Dieci cose da sapere sui droni

I veicoli senza pilota sono usati da solo dieci anni, ma fanno già un sacco di cose in ambito militare e civile (e altre ne faranno in futuro)

I droni sono veicoli comandati a distanza che possono essere usati per scopi militari o civili. Ma i droni più famosi sono gli aerei senza pilota che vengono usati dagli Stati Uniti in missioni all’estero: a dicembre scorso, l’Iran annunciò di essere entrato in possesso di un drone statunitense, abbattuto nell’est del paese o caduto mentre compiva una missione in Afghanistan. La notizia è stata ampiamente sfruttata dalla propaganda iraniana, che ne ha mostrato una replica a grandezza naturale nel centro di Teheran, mentre un’azienda iraniana ha annunciato che metterà in vendita modellini del drone colorati (come nella foto in testa a questo pezzo) con una frase dell’ayatollah Khomeini nel supporto, “schiacceremo gli Stati Uniti”. La parola italiana proviene dall’inglese drone, che significa “fuco” (il maschio dell’ape). Foreign Policy ha fatto una lista delle “dieci cose che non sapete sui droni”.

1. Quando sono nati i droni
Nel 1998, il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton decise di interrompere un’operazione per uccidere Osama bin Laden in Afghanistan con un attacco missilistico, dato che si prevedeva che sarebbero potute morire oltre 300 persone nell’attacco e i servizi segreti avevano garantito una probabilità di riuscita solo del 50 per cento. Questo episodio fu decisivo nella ricerca di strumenti più precisi e per lo sviluppo dei droni. La prima persona ad essere uccisa tramite l’attacco con un drone, a quanto si sa, fu Mohammed Atef, uno dei principali capi militari di al-Qaida. Atef morì insieme ad altre sette persone in un bombardamento della sua casa vicino a Kabul poco dopo l’invasione americana dell’Afghanistan, a metà novembre 2001.

2. I droni cadono spesso
Il drone caduto in Iran all’inizio di dicembre 2011 non è un caso isolato: solo due settimane più tardi, un drone Reaper si schiantò al termine di una pista di atterraggio alle Seychelles. Dato che i droni sono una tecnologia in uso da pochi anni e che operano spesso in condizioni difficili, gli incidenti sono molto frequenti. Secondo un funzionario della difesa citato da un periodico statunitense, le forze armate americane hanno già perso più di 50 droni. Ogni incidente costa almeno 1 milione di dollari. Le cause principali degli incidenti sono cattivo tempo, errori umani o problemi ai sistemi di comunicazione tra il drone e il suo controllo a terra.

3. Chi usa i droni
I dati su chi utilizza i droni non sono ufficiali, ma secondo alcune stime il dipartimento della Difesa statunitense avrebbe in uso circa un terzo delle licenze rilasciate dalla Federal Aviation Administration (FAA) per utilizzare droni. Le altre sarebbero state rilasciate alla NASA (oltre il 10 per cento) e al dipartimento della Sicurezza interna (Department of Homeland Security, DHS), creato dopo l’11 settembre e simile al nostro ministero dell’Interno (un altro 5 per cento). L’agenzia che controlla i confini degli Stati Uniti (U.S. Customs and Border Protection) utilizza otto droni Predator. Lo scorso giugno, scrive Foreign Policy, uno dei Predator utilizzato lungo il confine tra Canada e Stati Uniti è stato usato per localizzare tre sospetti ladri di bestiame del North Dakota, il primo caso in cui un drone è servito ad arrestare cittadini statunitensi.

4. I droni fanno sempre più cose nell’esercito
In poco più di dieci anni, i droni si sono già sviluppati in una grande varietà di utilizzi e modelli. Droni pesanti poco più di due chili, trasportabili a spalla, sono usati dai soldati di fanteria per brevi missioni di sorveglianza, e potranno essere usati in futuro per “missioni kamikaze”. Droni elicottero modello K-Max sono usati per trasportare provviste alle basi dei militari statunitensi più avanzate in Afghanistan. Il dipartimento di Stato sta introducendo una piccola flotta di droni per sorvegliare l’ambasciata statunitense in Iraq. Come scrive FP, “il loro uso e la loro applicazione da parte dell’esercito americano sembra infinito.”

