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  • Venerdì 17 febbraio 2012

Il Congresso del New Jersey ha approvato i matrimoni gay

Ma il governatore Christie, repubblicano, ha detto che porrà il veto e propone di decidere la questione con un referendum

Assemblyman Reed Gusciora D-Trenton, speaks about the bill he sponsored legalizing same-sex marriages, at the State House in Trenton, N.J., Thursday, Feb. 16, 2012. The New Jersey Assembly has passed a bill legalizing same-sex marriages, setting the stage for an expected veto by Gov. Chris Christie. (AP Photo/Rich Schultz)
Assemblyman Reed Gusciora D-Trenton, speaks about the bill he sponsored legalizing same-sex marriages, at the State House in Trenton, N.J., Thursday, Feb. 16, 2012. The New Jersey Assembly has passed a bill legalizing same-sex marriages, setting the stage for an expected veto by Gov. Chris Christie. (AP Photo/Rich Schultz)

Questa notte la Camera dei deputati del New Jersey ha approvato una proposta di legge volta a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. La proposta è passata con 42 voti favorevoli e 33 contrari: tutti i repubblicani e quattro democratici hanno votato contro. Lunedì anche il Senato dello Stato aveva approvato una proposta di legge simile. Ora il testo arriverà sulla scrivania del governatore del New Jersey, il repubblicano Chris Christie, per qualche tempo potenziale candidato alla presidenza degli Stati Uniti, che ha promesso di porre il veto e rimandare la legge al Congresso. Christie ha proposto di far decidere la questione agli elettori con un referendum.

(Chi è Chris Christie)

Secondo i sondaggi, gli elettori del New Jeersey sono a favore – anche se con un piccolo margine – ai matrimoni gay e sono altrettanto favorevoli a decidere con un referendum. I Democratici però sostengono che le questioni legate ai diritti civili non debbano essere soggette a referendum, e ricordano che l’ultima volta che in New Jersey è stato votato un referendum sui diritti fondamentali delle persone non è andata bene: era il 1915 e i votanti, tutti maschi, rifiutarono di estendere il diritto di voto alle donne. Aggiungono inoltre che tenere il referendum a fronte di un voto già espresso dalla Camera e dal Senato sarebbe una spesa enorme e superflua per lo stato. I Repubblicani rispondono che il matrimonio è un’istituzione talmente importante che la sua modifica deve essere decisa dal popolo e non da 121 parlamentari.

Christie ha 45 giorni di tempo per porre il veto. A quel punto e per due anni la legge potrà passare soltanto col voto favorevole dei due terzi della maggioranza in entrambe le Camere. La proposta per i matrimoni gay era già stata votata in Senato nel 2010 e aveva raccolto 14 voti. Due anni dopo i voti sono diventati 24: per sorpassare il veto ne servono soltanto tre in più. Alla Camera invece ce ne vogliono 54, dodici in più di quelli con cui è passata la legge ieri. I democratici sono fiduciosi: non è un’impresa impossibile e il mondo sta rapidamente cambiando, spiegano.

Un aspetto interessante del voto di ieri è stata la decisione di alcuni parlamentari democratici eletti in distretti a maggioranza nera di votare a favore della legge, anche se erano inizialmente contrari. La comunità afroamericana è generalmente contraria o scettica sui matrimoni gay e i loro rappresentanti tendono ad assecondarne la posizione per timore di perdere consenso. Ieri però molti deputati hanno cambiato idea e si sono schierati a favore del matrimonio gay. In Maryland si voterà nei prossimi giorni una legge simile, ostacolata dai Repubblicani e da alcuni Democratici eletti in distretti a maggioranza afroamericana.

I matrimoni gay in Maryland

Un momento della discussione di ieri alla Camera (AP Photo/Rich Schultz)