Si può brevettare un gesto?

La storia dello "sblocca" dell'iPhone e dei brevetti che ci stanno dietro, su cui i produttori di smartphone litigano in continuazione con cause milionarie

Da qualche anno milioni di persone compiono più volte al giorno un nuovo gesto, senza prestarvi particolare attenzione: fanno scorrere il loro dito da una parte all’altra di uno schermo di vetro. È il primo passaggio obbligato per attivare il loro smartphone e per poter inviare messaggi, leggere le mail, navigare online e utilizzare le applicazioni. Quel gesto è il frutto di due brevetti registrati da Apple e sui quali la società punta molto per contrastare la concorrenza, con cause legali milionarie per impedire alle altre aziende di utilizzare sistemi simili.

Negli ultimi anni, ricordano Ashby Jones e Jessica A. Vascellaro sul Wall Street Journal, Apple ha fatto causa al produttore di smartphone HTC nello Stato del Delaware e in Germania per la violazione di uno di quei brevetti e per alcuni altri. La proprietà intellettuale del gesto per sbloccare gli smartphone, lo “sblocca”, è stata anche utilizzata da Apple per controbattere a una causa legale da parte di Motorola sempre in Germania e presso il Tribunale di Miami. Gli stessi brevetti sono stati usati anche in altre cause, questa volta contro un altro grande produttore di smartphone, Samsung, in Australia, nei Paesi Bassi e a San Jose in California.

Il mercato mondiale degli smartphone ha un valore stimato che ormai supera i 200 miliardi di dollari e i produttori di dispositivi sono molto agguerriti: sanno che ogni minimo dettaglio brevettato può costituire un ottimo pretesto per infastidire la concorrenza, con cause legali che possono condizionarne i piani con evidenti conseguenze sul mercato. Il settore è cresciuto rapidamente grazie alle innovazioni apportate da Apple, ma anche agli enormi progressi compiuti in pochi anni da Android, il sistema operativo di Google per smartphone tra i più usati al mondo. Decine di produttori utilizzano Android adattandolo per i loro smartphone, cosa che ha reso Apple particolarmente sensibile e attenta a tutelare le sue proprietà intellettuali e le funzionalità che ritiene le siano state copiate. Ci sono decine di cause per la violazione dei brevetti nel settore degli smartphone e il numero continua a crescere, tanto da spingere molti esperti a chiedersi se il sistema per brevettare le idee non sia ormai superato e da riformare profondamente.

Il sistema per sbloccare lo schermo di uno smartphone facendo passare sullo schermo un dito è un perfetto esempio di questo fenomeno. Verso la fine del 2005, circa un anno e mezzo prima che Apple presentasse il suo primo iPhone, i tecnici della società erano al lavoro per mettere a punto le varie funzionalità dei prototipi. Diversi ingegneri del software, tra i quali c’era anche Scott Forstall che ora è uno dei vicepresidenti di Apple, fecero notare che occorreva un sistema affidabile per bloccare e sbloccare il telefono, evitando che potessero partire chiamate accidentali quando veniva messo in tasca.

Il semplice tasto alla base dello schermo non dava sufficienti sicurezze come sistema di sblocco, perché sarebbe bastato poco per sfiorarlo accidentalmente e attivare il telefono senza volerlo. Il gruppo di sviluppatori si mise al lavoro per inventarsi qualcosa di diverso e, dopo diversi tentativi, nacque l’idea di introdurre un passaggio intermedio con lo scorrimento orizzontale di un dito sullo schermo per sbloccare il telefono. Furono provate diverse soluzioni con velocità, dimensioni e caratteristiche variabili per il sistema di sblocco.

Due giorni prima di Natale 2005, Apple presentò all’Ufficio brevetti degli Stati Uniti la richiesta per brevettare il suo nuovo sistema. Nei disegni, molto rudimentali, a corredo della documentazione veniva mostrata la soluzione che ancora oggi permette di accedere alle applicazioni e ai dati degli iPhone (e degli iPad): un rettangolo grigio chiaro con gli angoli arrotondati che, quando viene toccato e trascinato col dito, si sposta orizzontalmente all’interno di una specie di binario fino a quando non arriva a fine corsa, sbloccando il telefono.

