Il caso del master inventato di Oscar Giannino

Lo ha rivelato Luigi Zingales, cofondatore di "Fermare il declino", decidendo di lasciare il movimento

Dr. Luigi Zingales, Professor of Finance at the University of Chicago, testifies before the House Oversight and Government Reform Committee on Capitol Hill in Washington, Monday, Oct. 6, 2008, on the collapse of Lehman Brothers. Days from becoming the largest bankruptcy in U.S. history, Lehman Brothers steered millions to departing executives even while pleading for a federal rescue, Congress was told Monday. (AP Photo/Susan Walsh)
Dr. Luigi Zingales, Professor of Finance at the University of Chicago, testifies before the House Oversight and Government Reform Committee on Capitol Hill in Washington, Monday, Oct. 6, 2008, on the collapse of Lehman Brothers. Days from becoming the largest bankruptcy in U.S. history, Lehman Brothers steered millions to departing executives even while pleading for a federal rescue, Congress was told Monday. (AP Photo/Susan Walsh)

(aggiornamenti e video in coda all’articolo)

Luigi Zingales, economista e docente universitario, ha annunciato con questa lettera di voler lasciare Fermare il Declino, il movimento guidato da Oscar Giannino di cui Zingales era stato promotore, per via di una polemica relativa al curriculum vitae e agli studi dello stesso Giannino.

E’ con una disperazione profonda che ho rassegnato le mie dimissioni da Fare per Fermare il Declino. Dopo aver avvisato i vertici ieri, lo faccio oggi in modo pubblico, perché ho trascinato molte persone in questo movimento e mi sento in dovere di spiegare loro le ragioni della mia scelta. Io credo nella trasparenza, anche in queste scelte.

Non mi dimetto certo perché sono in disaccordo con le proposte di Fare. Sono fiero della campagna elettorale che è stata fatta e ringrazio Oscar Giannino, Michele Boldrin, e tutti quanti per l’enorme sforzo che vi hanno dedicato. Credo fermamente nelle idee che abbiamo portato avanti insieme. Ma ho sempre pensato che anche le idee più sane abbiano bisogno di gambe sane. Finora, con tutte le difficoltà e tutti gli errori di un movimento nato in fretta, Fare aveva realizzato un piccolo miracolo, selezionando per lo più liste di persone brave e pulite. Grazie alla difficoltà della battaglia solitaria, gli arrivisti si erano concentrati principalmente altrove.

Ma scegliere persone brave non basta. Per cambiare l’Italia c’è bisogno anche di rigore nel metodo: onestà, trasparenza, ed accountability, che significa che tutti, a qualsiasi livello, devono rendere conto agli altri del proprio operato. Purtroppo negli ultimi giorni mi sono reso conto che questi tre principi non sempre si applicano al vertice di Fare. Dopo aver provato, per quattro giorni, a fare di tutto per cambiare le cose, non mi resta che una via di uscita: dimettermi.

I fatti sono i seguenti. Quattro giorni fa, per caso, ho scoperto che Oscar Giannino ha mentito in televisione sulle sue credenziali accademiche, dichiarando di avere un Master alla mia università anche se non era vero. Anche la sua biografia presso l’Istituto Bruno Leoni ora prontamente rimossa riportava credenziali accademiche molto specifiche e, a quanto mi risulta, false. Questo è un fatto grave, soprattutto per un partito che predica la meritocrazia, la trasparenza, e l’onestà. Ciononostante, il fatto per me ancora più grave è come questo brutto episodio è stato gestito. In una organizzazione che predica meritocrazia, trasparenza, ed onestà, la prima reazione avrebbe dovuta essere una spiegazione di Giannino ai dirigenti del partito, seguita da un chiarimento al pubblico. Invece Oscar si è rifiutato, nonostante io glielo abbia chiesto in ginocchio.

In un’Italia in cui ogni giorno un amministratore delegato o un politico finiscono in galera per corruzione, una bugia in televisione può sembrare un errore veniale. Per me non lo è: rompe il rapporto fiduciario tra cittadini e rappresentanti politici. Gli italiani sono alla disperata ricerca di leader politici di cui potersi fidare. Ma come possono fidarsi di un candidato leader che mente sulle proprie credenziali accademiche? In aggiunta, tollerare queste falsità mina alla base la credibilità di un movimento. Nessuna organizzazione e nessun partito possono essere completamente esenti dal rischio di disonestà e corruzione. L’unico modo per proteggersi è una politica di tolleranza zero che cominci fin dai vertici. In questo caso, purtroppo, Fare ha fallito.

Per fortuna Fare non è solo Oscar Giannino. Ci sono decine di migliaia di attivisti fantastici che stanno lavorando sodo per cambiare l’Italia. Il mio cuore è con loro. Fare rimane la proposta politica migliore in questo momento molto difficile. Per questo voterò Fare. Ma, lo farò turandomi il naso, come il meno peggio, non con la passione con cui finora avevo abbracciato questo progetto.

