• Italia
  • Mercoledì 23 gennaio 2013

Roberto Saviano e le adozioni ai gay

"Il dibat­tito non dovrebbe essere se per­me­t­terlo o meno", scrive sull'Espresso, ma sta­bilire cri­teri validi per tutti, eterosessuali e omosessuali

This undated image from video released by Logo shows adoptive gay parents Mark Krieger, left, and Paul Siebold in a scene with their baby girl from "The Baby Wait." "The Baby Wait" is a six-part documentary series on the Logo channel that focuses equal attention on agonizing post-birth waiting periods from the perspectives of both biological and adoptive parents. (AP Photo/Logo)
This undated image from video released by Logo shows adoptive gay parents Mark Krieger, left, and Paul Siebold in a scene with their baby girl from "The Baby Wait." "The Baby Wait" is a six-part documentary series on the Logo channel that focuses equal attention on agonizing post-birth waiting periods from the perspectives of both biological and adoptive parents. (AP Photo/Logo)

In un articolo pubblicato sull’Espresso Roberto Saviano si è occupato della questione dell’adozione da parte delle coppie omosessuali, criticando la posizione della Chiesa cattolica che, secondo lo scrittore, continua a condizionare fortemente le leggi e le istituzioni dei paesi laici.

La Fran­cia, pur avendo una destra pro­fon­da­mente reazionaria, ci ha abit­uati a veder rac­con­tate le sue man­i­fes­tazioni come momenti di crescita e lib­ertà. Aver invece assis­tito a migli­aia di per­sone man­i­festare con­tro i mat­ri­moni e le adozioni delle cop­pie gay, colpisce, e molto. Il con­cetto di famiglia è un con­cetto storico, niente affatto bio­logico. A osser­vare la famiglia africana, quella asi­at­ica, mediter­ranea, cat­tolica, musul­mana ci si accorge che sono tutte dec­li­nazioni diverse — spesso diver­sis­sime — di uno stesso con­cetto che pre­sup­pone la con­di­vi­sione da parte di due o più per­sone di spazi, risorse, affetti. Ma qualunque sia la nos­tra idea di famiglia, dovremmo inter­rog­a­rci su questo: prefe­ri­amo davvero che ci siano bam­bini che vivano in situ­azioni di abban­dono o in strut­ture di accoglienza piut­tosto che dare pos­si­bil­ità a nuove forme di famiglia? Il prog­etto non è far adottare bam­bini indis­crim­i­nata­mente a per­sone che non pos­seggano i req­ui­siti per farlo. Non è abbas­sare il liv­ello di guardia sugli affidamenti.

(continua a leggere sul sito di Roberto Saviano)