Il caso Arnault

L'uomo più ricco di Francia ha fatto domanda per avere la cittadinanza belga: lui nega, ma secondo quasi tutti ci sono di mezzo le nuove tasse di Hollande

di Davide Maria De Luca

Ieri il giornale belga Le libre belgique ha annunciato che Bernard Arnault, l’uomo più ricco di Francia e il quarto più ricco al mondo, ha fatto domanda per ottenere la cittadinanza belga. Arnault, nato a Roubaix nella regione settentrionale del Nord-Pas de Calais (quella del film Giù al nord, per intenderci), ha dichiarato in un comunicato stampa di avere importanti legami affettivi e familiari, oltre che «professionali», con il Belgio.

La notizia sta venendo molto discussa in Francia e questa mattina è sulle prime pagine di molti quotidiani. Nonostante Arnault abbia dichiarato che alla base della sua scelta non ci sono motivi fiscali, politici e giornalisti invece sostengono che abbia proprio a che fare con l’annuncio fatto da Hollande di voler introdurre una tassa marginale del 75% sui cittadini con un grande patrimonio (ci torniamo tra poco). “Perdere” Arnault, che ha un patrimonio stimato in 21 miliardi di euro, significherebbe per la Francia perdere il suo primo contribuente.

Tramite un sistema di holding (società che detengono quote di altre società) Arnault, 63 anni, controlla un vero e proprio impero del lusso: composto dalla maison Christian Dior, tramite la quale detiene una quota di controllo di LVHM, che a sua volta è proprietaria del marchio Louis Vuitton, dello champagne Moët & Chandon, del cognac Hennessy, dei profumi Givenchy e Kenzo. Arnault controlla anche diversi distributori come le profumerie Sephora e i magazzini di lusso DFS, ma ha anche partecipazioni nell’orologeria, in particolare nella Tag Heuer, nella Zenith, Hublot e Chaume.

La tassa che secondo politici e giornalisti ha spinto Arnault a cominciare le pratiche per lasciare la sua residenza fiscale in Francia era uno dei punti del programma di Hollande e proprio ieri il governo ha ribadito la sua intenzione di inserirla nella finanziaria di previsione per il 2013, che sarà pubblicata tra qualche settimana. Si tratta di una tassa marginale con un aliquota del 75%. Marginale significa che sarà applicata solo sulla parte di reddito che eccede una certa cifra (in questo caso, un milione di euro). Al momento la tassa esiste già, ma è pari al 48%. La tassa sarà temporanea, ma sui dettagli non è ancora stata fatta chiarezza.

Lo scoop de Le libre belgique ha causato dichiarazioni, contro-dichiarazioni e risposte polemiche da parte di tutti i politici francesi. Tra gli altri, François Fillon, ex primo ministro di Sarkozy e ora candidato premier dell’UMP, il principale partito di destra, ha dichiarato: «Quando prendi una decisione stupida devi aspettarti risposte che causano problemi». Il leader centrista François Bayrou, che annunciò a titolo personale che avrebbe votato per Hollande al secondo turno delle presidenziali 2012, ha invece detto che non si possono mettere sullo stesso piano i soldi e il patriottismo.

Ma per Hollande, di cui in questi giorni i giornali riportano anche difficoltà nei sondaggi, le critiche più pericolose sono quelle che arrivano da sinistra. Due politici in particolare hanno fatto dichiarazioni che, seppur a supporto di Hollande, possono rivelarsi dannose per il presidente socialista, accusato da molti di non aver fatto abbastanza per combattere la crisi. Jean-Luc Mélenchon, candidato di estrema sinistra alle ultime presidenziali, ha detto che è tempo di mettere una tassa sugli “esiliati fiscali”, mentre Philippe Poutou, del Nuovo partito anticapitalista, ha chiesto che la fortuna di Arnault venga espropriata.

Il caso di Arnault rischia di essere la spia di un fenomeno più diffuso. Lo stesso premier britannico, David Cameron, ha dichiarato qualche mese fa che avrebbe steso un tappeto rosso sopra la Manica per accogliere i francesi in fuga dalle nuove tasse di Hollande. Se dovesse esserci veramente una “fuga di ricchi”, alzare le tasse potrebbe avere il paradossale effetto di diminuire il gettito fiscale francese. D’altro canto per Hollande è anche difficile, se lo volesse, fare un passo indietro, visto il programma elettorale che lo ha portato alla sua vittoria contro Sarkozy. Una parte dell’elettorato francese, che è stata decisiva per quella vittoria, non solo non vuole rinunciare agli aumenti delle tasse promessi, ma chiede anche nuove e più dure misure contro i ricchi, sostenendo che finora Hollande non abbia fatto abbastanza.