“Non ce l’abbiamo fatta”
L'ultima prima pagina del Riformista, l'ultimo editoriale del direttore e il comunicato dei giornalisti, molto critico con la decisione della società
Il Riformista ha sospeso le pubblicazioni e affidato l’amministrazione della cooperativa a un liquidatore. Per questo, salvo sorprese, la copia uscita oggi è l’ultima del giornale. Questo è l’editoriale, l’ultimo, di Emanuele Macaluso, direttore del Riformista.
In queste ultime settimane abbiamo reso noto ai nostri lettori le difficoltà che incontravamo per continuare a pubblicare il Riformista. Oggi con grande amarezza vi diciamo che tutti i tentativi fatti per salvare il salvabile, non hanno avuto esito positivo. L’assemblea dei soci, quindi, ha deciso di affidare a un liquidatore l’amministrazione della cooperativa e di sospendere la pubblicazione del giornale. Dico sospendere perché, a norma di legge, se c’è un editore che mostra con i fatti di essere in grado di riprendere la pubblicazione,la liquidazione può essere revocata. A chi nei giorni scorsi si è fatto avanti gli amministratori della cooperativa hanno mostrato carte e conti, che sono in perfetto ordine e alla luce del sole, e la disponibilità a sostituire soci e direttore. Ad oggi nessuno ancora ha deciso di fare il passo decisivo, spero che ci sia chi lo faccia in questi giorni in cui opera solo il liquidatore.
Tuttavia, comunque vadano le cose, da oggi non sarò più il direttore di questo giornale. Avevamo accettato l’offerta dei vecchi editori (sempre incombenti) di provare a resuscitare il giornale già chiuso, entro un anno, solo se si realizzavano tutti gli impegni contrattuali e se il contributo pubblico non fosse stato decurtato. Non è stato così. L’anno che ormai è alle nostre spalle è stato denso di avvenimenti politici e sociali che abbiamo commentato quotidianamente con un nostro punto di vista. E l’abbiamo fatto con ragionamenti pacati anche in momenti in cui lo scontro politico e mediatico era furibondo tra berlusconiani e antiberlusconiani.
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I giornalisti hanno contestato la decisione di porre la società in liquidazione, come si legge nel comunicato dell’assemblea di redazione (di cui è oggi stata messa online una versione più estesa che il giornale non avrebbe voluto pubblicare).
Prendiamo atto con profondo rammarico e completo dissenso della decisione votata a stretta maggioranza dall’Assemblea dei soci di procedere alla liquidazione immediata della cooperativa che edita questo giornale e alla immediata sospensione delle pubblicazioni. Rendiamo noto che tre giornalisti su sette membri hanno votato contro. L’assemblea di redazione giudica inaccettabile e gravissimo l’atto di liquidazione che, di fatto, rende difficile l’interessamento di possibili acquirenti. Chiediamo ai vertici di Fnsi, di Stampa romana, dell’ordine dei giornalisti, al mondo politico, alle forze sociali, agli intellettuali che hanno scritto sul nostro giornale e a tutti i nostri lettori di tenere ancora accese le luci e l’attenzione sulle sorti di questo quotidiano. Nei suoi dieci anni di vita il Riformista è stato una voce libera, indipendente, coraggiosa, plurale, sempre appassionata, che ha ospitato idee di ogni schieramento, di tutte le aree culturali. La sua fine rappresenta un impoverimento del dibattito pubblico del nostro paese. E la sua fine, per come è avvenuta, rappresenta una ferita per l’intera redazione. Ai giornalisti, che avevano accettato sacrifici firmando lo stato di crisi tre mesi fa e accettando i contratti di solidarietà, è stato negato dai vertici del giornale il confronto, l’ascolto, un tavolo sindacale, la reale volontà di cercare insieme una via d’uscita. E, soprattutto, è stata negata la verità sui conti e sugli accordi con la precedente gestione, che sarebbero la motivazione vera della chiusura. Con maggiore chiarezza, ci sarebbe stata una fine meno ingloriosa di questa. L’ASSEMBLEA DI REDAZIONE DEL RIFORMISTA