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  • Domenica 18 novembre 2012

Lo smartphone e le foto sul giornale

Irene Alison racconta su La Lettura come sta cambiando il modo di fare le foto nel mondo dell'informazione

NY Times photographer @joshhaner and a local reporter take pictures during a Ryan campaign event in Mansfield,Ohio. #aponthetrail (AP Photo/Mary Altaffer)

NY Times photographer @joshhaner and a local reporter take pictures during a Ryan campaign event in Mansfield,Ohio. #aponthetrail (AP Photo/Mary Altaffer)

Su La Lettura di oggi, Irene Alison racconta come sta cambiando il modo di fare le foto nel mondo dell’informazione, dove sempre di più si fa uso di smartphone. E soprattutto, se questo rappresenti un pericolo o una possibilità creativa in più per i professionisti, spiegando le ragioni dei sostenitori e dei detrattori. A partire da un esempio recente: la foto fatta da Benjamin Lowy con l’iPhone, tramite l’applicazione Instagram, che è andata sulla copertina di Time per documentare con un’immagine l’uragano Sandy che ha colpito la costa orientale degli Stati Uniti tre settimane fa.

Nei giorni in cui l’uragano Sandy imperversava fuori dalle finestre della sua casa di New York, Benjamin Lowy aveva poco tempo per rispondere alle domande. Era fuori, per strada, su incarico di «Time». A documentare, con il suo iPhone, le storie e i segni che il tornado si lasciava dietro. E a scattare l’immagine di un impressionante muro d’acqua che, di lì a poco, si sarebbe abbattuto sulla copertina del settimanale più diffuso al mondo (25 milioni di lettori stimati) con il titolo «Lessons from the Storm».

Se «Time», dall’alto di quasi novant’anni di storia, ha deciso di inviare Lowy, 32 anni e innumerevoli riconoscimenti internazionali, a documentare l’uragano via Instagram e ha scelto una sua immagine per la copertina, i tempi devono davvero essere maturi per considerare l’iPhone-photography una cosa seria.

Le critiche nel 2010 avevano investito il fotografo Damon Winter, «colpevole» di aver usato il celebre smartphone della Apple per testimoniare la vita dei soldati americani in Afghanistan (lavoro poi premiato con il prestigioso «Picture of the Year International»); le stesse critiche nel 2011 hanno costretto la direttrice della fotografia del «New York Times Magazine» Kathy Ryan a difendere dalle reazioni scandalizzate degli iPhone-scettici la scelta di pubblicare le immagini realizzate da Lowy a Kabul con il cellulare («Il fatto che una foto sia realizzata con un telefono non fa venir meno il suo potenziale giornalistico, anzi, le peculiari caratteristiche del mezzo possono rivelarsi preziose», scrisse Ryan su «The 6th Floor», il blog dei redattori del «Nyt»). Ora, quelle critiche sembrano essere state travolte — oltre che dal muro d’acqua sulla cover della rivista americana — dalla valanga di 100 milioni di utenti conquistati da Instagram, social network (acquistato nei mesi scorsi da Facebook per un miliardo di dollari) per la creazione e la condivisione di immagini: persone comuni, ma anche fotografi e giornalisti di fama mondiale, politici come Obama (il cui staff ha postato giorno per giorno su Instagram le immagini della recente campagna elettorale) o l’italiano Matteo Renzi (che documenta lì la sua corsa alle primarie), e persino leader spirituali come l’ayatollah Ali Khamenei che utilizza il network come strumento di propaganda autocelebrativa.

(continua a leggere sul sito della Lettura)

Foto: AP Photo/Mary Altaffer