La lotta contro gli evasori, in Brasile

Dodicimila agenti speciali lottano da anni contro l'evasione fiscale con metodi duri e controversi, ma stando ai dati efficaci

nella foto, il presidente brasiliano Dilma Rousseff (LUIS ROBAYO/AFP/Getty Images)
nella foto, il presidente brasiliano Dilma Rousseff (LUIS ROBAYO/AFP/Getty Images)

Per affrontare la crisi economica e ottenere maggiori risorse finanziarie, negli ultimi anni molti governi hanno intensificato i loro sforzi per contrastare l’evasione fiscale, recuperando quanto più denaro possibile da tasse e imposte. In Italia negli ultimi mesi sono state organizzate diverse iniziative contro gli evasori, che si sono più che altro rivelate come tentativi di creare un effetto deterrente e che hanno ricevuto molte critiche per le modalità incisive con cui sono state condotte. I sistemi adottati nel nostro paese sono comunque poca cosa se confrontati con quelli utilizzati dall’Agenzia delle Entrate in Brasile, raccontati di recente da un lungo reportage di Reuters. L’Agenzia è molto temuta proprio per i suoi metodi e per i suoi uomini, tanto che viene soprannominata “Il Leone” (dal suo emblema): 12mila agenti apparentemente inflessibili, molto severi, spesso armati o muniti di elicotteri, incutono timore a molti cittadini ed evasori brasiliani.

Nel 2009, per esempio, il fisco brasiliano ha dimostrato una particolare inflessibilità, occupandosi anche delle dichiarazioni dei redditi dell’attuale presidente Dilma Rousseff, quando era ministro. Si scoprì che mancava qualcosa in uno dei suoi documenti fiscali, ma l’allora ministro si difese sostenendo che era colpa di un semplice “errore involontario”. Secondo un sondaggio CNI-Ibope di aprile, il 65 per cento dei brasiliani disapprova le politiche del governo nella riscossione delle tasse.

Le missioni degli uomini del “Leão”, ossia “leone” (dai nomi piuttosto aggressivi come “Pantera Nera” e “Delta”) hanno portato a diverse polemiche per la loro intransigenza e durezza. Ma per l’amministrazione Rousseff sono fondamentali. Il governo brasiliano infatti si è posto un obiettivo importante per il 2012: ottenere un avanzo primario di bilancio di 139 miliardi di real, 55,2 miliardi di euro pari a circa il 3 per cento del PIL (l’avanzo primario è la differenza tra le entrate delle amministrazioni pubbliche e le loro spese al netto degli interessi corrisposti sul debito pubblico). Per raggiungere questo obiettivo è cruciale il lavoro degli agenti dell’Agenzia delle Entrate. Altrimenti, Rousseff dovrebbe tagliare di molto la spesa pubblica, cosa che non vuole fare per non limitare ancor di più una crescita già in ribasso (nel 2011 il PIL è salito solo del 2,7 per cento rispetto al 7,5 per cento del 2010) e con un avanzo inferiore ne risentirebbe l’inflazione.

L’anno scorso l’Agenzia delle entrate brasiliana ha fatto un ottimo lavoro, come testimoniano i numeri riportati da Reuters. Rispetto al 2010, le entrate derivanti dal fisco sono cresciute del 10,1 per cento, grazie all’individuazione di 109 miliardi di real (43,3 miliardi di euro) di tasse non pagate. Nei primi tre mesi del 2012, le entrate tributarie sono state superiori del 7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011 e dunque in un trimestre il governo brasiliano ha già recuperato un terzo dell’avanzo primario che si era preposto di raggiungere entro fine anno. L’evasione fiscale in Brasile viene stimata intorno al 16 per cento delle entrate tributarie potenziali, una percentuale molto bassa rispetto ad altri paesi sudamericani, come Messico e Paraguay che invece perdono il 50 per cento delle entrate per l’evasione. Non a caso, alcuni inviati di Cina, Cile e Tanzania sono stati recentemente in Brasile per studiare le tattiche degli agenti del “Leone”.

I dirigenti dell’Agenzia delle Entrate brasiliana dicono che i buoni risultati sono dovuti anche all’uso della tecnologia, visto che si vantano di essere stati tra i primi al mondo a utilizzare Internet per scovare gli evasori dopo la modernizzazione delle loro strutture negli anni Novanta. In questo senso, è stata molto utile anche l’introduzione del codice universale CPF (Cadastro de Pessoas Físicas, ossia Registro delle Persone Fisiche) che i clienti dei negozi possono richiedere di aggiungere allo scontrino fiscale che ricevono con gli acquisti per scaricare una parte della spesa nella dichiarazione dei redditi – e far sì che l’Agenzia delle Entrate possa controllare più agevolmente i conti degli esercizi commerciali.

Circa 25 milioni di brasiliani compilano la dichiarazione dei redditi, ossia circa un quarto della popolazione attiva del paese, in quanto gli altri guadagnano meno di 6.388 euro all’anno, che è la soglia minima da cui scatta la tassazione nei confronti dei cittadini brasiliani: in questo caso, l’imposta sulle persone fisiche va, a seconda dei redditi, dal 7,5 per cento al 27,5 per cento. Le entrate tributarie del Brasile rappresentano il 35 per cento del PIL del paese.

nella foto, il presidente brasiliano Dilma Rousseff (LUIS ROBAYO/AFP/Getty Images)