Mi auguro che dopo le elezioni Fare si trasformi, come promesso, in un partito democratico, in cui tutti, a cominciare dal leader, siano accountable delle loro azioni e ci sia tolleranza zero per certi atteggiamenti. Solo così Fare potrà evitare di degenerare nel solito marciume politico italiano. Anche la Lega e Forza Italia erano cominciate con grandi ideali: guardate come sono finite. Speriamo che a Fare non tocchi la stessa sorte.

Oltre a essere riportato in diversi curriculum di Oscar Giannino presenti in rete, il master in discussione era stato citato dallo stesso Giannino in un’intervista a Repubblica TV dello scorso 5 febbraio: “Luigi Zingales insegna a Chicago, dove ho preso il master”.

Oscar Giannino ha risposto così in serata, su Facebook (nel suo “spettacolo” in teatro a Milano lunedì sera Giannino ha confermato il proprio errore):

La mia risposta a Luigi Zingales è molto semplice. L’ho data ieri all’Ansa, uscita in rete alle 12.40 .

“Mai preso un master a Chicago Booth. Mi hanno detto che in rete c’è una cosa che gira su un mio presunto master alla Chicago Booth. Vorrei chiarire che su questo c’è un equivoco. Io non ho preso master alla Chicago Booth. Sono andato a Chicago a studiare l’inglese. Bastava chiederlo, e avrei risposto. Lo chiarisco perché in rete c’è una cosa che monta. Luigi Zingales insegna alla Chicago Booth, mi è capitato di parlarci, ed è uno dei nostri fondatori. Insegna lì. Io sono stato a Chicago da giovane, a studiare, e non ho preso master alla Chicago Booth”.

Ma il punto è un altro. A Luigi, a quattro giorni dalla fine della campagna elettorale, non è bastata. In effetti, da quanto ho detto a Repubblica si capiva il contrario. Quindi, chiarire era necessario in pubblico, sostiene Luigi. Ed è una piccola prova di quello che Fare riserverà all’Italia. Cominciando da me, come – ripeto – è giusto.
Sono da decenni giornalista, non ho mai usato presunti titoli accademici – che non ho – per carriere che non mi competono. Lavoro da quando sono giovane, sotto gli occhi di tutti.
Quanto so l’ho studiato per i fatti miei – vale anche per gli altri titoli che mi vengono attribuiti in rete – continuo a farlo ogni giorno, ed è ciò che dato forza a quel che ho fatto scritto e detto sotto gli occhi di tutti.

Ora gambe in spalla, e occupiamoci di raggiungere il risultato che è a portata di mano.

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Aggiornamenti: un nuovo video in cui Giannino dice le stesse identiche cose sul suo master lo scorso dicembre ci è stato segnalato martedì (al minuto 30 e 25).

E un altro ancora, assai più vecchio (al minuto 6 e 20).

Oscar Giannino ha pubblicato martedì pomeriggio questa lettera e ha ripetuto le stesse cose martedì sera in un’intervista con Enrico Mentana al Tg de La7.

Nella condizione di lesa credibilità nella quale mi sono da ieri venuto a trovare, ho ritenuto fin da ieri sera doveroso convocare il nostro unico organo politico, la Direzione. Mancano pochi giorni al voto, ormai  prossimi a un grande successo. Ma tutto ciò  che per il successo della nostra causa ho messo in discussione della mia vita privata e professionale, mi impone di anteporre la più piena coerenza del nostro movimento a qualunque difesa prioritaria di ciò che ho fatto sotto gli occhi di tutti in Italia per trent’anni, senza mai una sola volta spendere titoli o credenziali che non ho per candidarmi o ottenere cariche, incarichi, pubblicamente o privatamente retribuiti.

Ogni possibile equivoco in materia è un errore del quale mi sono assunto la piena responsabilità, e intendo ancora scusarmi con ciascuno di voi.

Per questo il nostro unico organo politico, la Direzione, domani esaminerà e deciderà in piena libertà tutto ciò che è necessario, vista la condizione nella quale ci troviamo, per rendere forza raddoppiata al nostro sforzo finale. Quando dico “tutto il necessario”, come ho già detto alla stampa, è compresa naturalmente sia la mia  disponibilità a continuare a svolgere fino in fondo la funzione attribuitami di Presidente e candidato, quanto, all’opposto, a rinunciare a tutto e al seggio se eletto. Nelle prossime ore, chiedo ai fattivi di esprimere ai membri di direzione come la pensate in materia.

Quanto abbiamo fatto in poche settimane nell’intera Italia non ha precedenti nella storia della politica. E deve andare al successo fin da questa prima tornata elettorale. E’ e resta  a nostra portata di mano. Tutti a spingere per il quorum!

foto: AP Photo/Susan Walsh

– Luca Sofri: Being Giannino