Perché l’Europa non si fida della Grecia

Tre ragioni per cui non è stato ancora attivato il secondo prestito internazionale di 130 miliardi di euro per salvare il paese dal fallimento

(Sean Gallup/Getty Images)
(Sean Gallup/Getty Images)

Dopo l’approvazione dell’ultima manovra finanziaria della Grecia che ha portato a violente proteste ad Atene, l’Unione Europea non ha ancora dato il consenso per il secondo prestito da 130 miliardi di euro che salverebbe la Grecia dal fallimento. Ieri il ministro degli Interni greco Christos Papoutsis ha detto che ora l’Europa deve comportarsi “responsabilmente” e che la Grecia ha fatto sacrifici “sovrumani” per rispettare le richieste dell’Unione Europea, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale, la cosiddetta “troika”. Ma l’Europa non è ancora soddisfatta e così il capo dell’eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha deciso di rinviare il vertice dei ministri delle Finanze europei, previsto per oggi, che avrebbe dovuto approvare il secondo bailout alla Grecia. Al suo posto ci sarà una videoconferenza, mentre il summit vero e proprio è stato spostato a lunedì prossimo.

Grecia e troika devono ancora trovare una sintesi definitiva sull’analisi di sostenibilità del debito (cioè stabilire di quanta “assistenza esterna” avrà bisogno il paese per tagliare il debito pubblico greco di 40 punti e farlo scendere al 120 per cento del PIL entro il 2020). Ma soprattutto, l’Europa non si fida ancora della Grecia per tre motivi.

1. Innanzitutto, i leader politici greci non hanno ancora firmato una dichiarazione congiunta che li impegni severamente a rispettare in futuro gli impegni presi in questi giorni. Di fronte alle pressioni dell’Europa, ieri in tarda serata il leader del partito socialista greco PASOK, George Papandreou, ha ceduto e ha firmato. Antonis Samaras, il leader del principale partito di centrodestra del paese Nuova Democrazia, negli ultimi giorni si è opposto duramente, ma anche lui dovrebbe firmare oggi un documento simile.

2. L’Europa ha chiesto alla Grecia di trovare altri 325 milioni a breve termine, per coprire il buco di bilancio del 2012. Ieri, il governo ad interim greco ha raggiunto un accordo per cercare di recuperare questi fondi. Inizialmente si pensava a un ulteriore taglio delle pensioni, ma in realtà si andrebbero a toccare soprattutto la spesa pubblica per difesa e sanità.

3. Infine, anche se negli ultimi giorni è passato in secondo piano, la Grecia deve ancora trovare l’accordo con banche e creditori privati per il taglio dei suoi debiti e l’Europa vuole aspettare di vedere i prossimi sviluppi. Anche se le trattative vanno ormai avanti da settimane, Grecia e creditori privati dicono che l’accordo è vicino e si dovrebbe basare, tra le altre cose, su un’intesa da 100 miliardi di perdite nominali sul valore dei bond greci, con una svalutazione di circa il 65-70 per cento dell’investimento da parte dei creditori (banche e fondi di investimento, tra gli altri) mediante l’emissioni di nuovi bond a tassi di interesse agevolati. L’accordo con i privati è fondamentale per la Grecia tanto quanto il secondo prestito dell’Europa. Se uno dei due non andrà in porto, la Grecia andrà in default.

Per essere formalmente approvato, il secondo bailout alla Grecia deve superare principalmente tre fasi: l’intesa dell’Eurogruppo (che si riunisce lunedì), una rapida ratifica da parte dei parlamenti dei singoli paesi le cui costituzioni prevedono il voto delle Camere su simili questioni (è il caso della Germania, che voterà il 27 febbraio) e infine l’approvazione formale dei leader dell’UE, che si riuniranno molto probabilmente il primo marzo. Il 20 marzo scadono 14,4 miliardi di titoli di Stato greci e se il Paese non avesse i soldi per ripagare i suoi creditori andrebbe tecnicamente in default.

Ieri, intanto, sono stati resi noti alcuni dati sullo stato dell’economia greca che appare ancora peggiore del previsto. Negli ultimi tre mesi del 2011, l’economia si è contratta del 7 per cento, e cioè il 2 per cento in più rispetto al terzo trimestre. Complessivamente, dunque, il PIL greco l’anno scorso è sceso del 6 per cento, valore più alto delle precedenti stime del governo. È già il quinto anno consecutivo che la Grecia è in recessione e almeno per i prossimi tre anni l’andamento rimarrà invariato, sostengono gli economisti.

foto: Sean Gallup/Getty Images