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  • Mercoledì 27 marzo 2013

La Bulgaria e la crisi

Continuano le proteste contro la crisi che hanno già fatto dimettere il governo, nell'ultimo mese sei persone si sono date fuoco: si vota a maggio

A protester sits on the tracks during a blockade of the railway next to Sofia Central railway station as part of anti-monopoly protest in Sofia on March 10, 2013. Hundreds of Bulgarians joined new rallies across the country on Sunday to protest against poverty and corruption and denounce the whole political establishment. AFP PHOTO / NIKOLAY DOYCHINOV (Photo credit should read NIKOLAY DOYCHINOV/AFP/Getty Images)
A protester sits on the tracks during a blockade of the railway next to Sofia Central railway station as part of anti-monopoly protest in Sofia on March 10, 2013. Hundreds of Bulgarians joined new rallies across the country on Sunday to protest against poverty and corruption and denounce the whole political establishment. AFP PHOTO / NIKOLAY DOYCHINOV (Photo credit should read NIKOLAY DOYCHINOV/AFP/Getty Images)

Nell’ultimo mese in Bulgaria sei persone si sono date fuoco, e tre sono morte. Uno di questi casi, scrive l’Economist, quello di Plamen Goranov, un fotografo amatoriale di 36 anni, ha avuto molte ripercussioni sull’opinione pubblica e il giorno dopo la sua morte è stato dichiarato lutto nazionale. Il suicidio di Goranov è arrivato dopo settimane di proteste per la pesante crisi economica e, in parte, anche per quella politica del paese. La Bulgaria ha il più alto livello di povertà in Europa: più del 22 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.

Dall’inizio dell’anno in Bulgaria ci sono state molte proteste contro la corruzione, contro la gestione dei servizi pubblici e soprattutto per l’alto tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile. Una delle caratteristiche notevoli della politica bulgara – oltre alle irregolarità che si registrano a ogni voto – è il fatto di essere profondamente sfavorevole ai governi in carica: dalla fine del comunismo a oggi nessun governo uscente è mai stato rieletto.

Le politiche di austerità dei governi, da quando la Bulgaria è entrata nell’Unione Europea nel 2007, sono state molto pesanti, anche se hanno portato a buoni risultati per i conti pubblici: il debito pubblico della Bulgaria è intorno al 18 per cento del PIL, uno dei più bassi in Europa. Proprio queste politiche però, sono state sostenute da pesanti tagli alla spesa pubblica e dal congelamento degli stipendi: lo stipendio medio mensile è di 400 euro, la pensione media mensile è di 138 euro. La crescita del PIL nel 2012 è stata dello 0,8 per cento e, secondo le stime, nel 2013 sarà dell’1 per cento.

Secondo l’istituto di statistica ufficiale, la disoccupazione nella fascia di età tra i 18 e i 29 anni è al di sotto del 21 per cento, mentre secondo l’Associazione degli industriali bulgari (BIA) supererebbe il 40 per cento. Il livello di disoccupazione delle persone in età lavorativa, complessivamente, è del 12,3 per cento, il dato peggiore dal 2005. Un altro problema che va avanti da molti anni riguarda invece l’analfabetismo, in particolare tra la numerosa comunità rom, dove arriva circa al 60 per cento.

Proprio a causa delle proteste delle ultime settimane il governo guidato da Boyko Borisov, a capo del partito di centrodestra Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria (GERB), si è dimesso il 20 febbraio scorso: i manifestanti avevano contestato l’aumento delle bollette elettriche e il costo della vita. Borisov ha spiegato che le sue dimissioni sono state prese anche a causa del comportamento della polizia, che durante le proteste ha causato diversi feriti negli gli scontri. Il 13 marzo il presidente Rossen Plevneliev ha nominato un governo tecnico di transizione guidato da Marin Raykov, che ricoprirà anche la carica di ministro degli Esteri. Il presidente ha sciolto anche l’Assemblea Nazionale e indetto le elezioni per il 12 maggio prossimo.

In vista delle elezioni il Partito Socialista Bulgaro (BSP), che nonostante le dimissioni del governo di centrodestra rimane in svantaggio nei sondaggi, ha presentato un piano di salvataggio con alcune misure urgenti da approvare: il Parlamento bulgaro dovrà necessariamente approvare una serie di riforme se vorrà ottenere i fondi dell’Unione Europea, che saranno necessari per evitare il collasso del sistema economico del paese. Secondo l’istituto demoscopico Gallup, riporta l’Economist, il partito di Borisov sarebbe al 19,7 per cento, mentre quello socialista sarebbe al 18,6 per cento. È data in crescita, inoltre, la percentuale del partito di estrema destra “Attacco Unione Nazionale”, già presente in Parlamento. Da febbraio è passato dall’1,2 al 5 per cento: se questi dati saranno confermati alle elezioni, il partito potrebbe essere determinante per la formazione di una coalizione di governo.