5. I droni fanno sempre più cose in ambito civile
Anche in ambito civile i droni sono molto utilizzati. Al Congresso degli Stati Uniti esiste già una lobby che promuove gli interessi dei fabbricanti e sviluppatori dei droni, guidata da un democratico del Texas (Buck McKeon) e da un repubblicano della California (Henry Cuellar). Il loro impiego sta crescendo in molti campi della ricerca scientifica, ad esempio per lo studio dei tornadi, e un drone è stato usato anche dai tecnici per ispezionare l’impianto di Fukushima Daiichi dopo il disastro del marzo 2011. Il celebre politologo statunitense Francis Fukuyama ha annunciato pochi giorni fa nel suo blog su The American Interest di aver costruito, per interesse personale, un drone per la sorveglianza domestica (e ha postato qualche video dei suoi primi voli).

6. I droni, di solito, non lanciano bombe
Gran parte dei droni sono utilizzati dall’esercito statunitense per missioni di sorveglianza o per la raccolta di dati per i servizi segreti, anche se la maggior parte delle volte finiscono sui giornali per le missioni in cui vengono armati per i cosiddetti “bombardamenti mirati”. I droni che volano ad alta quota sviluppati dall’esercito statunitense sono in grado di sorvegliare l’attività militare in aree larghe centinaia di chilometri, e la qualità delle immagini che possono fornire è in costante miglioramento.

7. Per far funzionare un drone ci vogliono parecchie persone
La maggior parte dei droni ha bisogno non solo di un pilota da terra, ma anche di un gruppo di persone che si occupi dell’analisi dei dati, controlli lo stato dei sensori e sia in grado di fare le manutenzioni: in totale, scrive FP, un drone Predator ha bisogno di circa 170 persone a terra, poco meno del doppio di quelle di cui ha bisogno un caccia F-16. La loro convenienza dal punto di vista economico è oggetto di discussione: un drone costa molto meno di un caccia, ma la manutenzione delle sue apparecchiature è più costosa e gli incidenti sono più frequenti.

8. Non è chiaro chi comanda, per i droni
L’esercito degli Stati Uniti ha condotto, in dieci anni, circa 300 attacchi usando droni fuori dai paesi dove ha combattuto guerre dichiarate, come Iraq, Afghanistan e Libia. L’85 per cento degli attacchi è avvenuto durante la presidenza Obama e quasi tutti, circa 280, sono avvenuti in Pakistan, in particolare nelle turbolente zone tribali al confine con l’Afghanistan. Gli altri in Somalia e in Yemen, che vista l’instabilità politica è diventata una delle zone in cui il terrorismo islamico è più attivo. Alcuni sono stati ordinati dall’esercito, altri dai servizi segreti, senza che sia chiara la loro legittimità (si tratta pur sempre, nella maggior parte dei casi, di cittadini di paesi stranieri con cui gli Stati Uniti non sono in guerra) né che i procedimenti del dipartimento di Giustizia che garantirebbero la legalità di queste operazioni siano resi pubblici.

9. Non solo gli Stati Uniti
La ricerca tecnologica sui droni avviene per oltre tre quarti negli Stati Uniti. Ma secondo alcune stime una settantina di paesi ha oggi almeno qualche conoscenza nel campo, con centinaia di programmi di ricerca che sono partiti negli ultimi anni. Tra i paesi che investono di più nei droni, dopo gli Stati Uniti, c’è la Cina, che ha almeno 25 diversi sistemi di veicoli senza pilota in sviluppo.

10. Il futuro dei droni
Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha detto che possiede una flotta di circa 7.500 droni: dieci anni fa erano una cinquantina. Il settore che verrà più sviluppato è quello dei droni “multiruolo”, in grado sia di missioni di sorveglianza che di attacco. Verranno sviluppati droni in grado di operare missioni di bombardamento a lungo raggio. Foreign Policy scrive che nel prossimo futuro “i droni diventeranno più economici, più piccoli, più veloci, meno visibili, più letali e più autonomi”.

foto: ATTA KENARE/AFP/Getty Images