“Nulla sembra sopravvivere a Napoli”

Roberto Saviano sull'incendio alla Città della Scienza, "uno scheletro sul mare"

Foto LaPresse/Cantile
Napoli - 04/03/2013 
cronaca
La città della scienza distrutta da un incendioFoto LaPresse/Cantile
Naples- 04/03/2013 
The museum "Città della scienza" destroyed by a fire
Foto LaPresse/Cantile Napoli - 04/03/2013 cronaca La città della scienza distrutta da un incendioFoto LaPresse/Cantile Naples- 04/03/2013 The museum "Città della scienza" destroyed by a fire

Roberto Saviano scrive oggi su Repubblica dell’incendio che nella notte tra lunedì 4 marzo e martedì 5 marzo ha distrutto buona parte della Città della Scienza, il museo interattivo che si trova nel quartiere di Bagnoli a Napoli, un “gioiello culturale” ridotto a uno “scheletro sul mare”. Saviano avanza il sospetto che dietro l’incendio ci siano le organizzazioni criminali, spiegando che i clan da sempre sono interessati alla bonifica dei territori contaminati dall’amianto a Bagnoli, l’area dell’ex stabilimento Eternit.

Napoli oggi è di cenere. Un incendio durato più di tredici ore ha quasi totalmente raso al suolo Città della scienza, polo scientifico inaugurato nel 2001 e anima della sua rinascita dopo gli anni del potere doroteo. O così avrebbe dovuto essere. I 160 dipendenti che da undici mesi non percepivano lo stipendio oggi non sanno più nemmeno se e quando ricominceranno a lavorare. Di quel gioiello culturale della periferia occidentale di Napoli, oggi resta poco. Uno scheletro sul mare. Completamente distrutto lo Science center, il planetario, sei capannoni per dodicimila metri quadri e danni per oltre venti milioni di euro. Nulla sembra sopravvivere a Napoli. Mi ostino però a non credere a questa percezione. Resta il teatro, da lì bisognerà ripartire, e Corporea, cantiere fermo da tempo, l’ultima parte di museo che doveva rappresentare il corpo umano.
Chi non c’è stato, non può immaginare la bellezza di questo luogo: per descriverla bisognerebbe saccheggiare Virgilio, che di questa baia è il nume tutelare.

Bagnoli è ai piedi della collina di Posillipo, sente l’alito della meravigliosa isola di Nisida, luogo incantevole, paradiso naturale che nessuno è riuscito a violare, nemmeno l’acciaieria – o piuttosto ciò che ne resta – che sembra ormai armonizzarsi al territorio, come archeologia industriale. Aver finora miracolosamente salvato questa zona dalla speculazione edilizia permette anche di poter leggere, attraverso Bagnoli, i capitoli dell’avventura napoletana: i sogni della città e le sue maledizioni, l’idea e il suo fallimento.

(continua a leggere sul sito di Repubblica)