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  • Domenica 6 gennaio 2013

Le proteste contro la violenza sulle donne si allargano

Sono arrivate in Nepal, dove il governo sta cercando di insabbiare un caso di stupro, mentre altre simili ci sono state anche in Sri Lanka, Bangladesh e Pakistan

Le manifestazioni contro la violenza sulle donne che proseguono da giorni in India, dopo lo stupro di gruppo e la morte di una ragazza a Nuova Delhi, sono arrivate negli ultimi giorni anche in Nepal. Centinaia di manifestanti hanno protestato questa mattina contro la violenza sulle donne davanti alla residenza del primo ministro nepalese. Il movimento si chiama Occupy Baluwatar, dal nome del quartiere dove ha sede la residenza ufficiale del primo ministro.

Le prime proteste sono cominciate circa una decina di giorni fa, da un altro caso di cronaca nera avvenuto nel paese. Il caso che le ha scatenate è stato lo stupro denunciato da una donna di ritorno da un periodo di lavoro in Arabia Saudita. Secondo la donna, i funzionari dell’immigrazione l’avrebbero derubata e violentata nell’areoporto di Kathmandu. Il governo avrebbe messo a tacere il caso pagando alla donna 1.700 dollari, 700 in meno di quanto le avrebbero rubato i funzionari.

In questi giorni i giornali del paese stanno dedicando molta attenzione al tema. Ieri, su tutte le prima pagine, è stata riportata la notizia di uno stupro di gruppo commesso dagli inservienti di un ospedale della cittadina di Gaur. Proteste simili sono cominciate negli ultimi giorni anche in Sri Lanka, Bangladesh e Pakistan.

Il Nepal ha una superficie pari circa alla metà di quella italiana ed è popolato da 26 milioni di persone. Confina a nord con il Tibet cinese, dal quale però è separato dai monti dell’Himalaya, e a sud con l’India, un paese con cui condivide molti tratti culturali. In Nepal più dell’80% della popolazione è induista e fino a poco tempo fa lo stato era definito “induista” nella costituzione. Il Nepal è uscito da una guerra civile tra la monarchia e i ribelli maoisti nel 2006. Dal 2008 la monarchia è stata abolita ed è stata proclamata la repubblica.

Intanto in India, il padre della studentessa di medicina stuprata e morta in seguito alle ferite riportate, ha dichiarato di voler rivelare il nome della figlia. In India la legge proibisce di rivelare il nome delle vittime di stupro: alcuni ufficiali governativi, però, avevano chiesto nei giorni scorsi che il nome della ragazza venisse rivelato, in modo da poter essere usato per battezzare una nuova legge anti-violenze.