Il mito del “partito web”

Michele Smargiassi scrive su Repubblica che il successo del Movimento 5 Stelle non è tanto dovuto all'abilità su Internet, ma al "tecno pauperismo"

In un articolo su Repubblica, Michele Smargiassi prova oggi a ridimensionare il mito del «partito web» che avvolge il Movimento 5 Stelle, con una riflessione più articolata sulle forze e le debolezze del M5S nel suo utilizzo dei mezzi di comunicazione. Il segreto non è tanto in Internet, quanto la capacità di ribaltare i vecchi schemi della politica in televisione: non è un caso, scrive Smargiassi, se il luogo di Internet dove il movimento ha più successo è YouTube.

Inquadratura dal basso. Intonaco giallastro, fotografie male appiccicate al muro, un lembo di finestra. «Scusate stacco il microfono», il conduttore s’alza, scena vuota. «Mi sentite?», voce intubata, «la parola a Francesco», lo sfondo è un corridoio, s’intravede la porta forse di un bagno, un miagolìo fuori campo. O è il talk show più sbilenco della storia, o è una rivoluzione. Forse la seconda. È lo stile de La Cosa, la contro-tivù di Beppe Grillo. Ma non è solo stile. È la punta di una rivoluzione copernicana della comunicazione politica su cui non conviene fare ironie. La mano piantata dall’attivista del MoVimento davanti alla telecamera di Tgcom24, il 16 febbraio in piazza Castello a Torino, non intimava solo di inquadrare la piazza del comizio del capo, per «far vedere quanti siamo». Era un gesto simbolico, carico di significati.

Non a caso è diventato un tormentone Twitter, #inquadralapiazza. Poteva essere #giralatelecamera, perché è questo il movimento che i cinquestelle stanno imprimendo alla scena mediatica: una torsione di 180 gradi del paradigma politico-televisivo berlusconiano (poi accettato da tutti) dominante da trent’anni. Un ribaltamento da osservare in sé, mettendo da parte le querelle sul populismo, il destra- o-sinistra, l’euro, la fiducia eccetera. E qui, dire che Grillo vince perché sa usare la Rete meglio degli altri è cavarsela con poco. Non fossero bastate le piazze grilline colme di gente in carne ed ossa a smentire la mera virtualità del MoVimento, ecco un dato curioso che troviamo fra le pagine di ‘’Il partito di Grillo” di Piergiorgio Corbetta ed Elisabetta Gualmini: i candidati 5Sstelle sono attivi sul Web meno di quelli Pd (il 97% dei quali è presente su almeno tre social network) e perfino di quelli del Pdl (75%). Solo il 42% dei grillini va oltre la classica doppietta Facebook-Twitter. Ma sapete dove non li batte nessuno? Su YouTube. Dove i loro video sono da sette a venti volte più visibili di quelli dei concorrenti.

(continua a leggere sul sito della  rassegna stampa del gruppo Falck)