Una delle Pussy Riot è stata liberata
Lo ha deciso la Corte di appello: le altre due musiciste invece restano in carcere
Yekaterina Samutsevich, una delle tre musiciste russe della band punk Pussy Riot, è stata liberata. La decisione è stata presa dalla corte di appello che ha accolto la tesi dell’avvocato difensore: quando la polizia ha trascinato Samutsevich fuori dalla cattedrale in cui si stavano esibendo le Pussy Riot, la ragazza aveva ancora la chitarra nella custodia e non si sarebbe potuta quindi esibire. Il padre della musicista, che ha 30 anni, ha accolto la decisione dicendo: «Che gioia! Ma che vergogna per le altre ragazze, non meritano una punizione così severa». Nadezhda Tolokonnikova, 23 anni, e Maria Alekhina, 24 anni, restano infatti in carcere mentre il processo di appello prosegue.
Ad agosto le tre musiciste sono state condannate dal tribunale di Mosca a due anni di reclusione per teppismo aggravato dall’odio religioso. Il 21 febbraio durante una manifestazione contro il governo le tre – mascherate con calze di lana pesante – sono salite sul presbiterio della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca e hanno cantato una specie di preghiera punk con il ritornello “Madonna, liberaci da Putin”. L’esibizione è durata una trentina di secondi e poi le ragazze sono state cacciate dalle guardie di sicurezza della chiesa. Sembrava finita lì: era già capitato altre volte che dopo le loro esibizioni nei luoghi famosi di Mosca le Pussy Riot – band che è composta da una trentina di musiciste che si esibiscono a rotazione – venissero invitate dalla polizia a recuperare i loro strumenti e andarsene. Ma la Chiesa Ortodossa ha chiesto al governo di intervenire e ai primi di marzo le ragazze sono state arrestate.
Il caso ha fatto parlare molto e le Pussy Riot hanno ricevuto messaggi di sostegno da associazioni internazionali per i diritti umani e musicisti come Madonna, Paul Mc Cartney, Franz Ferdinand, Jarvis Cocker e molti altri. La scorsa settimana il presidente russo Vladimir Putin è intervenuto sull’argomento dicendo che le ragazze hanno avuto quello che si meritano. Le sue parole hanno fatto preoccupare i genitori e i legali della musiciste, che temono un’ingerenza politica nel processo. Anche durante l’appello le musiciste hanno ribadito che il loro è stato un gesto di dissenso politico e non di protesta verso la chiesa.
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Foto: Yekaterina Samutsevich dopo la scarcerazione, Mosca, 10 ottobre (AP Photo/Sergey Ponomarev)