettere su partite a biliardo cercando un sistema alternativo per mettere insieme qualche soldo. La cosa fece peggiorare i suoi rapporti con compagna e figlio, e nel 2011 Preiti decise di tornare in Calabria a vivere con i genitori.

Preiti era partito per Roma nella mattina di sabato 27 aprile dalla stazione di Gioia Tauro. Sul treno era stato sottoposto a un controllo di routine da parte di due agenti della Polizia Ferroviaria, che non hanno notato nulla di strano. Arrivato alla stazione di Roma Termini intorno alle tre del pomeriggio, Preiti ha preso una stanza all’albergo Concorde nella zona dell’Esquilino. Il giorno dopo, domenica, ha passeggiato a lungo per le vie del centro, poi verso le 11:30 ha raggiunto piazza Colonna e ha iniziato a sparare.

Confessione
Stando a cosa racconta Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, durante il primo interrogatorio davanti al pubblico ministero, Preiti avrebbe ammesso di avere pensato a un “gesto eclatante” colpendo un politico: «Poi ho visto quegli uomini in divisa che per me rappresentavano le istituzioni. Loro stavano mettendo le transenne, non potevo passare. Per questo ho deciso di fare questa cosa. È stato a quel punto che ho deciso di sparare». Preiti avrebbe comunque dato versioni contraddittorie su diversi punti del proprio “piano”, e ora spetterà agli inquirenti ricostruire con maggiore precisione i suoi spostamenti e capire come abbia ottenuto la pistola con cui ha sparato, mirando alle parti dei militari non coperte dalle protezioni antiproiettile.

Giuramento
La sparatoria davanti a palazzo Chigi è avvenuta negli stessi momenti in cui i ministri del governo Letta stavano giurando al palazzo del Quirinale, a poche centinaia di metri di distanza da piazza Colonna. Il giuramento è avvenuto con buona parte dei ministri inconsapevoli di che cosa stesse succedendo a palazzo Chigi. La notizia è stata data una decina di minuti dopo la sparatoria e tra i primi a essere informati, oltre a Napolitano e Letta, c’è stato Angelino Alfano, che aveva da poco giurato come ministro degli Interni, succeduto ad Annamaria Cancellieri. Successivamente, nel corso del primo Consiglio dei ministri, Alfano ha invitato i propri colleghi a utilizzare scorte e auto di servizio per precauzione, in attesa di ulteriori revisioni e approfondimenti sulla gestione della sicurezza intorno ai palazzi governativi.