Da dove spunta Huawei

Come ha fatto una società cinese a superare Nokia e RIM, diventando il terzo produttore al mondo di smartphone dopo Samsung e Apple

La società cinese Huawei Technologies ha superato Nokia e Research In Motion, il produttore dei BlackBerry, per numero di vendite di smartphone, diventando terza nella classifica mondiale dopo Samsung e Apple, rispettivamente al primo e al secondo posto. Il sorpasso nei confronti delle due storiche società produttrici di cellulari è avvenuto nel corso degli ultimi tre mesi, stando ai dati raccolti dalla società di rilevazione IDC, che periodicamente pubblica la classifica dei principali produttori del settore. Per Huawei, che vende puntando al compromesso tra prezzi bassi e media qualità dei prodotti, si tratta di un passo avanti molto importante, anche se ci sono grandi incertezze su come potranno andare le cose nel corso del 2013.

Huawei esiste da più di 20 anni, ma produce cellulari da molto meno tempo. Fu fondata alla fine degli anni Ottanta a Shenzhen, città di oltre dieci milioni di abitanti nella provincia cinese meridionale di Guangdong. La società era nata per gestire le vendite di un produttore di centrali telefoniche per uso privato (PBX) di Hong Kong. Nel corso degli anni, Huawei raccolse dati e informazioni sulle PBX iniziando a produrne di proprie che ebbero un notevole successo nei villaggi e nei piccoli centri urbani cinesi. Nel 1994 la società si espanse ulteriormente aggiungendo nuovi servizi e sistemi sempre legati alle reti di telecomunicazione.

Grazie al successo in Cina e alla sua rapida crescita, Huawei si fece conoscere anche all’estero e nel 1997 ottenne il proprio primo contratto internazionale per Hutchison Whampoa, multinazionale impegnata in numerosi e variegati settori da quello immobiliare all’energia passando per le telecomunicazioni. Huawei aprì poi centri di ricerca per la realizzazione di sistemi legati alla tecnologia GSM dei cellulari. Ottenne numerosi contratti con IBM e tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del Duemila i suoi dirigenti si diedero da fare per ristrutturare sensibilmente la società, preparandola per ulteriori espansioni e per l’apertura di nuove sedi commerciali e di ricerca all’estero.

A oggi Huawei è il più grande produttore di sistemi per le telecomunicazioni al mondo: nel 2012 ha superato la svedese Ericsson e, grazie ai numerosi contratti con gli operatori telefonici, continua a essere in crescita. I suoi prodotti sono utilizzati per gestire la trasmissione di informazioni sulle reti di mezzo mondo, anche di dati molto delicati e per questo motivo le autorità di diversi paesi hanno in più occasioni chiesto alla società garanzie e rassicurazioni sui suoi servizi. In alcuni dispositivi di rete sono state trovate vulnerabilità potenzialmente pericolose. A ottobre del 2012 una Commissione del Congresso degli Stati Uniti ha definito Huawei un pericolo per la sicurezza nazionale, consigliando di interrompere qualsiasi contratto governativo con la società. La Casa Bianca ha in seguito condotto una propria indagine, trovando inconsistente la relazione del Congresso, ma riconoscendo comunque la presenza di rischi dovuti alle vulnerabilità in alcuni sistemi che servono per gestire le reti.

Altre critiche nei confronti della società sono state mosse da organizzazioni e attivisti che si battono per il rispetto dei diritti dei lavoratori negli impianti di produzione, soprattutto in Cina, dove spesso gli operai lavorano per turni molto lunghi e in precarie condizioni di sicurezza. Nel maggio del 2006 un informatico venticinquenne di Huawei morì, secondo alcune inchieste giornalistiche, per l’estrema fatica dovuta ai turni massacranti. Secondo i medici, il ragazzo morì a causa di una encefalite batterica. Storie simili si verificano spesso in Cina, soprattutto nelle società che producono i dispositivi elettronici, come Foxconn, che assembla per molti produttori occidentali Apple compresa.

Negli ultimi anni la società si è fatta conoscere anche dai singoli privati grazie alla propria linea di smartphone e tablet, che come dimostrano i numeri dell’ultimo trimestre stanno riscuotendo un notevole successo. I dispositivi sono venduti in diverse parti del mondo e in Italia attraverso una divisione della società. Gli smartphone più essenziali, e un poco spartani, sono venduti intorno ai 60 euro, ma ci sono modelli più avanzati e di maggiore qualità che costano fino a 400 euro.

Gli smartphone di Huawei utilizzano principalmente Android di Google come sistema operativo, in versioni più o meno evolute a seconda delle capacità dei dispositivi. I modelli più evoluti hanno caratteristiche paragonabili a quelli della società coreana Samsung, ma offrono meno servizi aggiuntivi e secondo i detrattori materiali di qualità inferiore. Costano del resto diverse centinaia di euro in meno rispetto a un Samsung Galaxy S3 o a un iPhone 5, dettaglio non da poco soprattutto con l’aria che tira per l’economia. I telefoni di Huawei sono resi spesso appetibili anche dalle promozioni degli operatori telefonici, che con pochi euro al mese danno la possibilità di avere uno smartphone e di pagarlo mese dopo mese con la bolletta.

Prezzi più bassi della media per diversi prodotti, la presenza di Android che è ormai un sistema operativo affidabile e molto competitivo, l’offerta di modelli più o meno evoluti e una crescente presenza nei negozi e negli store online hanno consentito a Huawei di superare Nokia e RIM, che per i loro dispositivi non usano Android. Nokia sta cercando di uscire da una profonda crisi, recuperando il terreno perduto nel settore degli smartphone grazie a Windows Phone, sistema recente e che non ha ancora ottenuto molto seguito. RIM è messa peggio: vende sempre meno BlackBerry e ha tardato nel realizzare un nuovo sistema operativo per i suoi dispositivi, che dovrebbe entrare in commercio con una nuova serie di smartphone quest’anno.

Nonostante le vendite in crescita, con circa 10,8 milioni di smartphone venduti negli ultimi tre mesi, gli analisti sono dubbiosi sul futuro di Huawei. L’idea è che nel medio termine una impostazione basata solo sul basso costo dei dispositivi non possa funzionare. Huawei ha bisogno di creare intorno al proprio marchio qualcosa di diverso dal semplice “smartphone che costano poco” per sopravvivere, soprattutto data la forte concorrenza di Apple e Samsung, che basano il loro successo anche su altri fattori come l’offerta di servizi aggiuntivi e integrati con i loro altri prodotti.

Samsung, intanto, ha superato Apple diventando il primo produttore al mondo di smartphone, sempre secondo la società di rilevazione IDC. Ha consegnato circa 63,7 milioni di dispositivi e ha una quota di mercato pari al 29 per cento. Apple viene poco dopo al secondo posto con 47,8 milioni di smartphone venduti e il 22 per cento del mercato. Huawei è al terzo posto, ma molto più indietro nelle quote di mercato: 5 per cento. È probabile che la percentuale possa aumentare nel corso di quest’anno, ma molto dipenderà anche da come andranno le cose per Samsung. Dopo avere superato l’iPhone, quindi nella fascia dei telefoni più costosi, ora la società della Corea del Sud si sta nuovamente concentrando sui modelli meno costosi, cosa che potrebbe rubare clienti a Huawei soprattutto in Europa e negli Stati Uniti.