Nella prossima pagina: il confronto tra i tasti “sblocca” di Apple e altri produttori.

Dopo quattro anni, l’Ufficio brevetti statunitense accolse la richiesta di Apple. Erano i primi mesi del 2010 e a marzo la società, forte del riconoscimento, fece causa ad HTC nel Delaware accusandola di aver violato il brevetto per il sistema di sblocco degli smartphone e per altre funzionalità, come accennato prima. I responsabili di Apple decisero di iniziare con HTC perché il sistema utilizzato dalla società era in effetti tra i più simili a quello messo a punto per l’iPhone: si prestava quindi alla causa legale meglio di altri. Alcuni mesi dopo, Apple accusò anche Motorola di aver copiato il suo sistema sostenendo che almeno una decina di modelli della società concorrente violavano il brevetto sullo “sblocca”.

Esempi generici di sistemi per lo sblocco degli smartphone

Esempi generici di sistemi per lo sblocco degli smartphone

In effetti il sistema adottato da Motorola – che nel frattempo è stata acquisita da Google – e da altri produttori ricorda molto quello degli iPhone. Per sbloccare il telefono occorre far scorrere il proprio dito sullo schermo da sinistra a destra, ma in questo caso l’animazione visualizzata è diversa. Al posto del rettangolo, c’è una barra colorata che si allunga man mano che si sposta il dito verso destra. Graficamente l’effetto è diverso e secondo Motorola il sistema non può essere paragonato a quello di Apple.

Samsung ha messo a punto un’idea che si distingue maggiormente da quella brevettata da Apple per alcuni suoi telefoni. Fu introdotta quando la società all’epoca guidata da Steve Jobs era ancora in attesa del riconoscimento del suo brevetto. Lo smartphone può essere sbloccato trascinando il centro di un cerchio verso qualsiasi punto esterno della sua circonferenza. Vista la soluzione di Samsung, nel 2009 i legali di Apple tornarono all’Ufficio brevetti e chiesero il riconoscimento di un nuovo brevetto, che estendeva l’idea dello “sblocca”. Dopo averlo ottenuto lo scorso ottobre, Apple ha fatto causa a Samsung a San Jose (California) a inizio anno accusandola di aver violato diversi suoi brevetti compreso quello per sbloccare gli smartphone.

Mentre i più grandi produttori al mondo di smartphone litigavano per i loro brevetti, una piccola e sconosciuta società svedese, che si chiama Neonode e produce touchscreen, ha rivelato di essere in possesso di un brevetto per un sistema di sblocco simile a quello ideato da Apple. Era stato concepito per passare da una applicazione all’altra facendo scorrere un dito orizzontalmente sullo schermo ed era stato utilizzato brevemente in un modello di smartphone poco conosciuto. Venuti a conoscenza del brevetto di Neonode, i legali di Samsung hanno risposto alle accuse di Apple nei Paesi Bassi, sostenendo che il gesto di sblocco era già stato brevettato da qualcun altro e che quindi non doveva essere riconosciuto ad Apple. La stessa tesi difensiva potrebbe essere utilizzata da Samsung anche nella causa legale a San Jose.

Fino a ora Apple ha vinto solamente una causa per il suo “sblocca” in Germania: lo scorso febbraio un giudice di Monaco ha stabilito che il design di due sistemi di sblocco ideati da Motorola violano il brevetto di Apple. La società ha rapidamente cambiato l’impostazione per sbloccare lo schermo così da poter continuare a vendere i propri prodotti in Germania.

Come accade già da tempo in molti altri settori, le guerre per i brevetti stanno condizionando fortemente le possibilità di sviluppare e portare avanti nuove idee. Secondo gli esperti il sistema non funziona più a dovere da decenni e un chiaro sintomo è il fatto che ci sono società che spendono centinaia di milioni di dollari ogni anno, e investono un sacco di tempo, per difendersi e per contrattaccare quando vengono accusate di aver violato i brevetti altrui.