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  • Sabato 18 febbraio 2012

Le proteste a Bil’in

Sette anni fa cominciarono le manifestazioni nel villaggio palestinese diventato il simbolo della resistenza pacifica contro l’occupazione israeliana e il Muro

A protestor waves a Palestinian flag in front of Israeli troops during a protest against Israel's separation barrier in the West Bank village of Bilin, near Ramallah, Friday, Feb. 17, 2012. Friday's demonstration marked the 7th anniversary of Palestinians resistance against the barrier at the site. Seen in the back are buildings in the Jewish settlement of Modiin Illit. (AP Photo/Majdi Mohammed)
A protestor waves a Palestinian flag in front of Israeli troops during a protest against Israel's separation barrier in the West Bank village of Bilin, near Ramallah, Friday, Feb. 17, 2012. Friday's demonstration marked the 7th anniversary of Palestinians resistance against the barrier at the site. Seen in the back are buildings in the Jewish settlement of Modiin Illit. (AP Photo/Majdi Mohammed)

Oggi è stato celebrato a Bil’in, un villaggio palestinese a 12 chilometri da Ramallah, al centro della Cisgiordania, l’anniversario della battaglia iniziata il 17 febbraio di sette anni fa contro il muro di separazione costruito nel 2004 da Israele (chiamato anche “muro della vergogna” o semplicemente “il Muro”). Il comitato popolare di Bil’in ha dedicato questo anniversario a Khader Adnan, un uomo palestinese che, da un carcere israeliano, porta avanti uno sciopero della fame da 61 giorni.

Bil’in è un villaggio abitato da circa 1800 persone, quasi tutte di religione islamica. Dal 2005 è diventato il simbolo della resistenza pacifica palestinese contro l’occupazione israeliana e la costruzione del muro. Il muro fa parte del sistema di barriere costruito da Israele in Cisgiordania con il nome “chiusura di sicurezza”, è lungo circa 730 chilometri ed è stato ufficialmente alzato per evitare che i terroristi palestinesi entrassero nel territorio dello Stato di Israele: il numero degli attentati suicidi è effettivamente crollato ma la costruzione del muro ha anche provocato delle nuove ennesime e illegittime occupazioni, come nel caso di Bil’in.

Il muro a Bil’in
Dopo la guerra dei Sei giorni (vinta da Israele nel 1967 contro Egitto, Siria e Giordania) Bil’in è stato occupato. Nel 1991 sono stati sottratti al villaggio 200 acri di terre agricole dove è stata costruita la colonia israeliana Kiryat Sefer. E nel 2001, sempre su territori che Bil’in reclamava come suoi, è stata insediata un’altra colonia, quella di Matityahu-Est. Nel 2004 l’esercito israeliano ha ordinato la costruzione del muro, che separava Bil’in da circa il 60 per cento dei suoi terreni coltivabili.

Le manifestazioni
Nel febbraio 2005 sono iniziate a Bil’in le manifestazioni non violente contro l’occupazione israeliana e la costruzione del muro. Inizialmente le marce dal villaggio al muro si svolgevano quotidianamente. Poi si è deciso che le marce si svolgessero ogni venerdì: molti manifestanti provenienti dai territori occupati, ma anche i pacifisti israeliani, hanno iniziato a riunirsi settimanalmente vicino a questo tratto di muro.

La Corte suprema israeliana
Nell’ottobre del 2005 il villaggio di Bil’in aveva depositato presso la Corte Suprema israeliana una petizione in cui si chiedeva il blocco della costruzione del muro e delle abitazioni delle nuove colonie. Due anni dopo la Corte aveva dichiarato illegale il percorso del muro: aveva infatti stabilito che quel tracciato non era stato costruito per ragioni di sicurezza, ma per dare maggiori territori alle colonie in Cisgiordania.

La Corte aveva chiesto allo Stato di Israele di individuare un percorso alternativo a quello esistente. Nemmeno il nuovo piano, però, era comunque conforme alla sentenza: la maggior parte delle terre del villaggio sarebbe rimasta comunque in territorio israeliano. Dopo una nuova petizione, un secondo progetto di Israele e una nuova condanna della Corte (2008), nell’aprile del 2009 è stata presentata una terza proposta alternativa. Il 23 giugno del 2011 l’esercito israeliano ha iniziato a smantellare il muro, ma buona parte delle terre del villaggio sono rimaste nella parte “israeliana” del muro. Il comitato popolare di Bil’in continua a manifestare.